-Atto XXXI-

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"Oculum pro oculo, et dentem pro dente."

...

Gennaio 2005,

Nel giro di poche ore l'enorme piazza di Whitehall s'era trasformata in una fossa di nebbia e teste. La Metro, che solitamente era raggiungibile nel giro di pochi minuti, era ora invisibile, incalcata di gente.

Il crepitio di quelle persone si scontrava malamente con lo sfolgorio dei carri armati che svoltavano e sgommavano per costeggiare quella piazza, creando un'accozzaglia di suoni terribile. Lo sfarfallio degli elicotteri dell'esercito inglese, che sorvolavano il cielo di granito, tanto prepotente da sentirselo entrare nel cranio.

Caos. Fino a quel momento Hermione poté farsi solo una vaga idea di cosa intendeva l'amico con quella parola, in quei giorni aveva solo potuto farsi un'idea su cosa sarebbe potuto accadere. Le urla dalla sua finestra che l'avevano fatta rinchiudere in materasso e coperte, gli scioperi a cui aveva assistito nei giorni passati, e che le avevano fatto perdere il respiro dalla paura, non erano nulla in confronto a quello.

Ovunque guardavi, ovunque ti giravi. Destra, sinistra, sopra, sotto. Sulle punte dei piedi, accovacciato sull'asfalto. Non vi erano sbocchi, né uscite. Vi erano solo innumerevoli spalle sul davanti, dietro visi di ferro senza connotati. E anche se ti tappavi le orecchie, quelle urla raggiungevano la pelle e le ossa, frantumandole per catturare i timpani.

Londra non esisteva più, neanche un pezzo di quell'enorme metropoli era visibile.

Hermione si costrinse a non collassare, a riprendersi il respiro mentre si attaccava ai tre per non perderli in quello zig-zag affaticante. Si sentì una formichina misera mentre schivava le mani che si alzavano per passare, una particella microscopica tra quelle schiene e quei busti che superava.

Com'è possibile che esista tutta questa gente? Si chiese, continuando a proseguire con pesantezza, difficoltà. Dove sono stati fino ad ora? Da dove sono sbucati? Londra risucchiava così tanti corpi tra i suoi cunicoli?

Non se lo seppe spiegare, non riuscì neanche a darsi una risposta, o forse non volle nemmeno. La sua mente, a quel punto, era diventata una sacca tanto inerte da saper assimilare solo roba, senza però riuscire a smaltirla.

"Perché a protezione del Ministero c'è solo la British Army e neanche un Auror?"

La voce di Ron risuonò contrita, acuta per farsi sentire in quel tumulto, e sgombrò la mente di Hermione dai pensieri. Alzò il capo, e seguì la traiettoria del rosso. S'imbatté in quella che, a causa di quei corpi e di quella distanza, appariva più come la mera scia dell'entrata della Metro.

Hermione flesse i polpacci, e cercò di superare quella catasta informe che le copriva la visuale. La prima cosa che le colpì gli occhi, accecandoglieli quasi, fu un lunghissimo nastro segnaletico che delimitava l'intero perimetro dell'entrata, vietando l'accesso. Il giallo fosforescente spiccava in quel grigiore totale.

Aldilà, come ulteriore muro, tutti disposti in fila impettiti, e con i fucili ben imbracciati, vi era un'innumerevole quantità di militari inglesi. Le divise verdognole apparivano tutte uguali su quei corpi tarchiati, le espressioni dei visi atone, e rigide.

I camion militari, fino ad allora solo suoni, erano tutti parcheggiati lì. Gli elicotteri, seppur sparpagliati in quel soffitto nebuloso, erano tutti sospesi su quell'unico punto.

Hermione lanciò uno sguardo su quella gente tutta accatastata lì, ne vide altri aggiungersi, e molti altri ancora, nel tragitto che avevano fatto per raggiungere il Ministero, erano corsi per raggiungere lo stesso punto. Non andavano allo sbaraglio, nessuno di loro era andato allo sbaraglio.

Revelio | DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora