42. C'è una notizia per te.

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"Aria, amore mio!" La voce di mia madre è densa di emozioni mentre ascolta la mia voce. "Che bello sentirti!" La sento singhiozzare, mia madre è stata sempre una dalla lacrima facile. Molto facile. Ricordo quella volta, quando avevo appena tre anni e, alla mia festa di compleanno, che cade nel carnevale, mi ero vestita da Minnie che, come ognuno di noi sa, è la fidanzata di Topolino. Mia madre mi ha vestita e truccata e, alla fine, mi ha guardato per ammirare la sua opera. Poi è scoppiata a piangere, affermando tra i singhiozzi che ero 'la sua topolina', che mi voleva tantissimo bene ed ero bellissima. Poi peró erano cominciate le spedizioni alla NASA e lei e papà se ne sono andati, lasciandomi a crescere da sola, troppo presto e troppo giovane. Forse per questo non avevo mai avuto il bisogno di cercarmi un ragazzo, perchè sapevo come badare a me stessa.

"Come stai?" Prendo un po' di tempo per rispondere. Come stavo? All'ospedale, con un mio amico in coma, e per giunta per colpa mia. Stanca e depressa, mi sentivo all'interno. E inoltre c'era davanti a me un altri ragazzo che non ero più tanti sicura di amare sul serio. Perciò davvero, come stavo?

"Sto bene, mamma" decido alla fine di dire, un po' scossa da questa chiamata improvvisa. "E tu? Come mai questa telefonata?". Sento un sospiro dall'altra parte della cornetta. "C'è una notizia per te. Ma che dico? Una notiziona. Una cosa fantastica e incredibile!". A questo punto non posso più aspettare. "Cosa!?" dico forsennata.

"Alla fine del mese o giù di lì io e papá verremo a trovarti".

Aspetta un momento. Cosa? Faccio una risata, sicura dello scherzo che stava architettando mia madre. "Dai, per piacere, seria" dico con tono scherzoso, ma anche accettuando il mio lato sbrigativo, visto che stavo letteralmente bruciando di curiosità. Mia madre che mi chiama per dirmi qualcosa di importante e magnifico, mai visto!

Mia madre ride. "Te l'ho appena detto!" grida. "Veniamo. Tra due settimane o qualcosa del genere". Quando vede che non rispondo, continua. "Siamo riusciti a ottenere un permesso per una settimana da te. Anche perchè ormai sono mesi che non ti vediamo, non puoi nemmeno lontanamente immaginare la gioia!".

Ricordo ancora quella volta all'esame di terza media. Ero talmente agitata che, alla fine del mio turno alla prova orale, piansi tantissimo perchè ero sicura di essere andata malissimo. Mia zia (all'epoca vivevo da lei, a causa delle assenze dei miei genitori) tentò inutilmente di calmarmi, dicendomi che invece no, non ero andata così male come pensavo. Vani furono tutti i suoi tentativi di tranquillizzarmi, perchè stetti tesa e agitata fino all'esposizione dei quadri, ovvero un mese dopo. È chiarissima alla mia mente l'immagine di me che guardo basita i risultati, dato che avevo preso un 9 bello tondo. Non mi ero mai sentita così stupita in tutta la mia vita.

Ora, in quel preciso istante, mi sembra di avere la stessa espressione del passato. Ho la bocca aperta in una grande "O" e forse sono più attonita di quando ero in terza media.

I miei genitori qui? Accanto a me? Li potrò toccare, abbracciare, potrò parlare con loro senza dover tenere quel fastidioso apparecchio di nome telefono attaccato al mio padiglione auricolare?

Improvvisamente non ci capisco più nulla. Mi gira la testa. Vorrei urlare, saltare di gioia, gridare al mondo che ce l'ho e ce l'hanno fatta e che finalmente li rivedrevo. Mi sentivo come un bambino che scarta i regali a Natale. Curioso, dato che pochi minuti volevo sotterrarmi e non uscire mai più. Vorrei dire tante cose, tutte insieme, vorrei esprimere un concetto logico, ma dalla mia bocca esce solo qualche parola biascicata.

"Sono senza parole" riesco infine a dire. Sento dall'altro capo della cornetta risuonare una risata. "Non posso credere che verrete qui! Vorrei ospitarvi tutti a casa mia!" aggiungo.

"Sei sicura?" risponde subito mia madre. "Io e tuo padre avevamo intenzione di prendere un hotel o un bed & breakfast per non darti troppo fastidio. Non so nemmeno se c'è spazio, e..."

"Ma si che c'è!" urlo, le lacrime agli occhi. I miei genitori stavano per venire a trovarmi, e loro a che pensavano? Allo spazio! Incredibile! Era il mio ultimo pensiero, fosse stato necessario avrei dormito nello sgabuzzino con Midnight per lasciar loro 'spazio', ma non li avrei lasciati nemmeno un secondo.

Improvvisamente la bolla di sapone contenente Luke e il suo coma, il mio pentimento e la mia depressione sembrava essere scoppiata. Ora ne stavo inaugurando una nuova, contenente gioia, i miei genitori, una famiglia riunita e una casa un po' meno nuova.

Forse era questo il mio problema. Dimenticavo tutto subito.

Ma sta di fatto che, dopo che la telefonata si concluse, io avevo un sorriso sulle labbra, Luke era come invisibile e guardavo Ian dritto negli occhi.

shadows. 》l. h.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora