2° capitolo - caffè

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Parcheggiai la macchina di fronte alla sede della Roma.

Di nuovo.

Questa volta però, sorridevo dentro di me all'idea di ciò che mi aspettava al suo interno.

Quando, la sera prima, avevo riferito al mio fidanzato il mio incontro con Paulo Dybala, lui era rimasto letteralmente senza fiato.

Per qualche oscuro motivo però, avevo preferito non dirgli nulla a proposito del caffè che mi attendeva, in sua compagnia.

Quando entrai nell'edificio, fui accolta della receptionist che mi chiese: "di cosa ha bisogno?"

"sono Sofia Ferrante, un architetto dello studio che ha il compito di riprogettare l'edificio"

"Ah, certo. Mi è stato dato ordine di accompagnarla da Paulo"

Dentro di me pensai: "un ordine? di accompagnarmi da... Paulo?". Da quando in qua i calciatori si occupavano della ristrutturazione delle sedi delle loro squadre?

La receptionist mi accompagnò fino ad un campo da calcio, molto moderno.

"Buongiorno", mi disse una voce dietro di me.

Era il manager che il giorno prima aveva deciso che proprio Paulo Dybala sarebbe stato la mia "guida turistica"

"Buongiorno", risposi sorridendo.

"Immagino si sarà chiesta come mai l'ho affidata a Paulo".

Annuii. "Sì, in effetti ero un po' stupita"

"Ho pensato che dialogare con i calciatori e conoscere il loro punto di vista a proposito del suo progetto sarebbe consigliabile, quindi, dato che ha già fatto conoscenza proprio con Paulo, chi meglio di lui potrebbe guidarla?"

"S-sì, suppongo che abbia ragione"

Mi lasciò lì, a guardare la squadra che si allenava.

Feci un paio di foto. Di certo non capitava tutti i giorni di poter assistere dal vivo  ad un allenamento della Roma.

Dopo circa un'ora vidi Paulo Dybala staccarsi dal gruppo e venire verso di me.

"Hola! Dame unos segundos che mi cambio, poi sono da te"

Gli sorrisi e gli dissi che non c'era nessun problema, avrei atteso tutto il tempo necessario. Era bellissimo il modo in cui mescolava spagnolo e italiano.

Scossi la testa per allontanare malsani pensieri che affioravano nella mia mente: ero fidanzata, punto e basta.

Approfittando del fatto che il campo fosse interamente deserto, scesi dagli spalti e camminai lungo il suo perimetro.

Un sogno nel cassetto, che era sempre stato presente nella mia vita, era quello di fare la giornalista sportiva.

Amavo guardare lo sport: sapevo le regole di almeno una decina di essi, tra calcio, sci, tennis, pallavolo, basket e altre discipline meno popolari.

A dispetto delle credenze popolari, ero una donna assai diversa dalle altre: amavo trascorrere le serate insieme al mio fidanzato guardando le partite di calcio, e tante volte ero proprio io che lo indirizzavo su questa strada, non il contrario.

"Que estas haciendo?", sentii dietro di me.

Quando mi voltai mi ritrovai di fronte a Paulo, sorridente, con in mano un borsone nero con il simbolo della Roma al centro.

"Osservavo", risposi io.

"Mi avevi detto di non sapere lo spagnolo", aggiunse l'argentino.

"Infatti è così", gli risposi ridendo "qualcosa si intuisce"

"Non tutti capiscono"

"la mia migliore amica è italo-peruviana. Non potrei non capire dopo anni in cui parlavo con sua mamma e il suo italiano molto stentato", risposi ridendo.

Paulo rise, e mi accompagnò all'interno del grattacielo.

"dame un segundo que yo apoyo la bolsa"

"Fai pure", gli dissi, intuendo anche questa volta cosa avesse detto.

Dopo aver appoggiato il borsone in una stanzina non meglio identificata, Paulo mi trascinò verso la caffetteria.

"Vuoi un caffè?", mi chiese poi.

"Come potrei rifiutare", risposi, guardando dritto in quei suoi meravigliosi occhi verde smeraldo.

"como se dice en aleman?", mi chiese poi.

Lo guardai con fare interrogativo. La mia comprensione dello spagnolo era decisamente limitata. Paulo sorrise e ripeté la domanda, solo che questa volta in italiano: "Come si dice in tedesco?"

"Möchtest du einen Kaffee?", gli dissi, ripescando nella mia mente le nozioni di tedesco che ormai ammuffivano nel mio cervello da anni, inutilizzate.

Ridemmo insieme, parlando del più e del meno come due vecchi amici. Paulo mi raccontò la sua vita, da quando era un bambino con grandi sogni, a quando finalmente era riuscito ad "approdare" in Italia, sancendo così il vero inizio di una sfavillante carriera.

Io, dal canto mio, gli raccontai di come era nato il mio sogno di vivere a Roma, di come mi ero appassionata al calcio e di come ero stata costretta ad accantonare la mia possibile carriera di giornalista sportiva.

"Ti piace vivere a Roma?", mi chiese Paulo, dopo che ebbi finito di parlare.

"Sì, anche se il mio cuore è rimasto a Milano, dove vivevo quando studiavo all'università", ammisi.

"Se dovessi scegliere il luogo che preferisci di questa città, cosa diresti?", domandò incuriosito.

Ci pensai per qualche istante. "amo il Colosseo, però nei periodi in cui ci sono pochi turisti... sennò direi senza dubbio i giardini del Vaticano"

"immaginavo", disse sottovoce.

"perchè?", gli chiesi, ridendo.

"è un posto tranquillo, poco affollato, ma comunque meraviglioso... mi sembra adatto per te"

"che ne sai che non amo la folla?"

"mi sembri un po' timida... scusami se sbaglio", disse.

"è sempre stato un mio difetto", ammisi.

"e chi ha detto che si tratta di un difetto? Secondo me le persone timide sono le migliori... nascondono delle pieghe meravigliose del proprio carattere, che, una volta scoperte, catturano per sempre", obiettò sincero.

Sorrisi. Paulo Dybala mi aveva fatto un complimento... quando mai avrei potuto sognare che una cosa del genere accadesse veramente?

"Grazie", dissi.

"Tu invece, qual è stata la prima impressione di me?"

Lo scrutai per qualche istante. "secondo me sei una persona molto solare, ma anche riservata a modo suo... mi sembra come se tu volessi mostrare al mondo il lato più... come posso dire? macho, di te, nascondendo quello più dolce"

Mi osservò... per un attimo temetti di aver detto troppo... in fondo ci conoscevamo da appena un giorno, poi però lo vidi sorridere.

"sei brava a capire le persone, è una dote rara"

In realtà la mia timidezza e la mia capacità di capire le persone al primo incontro con loro, era nata nella notte dei tempi, come scudo per proteggermi dal mondo.

Ma questo racconto sarà per un'altra volta, caro Paulo.

Lo guardai, gli sorrisi.

Era bellissimo.

Il sole e la luna II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora