-Atto XXV-

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"Veni, Vidi et Vici, Pt. I."

...

Gennaio 2005,

"Come faremo a smaterializzarci con le barriere di magia bloccate?" domandò Hermione, che se ne stava tutta attenta a studiare i movimenti di quella donna da sotto.

Era da un po' che si trovavano nella piccola libreria, piena di tomi e rilegature antichissime che sbucavano dagli scaffali di altrettanto legno pregiato.

Andromeda aveva appena spiegato ai due, molto sinteticamente, che l'amica di cui aveva parlato distava parecchio da dove si trovavano loro. Per la precisione a Cotswold, nelle campagne inglesi fuori Londra, impossibili da raggiungere a piedi.

Se ne stava ora sullo scaletto a stilare i vari libri, alla ricerca di uno in particolare. Quando prese il cinquantesimo ne controllò velocemente l'interno, facendo svolazzare le pagine tra le dita.

"Ma questa non è una materializzazione normale. Teddy, al volo!" Avvertì, prima di passarlo al bambino che lo acchiappò di riflesso. Lo poggiò su un tavolino, dove s'era creata una torretta di rilegature possibilmente giuste.

Andromeda si tirò ancora sulla punta dei piedi, e ne prese un altro di un verde scuro.

"Come dicevo, è una magia molto antica, che si basa sulla metodica magica degli elfi. No, questo no" mormorò, prima di richiuderlo e rimetterlo a posto.

Hermione pensò.

La metodica magica degli elfi.

Sapeva che gli elfi avevano meno limiti magici di loro; incantesimi e attitudini differenti, ma assai più forti.

Ad esempio, gli elfi non avevano bisogno di bacchette, la loro stessa lingua originale era l'insieme di formule magiche. Avevano un legame con la magia quasi naturale, senza artifici o pratiche che richiedevano anni di studi. Era come se quella stessa fonte nascesse con loro. In loro.

"Sono tra le creature più potenti del nostro mondo, non è così?" la voce di Draco schioccò dall'angolo della stanza, gli occhi puntati sull'interlocutrice.

"Altroché" affermò la zia, "Le più antiche e sagge, assieme ai Goblin. Tu eri cara a molti di loro, vero Hermione?"

La riccia sbatté le palpebre, e riscosse lo sguardo dal ragazzo con la pelle trasparente per alzare il mento verso la donna con le labbra scarlatte.

Incrociò le sue iridi attente e argute. Si schiarì la voce, e scosse il capo.

"No—insomma, li aiutavo a sentirsi più adeguati, certo. Ma non credo di potermi ritenere cara a loro" rise per un secondo, e abbassò il capo con tenera amarezza. "Inizialmente neanche si fidavano. Quando al quinto anno provavo a rendergli un guanto, o una sciarpa, si tiravano indietro come se con quegli indumenti fosse arrivato inevitabilmente un castigo. Come se...non se lo meritassero."

Ricordò di quel periodo. Capendo che quella tecnica diretta non funzionava con loro iniziò a lasciarglieli sulla torre, e quando ritornava, non li trovava più.

Dopo mesi era riuscita a conquistarsi la loro vicinanza, e solo un po' di quella misera complicità data da sommessi sì e no, o piccoli sorrisi riconoscenti. Nient'altro.

Revelio | DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora