-IV Biglietto-

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"Dura Lex, Sed Lex."

Avvertenze: Verso la fine di questo capitolo ci sarà una breve conversazione in francese. Alla fine delle pagine trovate la traduzione.❤️

...

Novembre 1999,

Un vago vociare iniziò a distinguersi vagamente nei sensi di Draco, ancora indolenziti dalle particelle della materializzazione, e poi si fece sempre più chiaro, sempre più chiassoso, suggerendo l'immensità di anime che ricopriva quel posto, e che, con forza e concitazione, si mischiavano in toni sgolanti che smuovevano la piazza di Whitehall. La presa rigorosa di Williamson li lasciò subito dopo, e solo in quel momento, Draco, trovò la forza di aprire gli occhi e guardarsi attorno.

Non ebbe neanche il tempo di dare una misera occhiata, che un flash abbagliante gli venne sparato prepotentemente in faccia. Ne seguirono molti altri, e Draco cercò di delucidarne le macchine fotografiche che li emettevano. I giornalisti del Profeta si gettavano avidi contro le transenne magiche, e se lo mangiavano con quegli aggeggi catturanti per non perdersi neanche un arricciamento di occhi.

Poco più in là, il popolo magico, famelico quanto loro, si presentava come formiche stanche, ma tenaci, che si spingeva in avanti con una forza arpionante che cresceva in loro, e che pure li sformava, rendendoli inquieti, smaniosi. L'odio li consumava, quei maghi e quelle streghe, la rabbia li mangiava, il lutto, la vendetta di quelle stesse morti, e la vittoria repellente di vederseli sotto di loro, gli accendeva le iridi di una luce più forte e più bruciante del sole.

Probabilmente erano lì da quella mattina, a sgolarsi dal primo imputato che era stato fatto materializzare. Eppure, non parevano mai esaurirsi. Quella volontà arpionante che li teneva in piedi, quella soddisfazione che si davano solo di vederseli lì, per non perdersi neanche una mossa di quella gente, neanche una sconfitta, gli montava dentro con vigore, sbranandosela quella stanchezza, prendendo a morsi le occhiaia che diventavano nubi d'ira. Sarebbero potuti rimanere lì fino a sera, e non si sarebbero scalfiti.

"ALLA GOGNA!" strepitavano, accalcandosi e gettandosi gli uni sugli altri per prevalere, e provare a raggiungere, anche solo per un po', quelle divisioni metalliche che li tenevano lontani. "ALLA GOGNA! AL PATIBOLO! ALLE FREDDE LABBRA DEI DISSENNATORI GLI ASSASSINI DI VOLDEMORT! CHE VI RISUCCHINO FINO ALL'ULTIMO CENTIMETRO DI VITA DAGLI OCCHI!" sbraitavano, facendo oscillare in alto i nomi scintillanti dei caduti, e mettendoli in mostra, come il rammento crudele che ciò che era toccato a quelli ingiustamente, si sarebbe ora dovuto riversare su di loro giustamente.

Draco impallidì, andò in iperventilazione, e tutto il suo corpo tremò al cospetto di cotanta ira. Cominciò a stordirsi a causa di tutte quelle voci, di tutte quelle presenze che facevano fronte comune per sputargli addosso accuse, e che si davano man forte per vederselo seppellito. Si sentì male alla vista di quegli occhi focosi che lo incenerivano, e lo uccidevano di occhiata in occhiata.

L'odio di quella gente gli si accalcò sulla schiena come un macigno fulminante, un pietrificus che lo fece congelare, e che gli si piazzò nella trachea per mangiargli il respiro. Aveva paura. Aveva una paura fottuta.

Gli era già successo a scuola di essere vittima di quella soddisfazione lancinante, aveva già sperimentato quel tipo di rabbia che gli si ammassava addosso, e che gli faceva salire la nausea, i sensi di colpa. Ma stavolta fu diverso. Stavolta ce n'erano tanti. Stavolta c'era chi la guerra l'aveva vissuta davvero, l'aveva vista direttamente in faccia, e gliela spiattellava in faccia sotto forma di arti tirati via dalle fatture, di facce corrose dalle maledizioni, di pianti isterici per i cari persi.

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