-Atto XIV-

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"Antipodes."

...

Novembre 2004,

Le nuvole pian piano si aprirono, la pioggia lentamente cessò di battere.

Hermione per tutta la giornata non entrò nella sua stanza, decise di far riposare Malfoy. Ma in realtà il motivo era un altro. Per qualche strana ragione la lunga chiacchierata del biondo le portò un certo timore, si sentiva spogliata da quel suo sguardo, si sentiva di aver fatto un grosso errore a rivelargli i suoi pensieri.

Ma comunque anche le parole di lui avevano fatto il loro strano effetto sulla strega. Lei non avrebbe mai immaginato che parole tanto cristalline e dirette sarebbero mai potute uscire da quelle labbra, da quelle labbra da cui erano uscite solo discriminazioni e maldicenze verso di lei.

Lui la guardava. Per quale diamine di motivo avrebbe dovuto guardarla?

Probabilmente solo per trovare una falda nei suoi comportamenti e schiattargliela in faccia sotto forma di sorrisi punitivi e parole appuntite. Di certo era per questo, Malfoy non avrebbe potuta guardarla per altro.

Ma forse non era stata neanche quella parte ad averla colpita, piuttosto quella specie di riscatto che lui aveva trovato in lei. Il suo motivo per andare avanti, lui aveva detto, era stato quello di aiutarla.

Hermione non sapeva se fosse vero, non sapeva se aiutarlo fosse stata la scelta giusta, mandare al diavolo la sua personale protesta verso l'atto di Ron solo per non incriminare Malfoy. Non sapeva se avesse fatto bene a fare quelle scelte, si sentiva insicura sul da farsi.

Ma in ogni caso non poteva nascondersi per sempre, lei aveva dei doveri, e prima di tutto doveva capire quanto marcia fosse quella situazione. Dopotutto era dall'inizio che pensava che l'Assassino non fosse la problematica maggiore, e come tutte le avversità che si rispettino, c'é sempre qualcosa di più grande sotto.

Azione-Reazione...era sempre stato così. Se non accade quello, non accade quell'altro, e lei doveva solo ben capire quanto l'azione che aveva portato a quella reazione fosse grande.

Con quell'appunto Hermione si mise l'anima in pace. Si mise a scrivere a Ron, dicendogli che Malfoy s'era svegliato e che l'indomani sarebbero ritornati al Ministero, gli disse che per Natale ci avrebbe pensato e che glielo avrebbe fatto sapere di persona. Con un ulteriore grazie lo salutò e chiuse la busta. La ripose sul tavolino del salotto. Decise di non darla subito a Leotordo.

Verso il pomeriggio si preoccupò di andare a controllare Malfoy, da dietro la porta, senza entrare e senza guardarlo, gli chiese se stesse bene. Lui le rispose di sì, la conversazione non andò oltre.

Per tutta la giornata se ne stette a fissare gli Archivi sul tavolo, non voleva aprirli senza Malfoy. Primo, perché lui e solo lui poteva darle spiegazioni, magari note in più o possibili spiegazioni. Secondo, perché le parve ingiusto studiarli dopo che anche lui si era prodigato tanto per prenderli.

Alla fine non mangiò niente neanche lei, si sentiva lo stomaco chiuso ormai da giorni. Chiuse tutto e andò semplicemente a dormire.

Il mattino seguente Hermione, come al solito, si alzò di buon mattino. Anche la condizione meteorologica sembrava essere dalla sua parte, il sole, che in quei giorni si era fatto vedere ben poco, diede la possibilità a quelle povere anime di mostrare i suoi raggi. Sputava pulviscoli dorati sui tetti come schizzi di pennello su una tela grigia e monotona.

Deviò dalla sua routine, stabilitasi in quei quattro giorni di andare a controllare Malfoy, e andò in cucina. Mentre preparava il suo caffè mattutino cercò di prepararsi psicologicamente all'affronto di quel ritorno al Ministero, sperò che almeno le parole di Ron fossero riuscite a placare inconvenienti domande da parte di Shacklebolt.

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