-Atto III-

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"La Rencontre"

...

Novembre 2004,

'L'odio è cieco, la collera sorda, e colui che vi mesce la vendetta corre pericolo di bere una bevanda amara.'

Hermione alzò gli occhi dal libro che aveva sulle gambe, lo richiuse. L'incisione della copertina brillò alle luci del primo pomeriggio. 'Il Conte di Montecristo.'

Sapeva di aver già sentito quella frase, Edmond Dantes, un prigioniero reso folle dalla voglia di vendetta. Un uomo che avrebbe fatto di tutto pur di farla pagare a coloro che gli avevano rubato la libertà.

Possibile che non fosse solo la frase ad accumunare queste due affascinanti figure?

Hermione sospirò, rialzò lo sguardo dal libro e posò il capo sul finestrino dell'Espresso. Il torpore del suo respiro sul vetro freddo creò un piccolo cerchio di vapore, Hermione lo fissò a lungo. Quella mattina aveva saputo che la quinta vittima, l'uomo che l'aveva assalita, non era altro che Mordecai Berrycloth, un'altro dei tanti Auror che lei vedeva ogni santo giorno al Ministero. Degli altri due non si era saputo niente. Per lei fu assurdo sapere che uno dei suoi colleghi, forse anche tre, avesse tentato di ucciderla, più assurdo di vedere in carne ed ossa il quinto assassinio.

Non poteva neanche dirlo a Harry, non poteva parlare con nessuno della confessione che aveva ricevuto. Avrebbe dovuto fermarlo, non aveva giustificazioni per essere in vita e non averlo fermato.

Ma perché diamine non l'aveva uccisa?

Il suono stridulo delle rotaie la fece destare. Riguardò dalla finestra, fissò la stazione di Hogsmeade. Era arrivata. Si alzò, prese la borsa dal morbido sediolino bordeaux e si preparò ad uscire. Quando fu fuori lasciò che la brezza autunnale le carezzò il viso chiazzato, tirò un lungo sospiro prima di fare il primo passo, poi il secondo e il terzo. Si materializzò davanti al cancello della scuola.

Fortunatamente come ex Prefetto e membro dell'Ordine, nonché partecipante dell'ultima battaglia, vantava di quelle qualità che le permettevano di entrare ad Hogwarts senza farne attivamente parte.

Gazza la fece passare senza degnarla di uno sguardo, lei salutò con un vago cenno di capo prima ritrovarsi nel lungo e ampio corridoio dell'atrio. Merlino, non entrava in quella scuola da quando aveva preso i M.A.G.O.

Con quel pensiero nella testa si diresse verso il cortile verdeggiante, fissò con aria malinconica gli studenti intenti a ristorarsi e prendersi una meritata pausa con i loro compagni. Osservò con dolcezza le loro belle divise e i visi pieni di giovinezza. Arrivò lentamente dinanzi alla serra, picchiettò sulla vetrata con delicatezza.

Un Neville in vesti di professore le si parò dinanzi alla vetrata, gli sorrise. Lui si sorprese nel vederla, rimase per un attimo a fissarla poi le aprì finalmente la porta.

"Mione!" Salutò abbracciandola caldamente. "Che bello vederti, come stai?"

Lei lo strinse a sé. "Bene, grazie," rispose prima di sciogliere l'abbraccio per guardarlo negli occhi nocciola.

"Posso offrirti una tazza di té?" Chiese educatamente mentre le faceva spazio per entrare.

Hermione scosse il capo, si fece invadere dal fresco odore della piantagione. "No grazie Neville."

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