-VIII Biglietto-

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"Inconsistencies."

...

Gennaio 1999,

Alla fine aveva persuaso anche lui. Con quel suo modo di provocarlo era riuscita a fargli fare ciò che voleva, e lui, per non dargliela vinta, aveva fatto comunque vincere lei.

Avanzò lentamente, facendo ticchettare i suoi passi in quell'area ricca di legno e segatura a mo' di marcia funebre. Si strofinò le dita, ricche di polvere e calli dati dal trincetto, dal taglierino e dall'acciaiolo che ogni giorno maneggiava, piene di ferite di schegge che le rendevano ruvide, e meno morbide di quanto fossero state, e ricordasse.

L'odore del legno che aleggiava in pulviscoli finissimi, i suoni di carteggio che scartavetravano quelle superfici venate, e quelle altre ancora dei saracchi che segavano blocchi assai più grandi, gli strepitavano nei timpani. Certo, nella sua vita avrebbe pensato di far tante cose, ma il fabbricante di bacchette proprio no.

Suo padre bazzicava spesso al Ministero per spianargli la strada, e farlo diventare Ministro. Sua madre diceva che aveva una mente tanto arguta, che era tanto bravo a scuola, in incantesimi specialmente, da doversi prendere i M.A.G.O. e diventare professore. Il Capitano della squadra, quando lui prendeva il boccino, e vincevano una partita, lo lodava, e con occhi lucenti gli diceva che aveva il talento, e che sarebbe dovuto diventare un Cercatore professionista.

Lui annuiva a tutti quando glielo dicevano. Il Ministro sarebbe stata un'ottima posizione, e allora al padre diceva: "Va bene. Come vuoi tu. Sarò Ministro." Ma anche la madre aveva ragione, e allora la guardava, e le diceva: "Sì, madre, prenderò i M.A.G.O. e farò il professore." La scopa, allo stesso modo, gli piaceva, e allora al Capitano, tutto soddisfatto di quelle lodi, rispondeva: "Sì, andrò alla Federazione, e mi affermerò come Cercatore."

Ma la verità era che non lo sapeva neanche lui. Asseriva, assecondava, solo perché non sapeva cosa farne della sua vita. Erano sempre state ambizioni di altri, e lui, insicuro com'era, annuiva a tutti per farli contenti.

Contenti. Si chiese, guardandosi le mani toste e piene di schegge, cosa avrebbe pensato suo padre se l'avesse visto ora darsi a un lavoro che richiedeva fatica e poco cervello, quando l'avrebbe voluto seduto su quella bella poltrona a maneggiare solo fogli di papiro, e penne d'oca d'inchiostro. O sua madre, nel vederlo senza magia, e con una bacchetta priva di nucleo solo per intagliarla. E il Capitano, ora che l'unico legno di scopa che sentiva, e vedeva, era quello dei blocchi.

Si guardò attorno, guardò quelli segare, e quegli altri scartavetrare. Guardò le mani sporche di polvere di quei ragazzi che nella vita si erano sempre trovati tutto spianato, e i visi di quelle altre che aveva visto sempre sistemate, e ben riposte nelle loro divise ben stirate, ora scialbe, e le divise buone solo da buttare.

Contenti. Non si era mai focalizzato sul suo futuro, non aveva mai pensato a cosa farne della sua vita, e ciò che ne sarebbe venuto, ciò che gli avrebbero imposto, lui se lo sarebbe preso con rassegnazione e incuranza.

Si disse che magari non era il solo, e si disse che la colpa era stata la loro. Se si fossero attestati, se non si fossero dati alle volontà dei propri avi, se non avessero annuito sempre per farli contenti, ora non sarebbero stati lì, a sfasciarsi lentamente. E alla fine si erano resi infelici loro, e avevano reso infelici anche quegli avi. Che cosa brutta e strana era la vita, che mulino tedioso e circolante.

Il suono della macchina da macinazione lo riportò alla realtà, e gli fece alzare il capo per condurlo su Goyle che si caricava pesanti tavole di legno sulla spalla, per metterle sulla superficie da taglio e spingerle nella macchina da compressione. Oliver, dall'altro lato della striscia scorrevole, le aspettava trasformarsi in sdruccioli finissimi, che poi raccattava nel secchio che aveva tra le mani. Non era un lavoro che richiedeva chissà quanta manovalanza, perciò c'erano solo loro al posto di macinazione.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 09, 2024 ⏰

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