-Atto XIX-

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"Erunt Primi Novissimi."

...

Dicembre 2004,

Era la mattina del 25 Dicembre e, nella casa di Hermione, non brillava alcuna lucina, non si ergeva un abete con mille palline colorate, non vi era appesa alcuna ghirlanda sulla sua porta.

Non quanto riuscisse a vedere da alcune finestre al di fuori della balconata; dove erano appena visibili decorazioni di bacche scarlatte, striscioni verdastri, e profumo di arrosto che si cuoceva e passava per i comignoli.

L'unica cosa che di Natale c'era nella casa di Hermione, era la brina che offuscava i vetri, il freddo che compenetrava negli arti, e lo scoppiettio del piccolo focolare nel salotto che assopiva quel gelo.

Non aveva mai avuto chissà quanto spirito natalizio, ma, nonostante la sua casa assomigliasse a quella di Mr. Scrooge del Canto di Natale, non lo odiava del tutto.

Effettivamente neanche nella sua vecchia casa c'era chissà quanto coinvolgimento, si faceva di certo l'arrosto, si faceva l'albero, e qualche pacco lei lo trovava il mattino dopo, ma il senso che avvolgeva il Natale loro lo ignoravano.

Non accendevano alcuna candela, non congiungevano le mani prima di mangiare, e non seguivano mai la catasta di gente che, nei loro vestiti freschi e puliti, raggiungevano la chiesetta sulla collina del sobborgo di Hampstead. Era una festa, ma Hermione da bambina ignorava chi dovesse festeggiare.

I suoi genitori erano atei, e per forza di cosa lo era diventata anche lei. Le dicevano spesso, specialmente in quella giornata, che il destino non lo si poteva appoggiare ad una persona che sovrastava i cieli, che il destino te lo creavi tu, e solo chi quel destino non se lo era fabbricato per bene si appoggiava ad una perdona che neanche vedeva. Perché noi umani dobbiamo sempre addossare la colpa dei nostri sbagli a qualcun altro.

Ma lei non aveva seguito le loro orme per questo, in realtà questa parte le piaceva pure, il fatto che le persone trovassero speranza, e si appoggiassero ad una vita perpetua anche dopo la morte.

No, lei sinceramente si metteva davanti a quella finestra e si chiedeva come mai accendessero quelle fiaccole rosse solo quel giorno, o intrecciassero le mani solo quel giorno, o si mettessero gli abiti migliori solo quel giorno.

Si diceva che a Natale tutti dovevano essere più buoni, diversi, ma lei non capiva perché quella regola valesse solo per quel giorno. Per lei se eri buono lo eri sempre, se eri sistemato e pulito lo eri sempre, e se volevi dare un tocco di colore in casa tua lo facevi indipendentemente dal giorno che c'era.

Era per questo che, in casa sua, non vi era una singola traccia di Natale.

"Tu non dormi molto, dico bene?"

Il suono di quella voce le neutralizzò completamente i pensieri. Buttò la cicca giù dal balcone e si voltò per incontrare quegli occhi maliardi per lei.

Lo squadrò mentre si appoggiava allo stipite della porta con fare svogliato, le sue labbra si schiusero per dar spazio ad uno sbadiglio annoiato più che assonnato.

L'effetto che le infondeva quella presenza, chissà perché, dal giorno prima era cambiato radicalmente.

Hermione difficilmente cambiava opinione su una persona per un semplice atto. Eppure, quel semplice atto, riuscì a far cadere qualsiasi pregiudizio lui avesse insinuato in lei anni prima. In qualche modo lo vedeva diverso, non le infastidiva più la sua presenza, e persino la sua voce, che rimbombava sempre di un sarcasmo intrinseco, non la stizziva.

Continuò a studiarlo negli occhi infossati, negli zigomi sporgenti, nella pelle quasi cerea. Poi, dopo un attenta verifica di ciò che le si presentò, ritornò a guardarlo nelle iridi con circospezione.

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