-V Biglietto-

110 4 7
                                    

"Mors tua, Vita mea."

TW: Violenza fisica, violenza psicologica, tortura. operazione su corpo non autorizzata, perdita di diritti sul proprio corpo.

...

Novembre 1999,

Resistenza. Una volta, su un manuale, aveva letto che l'animale più resistente al mondo era il Tardigrado: un animaletto acquatico lungo meno di mezzo metro, spugnoso, la cui composizione gli permetteva di superare temperature estreme, senza subirne l'effetto.

Aveva una capacità di adattamento sovrannaturale; era capace di resistere al vuoto dello spazio, e sopravvivere senza cibo, né acqua, anche fino a 30 anni, rendendolo un animale piccolo, invertebrato, ma letteralmente immortale.

L'unica cosa che andava a suo svantaggio, era la totale inoffensività che possedeva. I Tardigradi erano innocui, e lo sapevano, per questo, astutamente forse, preferivano starsene nascosti nei fondali marini, al buio, ma permettendosi così una vita duratura.

Draco non sapeva quanto l'uomo potesse resistere, o che tipo di temperature potesse raggiungere pur di sopravvivere. Ma ora sentiva freddo. Tremendamente freddo.

Si sforzò di aprire gli occhi, destato da delle pacche sterili sulla guancia. Si trovò seduto in una stanza che a primo impatto gli apparve buia, piuttosto asettica. La vista appannata gli sfumava tutto, a parte il verde acceso di tre camici che lo attorniavano, spiccando, e soffocandogli ancora di più il respiro. Si sentiva nauseato.

"Ragazzo" venne detto da quello che lo stava pungolando, ma nel suo udito ancora sonnolento apparve più come un vago ronzio appannato. Un altro buffetto. "Ragazzo, svegliati."

Draco piegò il viso in una smorfia contratta data dal risveglio brusco, e questo diede modo al guaritore - o, almeno dal camice, questo intuì che fosse - di constatare di essere stato ascoltato e raddrizzarsi. Si accostò agli altri tre, e parvero analizzarlo per indecifrabili minuti.

Poi, un altro gli andò vicino. Impugnò la bacchetta, e l'accese per avvicinargliela agli occhi. Gli venne abbassata una palpebra diagnosticamente per studiarne l'interno, e Draco quasi sussultò al contatto improvviso di quella luce. Provò a richiudere le palpebre accecato.

"Non mi sembra ancora lucido" poté dire quello dopo un'attenta analisi, agitando nuovamente la bacchetta per eliminare la schermatura. Si ritirò.

"Sarà l'effetto collaterale dovuto allo Stupeficium" stabilì il primo che gli si era avvicinato.

"Quanto meno, è più mansueto di quell'altra" ritornò il secondo, ridacchiante.

"Tutti sono stati più mansueti di quell'altra" commentò brevemente il terzo, prima di farsi avanti e allungarsi su di lui. Alzò una mano inguantata, e si mise a sventolargli davanti le dita. "Ragazzo, sai dirmi quante sono queste?"

Draco stropicciò gli occhi, provò a mettere a fuoco. Dio, si sentiva il cervello in pappa, tutto il corpo intorpidito, e la testa vorticante. Inoltre, lo strano bruciore che stava iniziando a percepire lungo i polsi tenuti stretti dietro lo schienale della sedia non aiutava.

Provò a guardarsi attorno. La muratura in pietra, scura e oppugnante che lo circondava, emanava un gelo e un umidità tanto forti da infiltrarglisi nel mantello e nelle ossa per corroderle. Di fronte a lui se ne stava un'imponente scrivania in noce, con tre sedie accanto, probabilmente destinate ai guaritori che aveva davanti. Infine, un'alta e appuntita inferriata posta sul limite faceva da cancello invalicabile, impossibilitando l'accesso, e l'uscita. Quello...non sembrava affatto il San Mungo. Ma, allora, dove diamine era finito?

Revelio | DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora