-Atto XV-

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"Deepness."

...

Novembre 2004,

Le voci al Ministero giravano con tanta velocità quanto giravano i chiacchiericci adolescenziali in una scuola, o le maldicenze dei vicini in un quartiere.

Ron non era mai stato eccessivamente loquace, ed era solito parlare di cose private solo con chi conosceva davvero. Eppure al Ministero, quella giornata, quando Hermione varcò la porta, tutti le domandarono se si fosse ripresa, se la febbre le fosse passata.

Lei sapeva che non era stato esplicitamente il suo amico a riportare quell'informazione. Era stata come una freccia che scocca, e velocemente passa di labbra in labbra.

Ma comunque non poté chiederlo, neanche il tempo di entrare che un gruppo di Auror se lo portò per alcune faccende.

Hermione cercò più che altro di ignorare i passaggi, gli sguardi, seguiva di filata il percorso che portava al suo ufficio, con la casacca stretta al fianco. Quando, però, non riusciva a sfuggire a quelle domande rispondeva con un semplice: "sì, sto meglio."

Non incontrò nessuno di troppo vicino. Non incontrò Shacklebolt e questo fu di vero sollievo. Ron era stato bravo, ed era stata brava anche lei in quegli anni a mostrarsi fedele. Non si sospettava davvero di lei.

Arrivò al Quartier Generale, con la pressante figura di Malfoy che l'affiancava. Per non apparire troppo strana si limitò a mirare ai suoi colleghi un veloce sorriso di congedo, sorpassò le varie cabine, e aprì la sua porta.

Fece entrare prima Malfoy, lo seguì e si chiuse dentro. La sua maschera cadde, il nervosismo rabbioso che aveva trattenuto fino ad allora si appigliò ad ogni nervo del suo viso.

Si tolse la casacca dalla spalla e la posò in un colpo sulla seggiola della scrivania. Quando alzò gli occhi su Malfoy fissò con ira il suo atteggiamento liscio nell'aspettarla, l'indifferenza che stava adottando nel guardare il suo fervore.

Sapeva che era arrabbiata, ma se ne infischiava totalmente, e non si faceva scrupoli a farglielo notare.

Hermione a quel pensiero si animò ancora di più, tutta l'ansia che aveva trattenuto fino a quel momento si infiltrò nelle sue mani, sbatté i palmi sulla superficie legnosa e lo puntò.

"Posso sapere che diamine di problemi ti affliggono?!"

"Non urlare, Granger," disse con ostentato disinteresse, "Quelli al Ministero sanno che hai avuto la febbre, non l'isteria femminile."

Hermione strinse la mascella. "Credi stia scherzando?"

"Non sto scherzando neanche io," ribatté lui.

Hermione sospirò pesantemente, fu sicura che se non l'avesse piantata avrebbe preso la sedia e gliel'avrebbe spaccata in faccia.

Ma forse lo preferiva così, aveva più dimestichezza con il classico Malfoy sarcastico ed esuberante.

Si passò una mano sul viso, e cacciò la bacchetta. Lanciò un veloce Muffliato nella stanza. Ritentò più pacata.

"Perché hai mentito a Ron? Ce li avevo gli Archivi, perché non volevi che lui lo sapesse?"

Malfoy la studiò, le sue sopracciglia si alzarono in un'espressione divertitamente algida. "Seriamente non l'hai capito o stai facendo finta?"

"Sono seria," rispose lei. "Ora ritieni che abbia il diritto di sapere il perché ho appena mentito ad uno dei miei migliori amici, o vuoi continuare a fare il misterioso?"

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