-Atto XXIII-

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"Mutatis Mutandis."

Gennaio 2005,

Non appena Andromeda li invitò ad entrare, Hermione sentì subito quell'afflusso di magia antico compenetrarle le membra.

Ci doveva essere un qualche incantesimo in quella casa, magari più di uno, magari magie che Hermione neanche conosceva. Ne sentiva l'odore, ne sentiva l'essenza avvolgerle il corpo. Erano conoscenze che andavano oltre le sue, esperienze di una strega di una certa età e una certa portata.

La casa di Andromeda, all'interno, era tutt'altra cosa da ciò che si mostrava all'esterno. Era come una facciata che usava per non dare nell'occhio, un nascondiglio dietro un altro nascondiglio.

Ma dietro una muratura come le altre, si nascondeva una casa ampia, simile ad una villa d'alta borghesia, con antica mobilia di legno pregiato, le pareti tappezzate di ghirigori finemente incisi, poltrone imbottite di quelle stoffe di alta sartoria conservate preziosamente da secoli e generazioni.

Dietro una staccionata come le altre, Hermione poteva vederlo dalla balconata del salotto, si nascondeva uno splendido giardino verdeggiante, incolto, ma bellissimo nella sua sciattezza. L'intera casa profumava di un odore forte, quasi selvatico, ma era il suo stesso profumo che, muovendosi, impregnava la casa.

Non era ostentazione, la sua, non pareva volesse sfoggiare un bel niente, era semplicemente il suo stile, il suo modo di vedere le cose. Esattamente come la sua eleganza naturale, che si mostrava nel suo cammino fiero, intrisa nelle sue ossa probabilmente da quand'era nata.

Quando ti guardava Andromeda, pareva scalfisse il tuo interno, le sue iridi, con una sola occhiata, sapevano leggerti anni di esistenza. Aveva una pipa di schiuma tra le dita lunghe, un'espressione guardinga, e l'orologio da taschino oscillante sempre a portata di mano. Aveva un fascino oscuro, un'esuberanza quasi arguta nei suoi modi. Cinque minuti da quand'erano arrivati, ed Hermione già si sentiva messa in soggezione con la sua sola presenza.

Teddy era la sua ombra. Aveva sette anni, ma tratteneva la diffidenza e la circospezione di un uomo vissuto. Li aveva guardati dall'alto in basso finché la donna non l'aveva rassicurato che fossero "persone di fiducia", e li aveva seguiti con lo sguardo fino all'interno. Aveva i capelli castani di natura, ma, essendo un metamorfomagus come sua madre, cambiavano a seconda delle sue emozioni. In quel momento, ad esempio, erano blu. Le iridi, cangianti anch'esse, passavano dal blu notte al verde scuro persistentemente.

"Nonna" chiamò Teddy, continuando a tenere gli occhi stretti su di loro. "Posso sapere chi sono queste persone, adesso?"

Andromeda, che era di spalle, si voltò verso il nipote. I suoi tacchi svoltarono elegantemente sul marmo della casa, e lo guardò con dolcezza.

Annuì, e seguitò a guardare la riccia. Allargò un braccio verso di lei, e la indicò enfaticamente, prima di presentarla con quel suo stretto accento inglese e il tono fermo: "Lei è Hermione Jean Granger: eroina di guerra, membro dell'Ordine, passata ai G.U.F.O direi con un voto più che impeccabile, e ora dipendente ministeriale oserei dire...parecchio sottovalutata" il suo tono divenne sprezzante, ma poi si ammorbidì. "Oh, ed è la più cara amica di Harry, se non la più fidata. Dico bene?"

Hermione rimase in bilico mentre lo sguardo della donna cercava in lei un retorico assenso. Non riuscì neanche a esporre i dubbi che le vennero verso quelle conoscenze specifiche. La gratificò mentalmente per aver elencato solo le cose migliori, e aver ignorato la sua razza.

Il bambino la fissò, ora, con più indulgenza, meno freddezza. "Sei amica dello zio Harry?!" saltellò verso di lei, e finalmente si mostrò per il bambino che era. "Come sta? Purtroppo non può venirci a trovare perché la nonna dice che dobbiamo rimanere al sicuro, dice che abbiamo troppi nemici là fuori, e non è sicuro che troppa gente sappia dove ci troviamo."

Revelio | DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora