Capitolo 46

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Il giorno dopo

Questa notte non ho dormito molto, il pensiero di Gabriel mi ha tenuto sveglia, ogni rumore che sentivo mi mozzava il respiro e il battito cardiaco aumentava perché pensavo fosse lui che cercava di entrare nella mia stanza.

Al momento non so dove si trova, potrebbe essersene andato oppure essere ancora qui, ad ogni modo l'ansia di poterlo rivedere mi assale.

Nonostante questo non posso permettere che la paura prenda il sopravvento, lui non può avere il controllo su di me, devo trovare il coraggio di non farmi sovrastare.

Riuscivo a controllare le mie emozioni con lui quando avevo dieci anni, devo riuscirci anche adesso. Non credi possa essere cambiato? No, basta pensare a come ha trattato Michael, Gabriel non può cambiare.

L'altruismo, la compassione, la pietà sono sentimenti che Gabriel non conosce, se sapesse cosa sono non avrebbe picchiato una bambina di dieci anni perché non aveva fatto quello che voleva lui, non ho mai capito perché si accaniva su di me, ma la crudeltà non ha spiegazione.

Passavo la maggior parte delle giornate fuori di casa oppure rintanata nella mia cameretta per sfuggirgli, il mio padre affidatario era a conoscenza di quello che il figlio mi faceva ma se ne disinteressava o faceva finta di non vedere.

Mi trovavo in quella casa solo per l'assegno di affidamento e quei soldi servivano per comprare le bottiglie di alcol, in particolare bottiglie di whisky single malt, o pacchetti di sigarette, ad ogni modo nemmeno un penny venne speso per me.

Il vero problema con Gabriel non era il male fisico, anche se ha avuto un ruolo rilevante, è stato il terrore psicologico che mi ha fatto provare quando vivevamo insieme, ed è ripartito nel momento stesso in cui l'ho rivisto.

A casa sua ero sempre in allerta perchè mi potesse fare degli scherzi di cattivo gusto, uno di questi è stato buttarmi giù dall’albero, amavo arrampicarmi sugli alberi, mi dava l’illusione di scappare dalla realtà ma da quel momento solo il pensiero di arrampicarmi mi faceva sudare freddo. Quello che Gabriel sa fare meglio è trasformare le cose che amano le persone nelle loro peggiori paure.

La cosa che mi ha sempre sollevato è stata che sono rimasta poco tempo sotto la tutela di Jeffrey, il padre di Gabriel, poco più di sei mesi, perché non appena arrivò la lettera di ammissione ad Hogwarts raccolsi tutte le mie cose, non ci impieghai molto perchè erano poche, nascosi la valigia sotto il letto e la notte una volta sicura che tutti dormissero scappai senza voltarmi indietro e senza lasciare nemmeno un biglietto, sapevo che non avrebbero sentito la mia mancanza.

In realtà fui un incosciente perché non potevo sapere se quella scuola o la magia esistessero veramente ma la speranza di trovare qualcosa di meglio era troppo forte rispetto alla prospettiva di rimanere un altro giorno lì, nel terrore, nell’infelicità e soprattutto nell’angoscia.

Decido di non fare colazione per andare alla ricerca di Gabriel, non gli permetterò di cogliermi di sorpresa anche oggi, lo cerco in lungo e in largo ma niente, non so dove possa essersi cacciato, magari è tornato a casa. Siccome è tardi vado nella mia aula per fare lezione e fuori dalla porta trovo colui che stavo cercando fino a cinque minuti prima.

Gabriel: "Arrivi sempre così tardi a lezione?" rigira tra le dita la sua bacchetta senza alzare lo sguardo, non so come abbia fatto a capire che sono io.

T/n: "Tu invece giochi sempre con la tua bacchetta?" apro la porta della classe senza preoccuparmi del fatto che lui sia appoggiato con la schiena su di essa.

Gabriel: "Sei sempre stata così gentile o lo sei diventata negli ultimi anni?" si sposta prima che possa cadere.

T/n: "Sono così solo con le persone che non mi piacciono" gli sorrido falsamente.

Secret & Provocation // Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora