-Atto XXIX-

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"Qui gladio ferit gladio perit."

...

Gennaio 2005,

Ogni volta che prendeva i treni qualcosa in Hermione si riscaldava.

Amava il basso riecheggio delle ruote che arrancavano sui binari, amava farsi trasportare dal sussurrante suono delle conversazioni dei viaggiatori in sottofondo, e ascoltare i passi affondare sul morbido tappeto che copriva il pavimento quando, di tanto in tanto, qualcuno si alzava.

Apriva sempre le tendine dei finestrini solo per allungare il collo, e guardare attraverso quel vetro i paesaggi diramarsi dinanzi ai suoi occhi, come chiazze di colore che man mano venivano aggiunte da un pittore invisibile, per immergervisi all'interno.

Adorava appianarsi sul materiale duro e trasparente e, lasciandosi trasportare dai suoni esterni, mescolati e silenziosi, abbandonarsi a quelle riflessioni un po' confuse, ma leggere.

Qualcosa nell'aria che si respirava nei treni la rassicurava, la tratteneva in una bolla familiare che conosceva bene, come una dimora errante e ristoratrice. Questo, inevitabilmente, la calmava.

Strinse gli occhi in due fessure non appena vide il sole affacciarsi da una collina. Cacciò un respiro profondo subito dopo, creando una macchiolina opaca sul materiale trasparente a cui se ne stava appoggiata.

Subito dopo essersi lasciati alle spalle il vicolo pieno di casette mattonate di Southville, e così gli avvenimenti di quella giornata, Hermione e Draco non rientrarono subito a Brick Lane. Quell'ultimo, con poche semplici parole, l'ebbe richiesto ancora una piccola sosta da compiere, e così, con i rimasugli di quell'entusiasmo che s'era trasformato in stanchezza acuta, si erano ritrovati alle 8 a.m. nella vasta stazione di King's Cross.

Hermione non gli negò mai quella concessione, l'accettò subito. Non poté non farlo, e quasi, anzi, gli fu grata di avergliela proposta.

Qualunque cosa avrebbe distanziato il tempo che la separava dal grigio che ormai colorava quel mondo, allontanarla dall'avvilimento che il Ministero le causava, lei l'avrebbe accolta con piacere.

Si sedette meglio sul sedile, e, come ad eliminare un brutto pensiero che rovinava malamente gli altri, sistemò meglio le dita intrecciate in quella presa placida che l'accoglieva. Fissò il paesaggio aldilà rallentare, prima di sentire dei passi lenti raggiungerla, e poi lo sportello della cabina aprirsi.

"Miss" le sussurrò educatamente una voce indistinta.

Hermione si destò, e voltandosi verso quel suono prestò attenzione ad un uomo sulla sessantina che, con fare gentile e la divisa da controllore indosso, se ne stava affacciato verso la sua cabina.

Quello si sistemò il berretto sulla testa, e lanciando un breve sguardo a qualcosa sulla sua spalla, diventò ancora più silenzioso nel tono. "Le consiglio di iniziare a prendere i bagagli e prepararsi a raggiungere l'uscita. Siamo quasi arrivati."

Hermione annuì, e rivolgendo con affabilità un soffuso "grazie", permise all'uomo di ritirarsi, e chiudere nuovamente la porta per passare agli altri passeggeri.

Non appena fu rimasta nuovamente da sola si girò verso il finestrino, e, allungando il braccio verso quello, si adoperò, cauta, a rimettere la tendina a posto.

Fu solo in quel momento che cercò di liberare, con una delicatezza controllata, la mano destra che aveva stretta in quelle dita. Piegò il collo verso la sua spalla, e incontrò quel qualcosa di pesante che se ne stava poggiato al di sopra ormai da quando il treno era partito.

Revelio | DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora