One. Vecchie conoscenze

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Sono le quattro del mattino e mi sono svegliata di colpo, forse è soltanto un altro dei miei soliti incubi.
Mi giro sul fianco e provo ad addormentarmi nuovamente. I pensieri fanno sempre più rumore dentro la mia testa, cerco di scacciarli via ma, la mia attenzione viene catturata dalla foto posizionata sul comodino. Del legno bianco ormai un po' consumato sui lati fa da cornice a due ragazzi che si stringono guardandosi negli occhi, felici di essere insieme: una sono io, e l'altro è lui.

Forse non posso più definirlo il mio ragazzo.  Sono passati  tre mesi dalla sua scomparsa, o meglio, dalla sua fuga, ed io da quel giorno non faccio altro che pensarci e ripensarci, interrogandomi su quale possa esser stato il motivo che lo abbia spinto a prendere una decisione del genere.

Torno a dormire, alzo la coperta fino all'altezza della mia spalla e chiudo gli occhi lasciandomi avvolgere dal sonno, mettendo così a tacere tutto il caos che avevo nella mente.
Soltanto quando i raggi di sole penetrano dalla finestra riesco a svegliarmi, la sveglia che imposto dal mio cellulare era stata spenta consapevolmente permettendomi dunque di restare a dormire per altri trenta minuti, e questo significava solamente una cosa: ero in ritardo.

Il mio cervello ci mette qualche secondo a realizzare la cosa, e non appena lo fa, mi da l'impulso di alzarmi dal letto velocemente. I miei occhi sono ancora mezzi chiusi perciò non faccio troppo caso all'abbinamento di vestiti per quella mattina, infatti mi rendo conto di essermi vestita completamente di nero quando ritrovo la mia figura riflessa nello specchio.
Sono uno straccio, i capelli sono completamente arruffati e delle bellissime occhiaie grigie fanno da contorno al mio incarnato chiaro. Prendo la spazzola e pettino i miei capelli soltanto per togliere il crespo, mentre cerco a tastoni il dentifricio sul lavandino con la mano libera.

Esco di casa alle 7:47, mi restano circa dieci minuti per raggiungere la scuola prima dell'inizio della lezione, e tra un lamento e l'altro, convinco mia madre ad accompagnarmi in macchina piuttosto che andare a piedi, come al solito.

Non appena metto piede fuori dal veicolo di mia madre, che emette un rumore fastidioso, la campanella suona annunciando l'inizio della giornata scolastica. Corro facendomi spazio tra le altre persone per raggiungere l'aula di letteratura al secondo piano, e quando arrivo ringrazio mentalmente che il professore non sia ancora in classe.
Alzo lo sguardo verso gli altri ragazzi presenti e già posizionati e riconosco gli occhi del mio migliore amico che aveva tenuto un posto libero per me.

"E' un'altra giornata no?" chiede il mio migliore amico, quando non mi vede ricambiare il saluto. Sbadiglio lasciandomi andare contro la sedia, con ancora il respiro irregolare a causa della corsa.
"Semplicemente in ritardo" esclamo alzando la mano esasperata. Harry mi conosce bene e preferisce restare in silenzio senza farmi altre domande ed io con un sorriso lo ringrazio.

Il professore Martin parla per tutta la lezione senza mai fermarsi. Quell'uomo non aveva un attimo di pace, faceva un'ora dietro l'altra senza sosta, ma nonostante ciò  le sue lezioni sono sempre interessanti e lui non mostra mai un accenno di stanchezza. 
Mi piace letteratura, è la mia materia preferita, e soprattutto e ciò che voglio intraprendere come percorso universitario una volta finito questo ultimo anno scolastico, però stamattina, per quanto avessi interesse nell'approfondire Shakespeare, non sono abbastanza concentrata. Probabilmente proprio per questo motivo, alla fine della lezione il professore decide di parlare con me.

Attendo che tutti gli altri studenti lasciano la classe, e  nel frattempo mi siedo nervosamente picchiettando le dita contro la mia borsa. Sicuramente mi aspettava un rimprovero per la mia mancanza di attenzione alla sua lezione. Sospiro e lo guardo mentre mi raggiunge sedendosi dietro la cattedra.

"Olyvia Kylei" dice lui mentre continua a frugare nella sua cartella, alla ricerca di qualcosa, che a quanto si percepiva dalla sua espressione non riusciva a trovare. "Questa è la sua verifica, l'ultima che abbiamo fatto appena una settimana fa" spiega mentre la fa scivolare sulla scrivania spingendola verso di me.

Unwritten (Njh)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora