45° capitolo - travel

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"buenos días", mi disse Paulo, non appena aprii gli occhi.

Era di fronte a me, con un vassoio pieno di cibo.

Mi misi a sedere, sorridente come non mai. L'idea di essere lì, e di aver vissuto con Paulo Dybala per una settimana senza litigi o incomprensioni, mi faceva sentire la persona più fortunata al mondo.

Perchè, in fondo, lo ero. C'era un elenco infinito di persone che avrebbero dato qualsiasi cosa per essere al mio posto.

Osservai compiaciuta che sul vassoio c'erano solo cose salate: Paulo ormai mi conosceva bene, e sapeva perfettamente che, tra sale e zucchero, avrei sempre scelto il sale.

Erano ormai lontani i tempi in cui mia madre si lamentava perchè non capiva i miei gusti, non comprendendo soprattutto la mia mania di mangiare salato persino a colazione.

Dio come si stava bene così lontano dalla mia vecchia vita.

"sai che mi è venuta un'idea?", mi chiese Paulo, sedendosi accanto a me.

"di tanto in tanto vengono anche a te, allora", gli dissi ridendo, per prenderlo in giro.

Alzò gli occhi al cielo, e proseguì: "dicevo... pensavo che un giorno di questi potremmo andare in Argentina"

Capii subito dove voleva arrivare, ma lasciai che fosse lui a dirmelo: "vorrei presentare te e Iris a mia madre"

Deglutii. Sapevo che era una donna meravigliosa, a cui Paulo voleva un mondo di bene, ma sapevo anche che non avrebbe preso bene la mia comparsa nella vita di suo figlio.

Sapevo, però, che prima o poi avrei dovuto conoscerla, e che quel momento era definitivamente giunto.

Annuii, osservando la gioia negli occhi di Paulo.

Amavo quei suoi lineamenti di bambino, che nascondevano una vita piena di gioie, come di dolori. Lui aveva sofferto, come me, se non di più.


Due giorni dopo eravamo comodamente seduti su un aereo, in attesa che partisse da Roma, per poi atterrare parecchie ore dopo a Buenos Aires.

Ricordavo quando eravamo stati insieme in aereo l'ultima volta. Nella mia mente volteggiarono velocemente le immagini di ciò che ci eravamo detti, scritti, di ciò che avevamo fatto.

Sorrisi.

Certo che ne era passata di acqua sotto i ponti, da quella volta.

Mentre l'aereo decollava, appoggiai la testa sulla spalla di Paulo, e chiusi gli occhi.

Sentii la sua mano incastrarsi nella mia. Era morbida, come sempre.

"sei felice?", mi chiese, avvicinandosi lentamente al mio orecchio.

"non sono mai stata più felice in vita mia", risposi, sollevando la testa dalla sua spalla e sorridendo.

"lo sai che sei diventata famosa?", mi chiese, ridendo.

"ne ho avuto il sentore", risposi, dipingendo un sorriso sulle mie labbra.

In effetti in quegli ultimi giorni ero diventata probabilmente la donna più chiacchierata d'Italia, con la mia comparsa a sorpresa nella vita di un mito, quale Paulo Dybala.

Avevo trascorso pomeriggi interi a leggere articoli che ci riguardavano, nonostante Paulo continuasse a dirmi di non farlo, perchè prima o poi avrei letto qualche commento negativo che mi avrebbe rovinato la giornata.

In realtà di commenti negativi ne avevo trovati vari, comunque in numero decisamente minore rispetto a quelli positivi. Leggendoli, non facevo altro che ridere.

Tutti credevano di conoscere me, Paulo, Iris. Tutte le ragazze erano convinte che la Joya fosse l'amore della loro vita, i maschi lo consideravano un esempio da seguire, ma quasi nessuno di loro poteva dire di avergli mai parlato.

Eppure tutti si sentivano padroni di decidere se io fossi o meno la donna giusta per Paulo.

Che ridere.

Parlavano di me come una ragazza uscita dal nulla più assoluto, che era riuscita a conquistare la Joya.

Perchè a quanto pareva, a nessuno interessava il fatto che per una vita intera avessi sgobbato studiando dalla mattina alla sera per raggiungere i miei sogni. Venivo dal nulla perchè non ero influencer, cantate, attrice, modella o qualsiasi altra cosa si confacesse con il ruolo di fidanzata di un calciatore.

I titoli dei giornali dicevano: "Chi è Sofia Ferrante, colei che è riuscita a conquistare Paulo Dybala", oppure, "Paulo, Sofia e Iris Dybala. Una nuova famiglia nel mondo delle celebrità"

Sentii le braccia di Paulo cingermi il collo. Amavo i suoi abbracci più di qualunque altra cosa.


L'aereo atterrò parecchie ore dopo a Buenos Aires. Da lì andammo a Córdoba, dove alloggiammo in un hotel.

Fummo accolti come due celebrità (cosa che eravamo, nonostante dovessi ancora abituarmi a questa vita).

"sei pronta per domani?", mi chiese Paulo quando fummo finalmente soli, nella nostra stanza, insieme ad Iris che, dopo ore ed ore di viaggio, dormiva tranquillamente.

Era programmato per il giorno seguente, infatti, l'incontro con la madre di Paulo.

Non potevo certo dire di essere pronta: avevo paura del suo giudizio, di ciò che avrebbe potuto pensare di me.

Sapevo però, che avrei potuto fidarmi di lei. In fondo aveva messo al mondo un figlio meraviglioso come Paulo, che la amava tanto da tatuarsi il suo nome in arabo sul costato.

"si dai, anche se ho un po' d'ansia", ammisi.

Paulo mi fece sedere accanto a lui sul letto, e disse: "stai tranquilla. Mia madre è simpatica"

"non lo metto in dubbio, ma ho paura che possa... giudicarmi"

"per cosa? perchè ami suo figlio?"

"perchè l'ho portato a tradire la sua fidanzata, forse?", chiesi, ridendo.

Paulo sorrise. "quando vedrà Iris si scioglierà", mi assicurò.

"spero", dissi, "ci tengo veramente a farle una buona impressione. So quanto tieni a lei, e so che la sua opinione conta molto per te"

"anche se dovesse odiarti, io ti amerei lo stesso", replicò sicuro, aggiungendo poi sicuro: "ma so perfettamente che ti vorrà un mondo di bene: a te, e alla nostra bambina"

Abbracciai Paulo, come se questo potesse assicurarmi la veridicità delle sue parole.


Quella sera cenammo in un ristorante molto elegante nel centro di Córdoba, per poi passeggiare per le vie della città. 

Erano trascorsi due anni dall'ultima volta che ci ero stata, con Paulo. Sembrava trascorsa una vita. Era come se fossimo tornati indietro nel tempo, a quando ci eravamo conosciuti, e ci sembrava di poter continuare la nostra relazione nell'ombra per l'eternità.

Eravamo stati veramente illusi, e stupidi.

Ma ora, finalmente, eravamo lì come due fidanzati, in compagnia della loro figlia perfetta.

Osservai Paulo e la bambina: eh già, erano proprio perfetti.

Il sole e la luna II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora