"Alea iacta est."
...
Gennaio 2005,
Il ticchettio degli stivali di Hermione, che andavano a contatto col rigido marmo del pavimento, echeggiava rumorosamente lungo l'intera vastità del corridoio. Si scontrò poi con il lieve borbottare degli Auror quando svoltò l'angolo, e imboccò l'area del Dipartimento.
"HERMIONE, FERMATI!" fu l'ennesimo richiamo di Harry, che le si era messo alle calcagna come un segugio assieme a Ginny, Ron e Draco. "HERMIONE!"
I pastrani scuri, al suono di quel baccano, ritirarono lo sguardo dai fascicoli e dal lavoro per piantarlo su di lei. La sondarono in quel suo nervoso camminare, in quel suo grave pallore dato da una convalescenza obbligata, e la seguirono attraversare anche quella stanza come se avessero appena visto passargli davanti il Barone Sanguinario.
Ma Hermione li ignorò, come ignorò i muscoli deboli che non le permettevano neanche di camminare per bene, e la testa infiammata che la stava supplicando di ritornare indietro e rimettersi a letto. Stava da schifo: le reliquie della crocchia che s'era fatta il giorno prima giacevano in ciocche spettinate e gonfie che le ricadevano sul viso molto probabilmente fuligginoso e stanco, le palpebre se le sentiva infossate, pesanti, e persino i movimenti dati da un semplice mettere un piede davanti all'altro risultavano impossibili. Era almeno inciampata tre volte in quel falcante avanzare che si ostinava ad opporre, e che non intendeva affatto arrestare.
Si sentiva come i postumi della sbornia addosso, e probabilmente, a causa della nausea che aveva, avrebbe anche rigettato sul pavimento qualsiasi cosa il suo corpo avesse assimilato in quei giorni. Ma non si sarebbe fermata.
Doveva arrivare all'Ufficio del Ministro prima.
"Hermione, ti prego!" arrancò ancora Harry, abbassando di un po' il tono per il disagio che gli provocavano quegli sguardi che li attorniavano. "Ascoltami!"
Ma Hermione non si fermava. Da quando aveva saputo dove si trovava Shacklebolt non si era fermata più. Si era semplicemente alzata dal letto, e poi era uscita dall'ambulatorio come una furia ardente. Sentiva il cuore pulsarle nelle orecchie tanto del sangue che le era salito alla testa, la voragine che le aveva aperto il petto in due si era fatta pietra, cemento armato.
Avanzò il passo, e strinse i pugni per darsi più carica. Svoltò l'angolo, e deviò i mormorii che le venivano rivolti al suo passaggio quando serrò il corrimano tra le dita e scese a due a due gli scalini di pietra. Giunse di fretta e furia al primo livello, superò anche l'enorme corridoio pieno di camini spenti e vuoti, e scivolò lungo quello per pararsi nell'ultimo sbocco pieno di porte legnose.
Gettò per aria un impiegato con una torre di fogli tra le braccia, che trottolò su se stesso e cadde all'indietro, facendo volare i fogli sul pavimento lucido come piume leggerissime. Lo sentì sbraitare in lontananza un: "E GUARDA DOVE VAI, GRANGER!" Ma Hermione poco se ne importò, a stento lo sentì.
Raggiunse la porta a legnosa a gran falcate, ma proprio quando stava per allungare una mano e prendere il pomello lucido una presa l'afferrò e la fece voltare. Si scontrò con gli stralci esausti dell'amico che le era andato dietro, il viso un accumulo di nervi e sudore che gli facevano scivolare gli occhiali dal naso.
Si prese un po' di tempo per prendere fiato, poi la guardò negli occhi. "Si può sapere che diamine vuoi fare?!" le gridò contro a denti stretti. "Mi sembri una pazza!"
Hermione alzò un sopracciglio poco sorpresa, fece spallucce prima di sputare: "Bene, perché una pazza mi hanno fatta diventare."
Harry la fissò con disappunto. Poi chiuse gli occhi, e cercò di calmarsi. Sospirò acutamente. "Senti, Hermione, io lo so cosa provi. Diamine—nessuno meglio di me sa cosa stai provando" le disse, con tono pesante, estenuato. Si passò una mano su quei ciuffi scompigliati, e quasi se li tirò via per la frustrazione. Quando ritornò su di lei l'avvilimento era palpabile. "Ma adesso sei troppo scossa! Cosa diamine credi di fare andando da Shacklebolt? Credi sia colpa sua—?"
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Revelio | Dramione
FanfictionAnno 2004, post-guerra. In una società magica rastrellata dalla guerra, in una Londra distopica dove la paura divampa, i maggiori esponenti politici si sentono attaccati da una misteriosa minaccia. Il Ministero magico adotta quindi un piano per scov...