47° capitolo - amore eterno

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Mi sedetti su uno dei posto riservati dell'olimpico, accanto ad altre famiglie dei calciatori in campo.

Iris, come sempre, era seduta sulle mia ginocchia, mentre indossava una maglia con dietro scritto "Dybala"

Eh già. Era una Dybala anche lei, e, esattamente come quelli di suo padre, quegli occhioni verdi avrebbero presto ammaliato il mondo intero. Ero certa che sarebbe diventata una ragazza bellissima, perfetta.

Speravo solo che il suo naso sarebbe stato come quello del padre, e non certo come quello che avevo fino  a prima della mia operazione.

Ma questo era un problema che mi sarei posta quando fosse cresciuta.

Ora tutto ciò che importava eravamo io, lei , e Paulo.

Le squadre, in quel momento, si stavano riscaldando in campo. Era bellissima la prospettiva da lì.

Era la prima volta che mi capitava di assistere ad una partita in qualità di fidanzata ufficiale di Paulo Dybala e, di certo, non sarebbe nemmeno stata l'ultima.

I fan della Joya erano rimasti un po' interdetti dalla mia comparsa nella sua vita, soprattutto ci era voluto un po' prima che tutti capissero che Iris non era solo mia figlia, ma anche di Paulo.

Il colpo più duro fu sicuramente quello che infersi a tutte le adolescenti scalmanate che non avevano mai smesso di sperare in un fidanzamento con lui. La cosa più strana, era che anche io ero come loro qualche anno prima.

Ed ora, invece, ero lì. Tutti i miei sogni si erano realizzati, dal primo all'ultimo.

Parlai un po' con Miriam, la moglie di Spinazzola, e constatai presto che saremmo diventate grandi amiche. Era molto simpatica e, nonostante la notevole bellezza, non era certo come Oriana. Lei non squadrava la gente dall'alto in basso. Era come me, grata per ciò che aveva.

La partita fu bellissima, piena di colpi di scena. Paulo, come di consueto ormai, fece goal.

Spesso mi diceva che questa sua rinascita era avvenuta solo grazie a me, alla mia influenza positiva nella sua vita. Diceva che vedere il mio sorriso sugli spalti lo faceva sentire bene, come quando, da piccolino, correva per le strade di Laguna Larga con il pallone tra i piedi, sognando di diventare ciò che poi sarebbe diventato.

Solo che lui, all'epoca, non lo sapeva.

Quando un fischio sancì il termine del derby, improvvisamente una delle guardie a bordo del campo venne verso di me, e disse: "Paulo Dybala ha chiesto di farla entrare in campo"

La guardai, incerta se avessi capito bene o no: "come?", le chiesi.

"Deve entrare in campo. Ha detto di lasciare la bambina alla squadra"

Strabuzzai gli occhi, interdetta, ma decisi comunque di seguire gli inconsueti ordini.

Qualsiasi cosa Paulo avesse in mente, me l'avrebbe pagata cara.

Scesi le gradinate degli spalti, evitando tifosi che bloccavano il passaggio.

Quando entrai in campo, fu una sensazione stranissima. Non l'avevo mai fatto prima. 

Per la prima volta potevo vedere il mondo dalla prospettiva di Paulo. Capivo ciò che poteva provare, trovandosi lì, circondato da tutti i 72.698 spettatori che lo stadio era in grado di ospitare.

Lasciai la bambina ad Abraham, che si sporse verso di me per prenderla in braccio, e proseguii verso il centro del campo, dove si trovava Paulo, sorridente.

Quando lo raggiunsi mi prese per mano, e disse, ridendo: "ti prego non odiarmi per ciò che sto per fare"

Lo guardai male, mentre lui prese in mano un microfono.

Sentivo i battiti del mio cuore, sempre più insistenti.

Quando Paulo iniziò a parlare, tutto lo stadio ammutolì di colpo.

"sofi, so che in questo momento vorresti uccidermi per ciò che sto facendo, ma dovevo. Voglio che questo momento non sia memorabile solo per me e te, ma per il mondo intero. Voglio che tutti ricordino questa partita, questo istante, come quello in cui ti ho dichiarato amore eterno"

Portai una mano sulla mia bocca, cercando di non guardare tutti gli spettatori dello stadio, mentre Paulo si inginocchiò di fronte a me.

"è superfluo dire quanto ti ami, quanto tu abbia cambiato la mia vita. In questi due anni sono diventato una persona diversa, solo grazie a te, e a tutto ciò che abbiamo passato insieme. Tu hai messo al mondo nostra figlia e l'hai fatta crescere, anche quando non ero lì con te. Tu sei la mia luna, io sono il tuo sole. E' per questo Sofi che ti chiedo, qui, di fronte a queste 72.698 persone, nonché a tutte quelle che stanno guardando questa scena in tv, o che la stanno ascoltando alla radio, di diventare mia moglie"

Guardai Paulo, esterrefatta. Sentii gli occhi di tutto lo stadio, anzi, di tutto il mondo, puntati su di me, sulla ragazza comparsa dal nulla, che già si rendeva protagonista di una scena che sarebbe entrata nella storia.

Sorrisi.

"Sì", dissi, mimando la mia risposta con la testa, in modo che tutti potessero comprenderla.

In breve tempo lo stadio fu invaso dagli applausi, che risuonarono all'unisono, per la prima volta uniti, indipendentemente dalla propria fede calcistica.

Tutti i giocatori in campo vennero verso di noi, anche quelli della squadra avversaria. Ci abbracciarono, ci fecero i complimenti.

Nel frattempo ci fu anche restituita Iris, che aveva risvegliato in Abraham il suo spirito di padre.

Non potevo crederci.

Sarei diventata la moglie di Paulo Dybala, ed ero certa che quella meravigliosa dichiarazione d'amore sarebbe diventata senza tempo, ricordata per sempre come il momento più romantico mai visto sull'erba dell'olimpico.

Mi voltai verso la folla, che mi guardava. Qualcuno con interesse, qualcuna con invidia, altri con curiosità... bene o male stavano tutti guardando me.

Guardavano la ragazza sconosciuta di cui nessuno aveva mai saputo nulla, prima che facesse capolino nella vita di Paulo Dybala insieme ad una bambina, distruggendo ogni certezza.

Per un istante il mio pensiero andò ad una piccola me, che si guardava allo specchio temendo che nessuno l'avrebbe mai voluta al suo fianco. 

Come avrei voluto poter tornare da lei, e dirle: "non preoccuparti, Sofi. Ciò che vuoi arriverà, quando meno te lo aspetterai"

Tornare indietro era impossibile, e, forse, era meglio così. Forse erano stati proprio quei pianti, quelle insicurezze, a rendermi la persona di cui Paulo si era innamorato, colei nella quale era in grado di rispecchiarsi, nonostante i nostri mondi fossero due universi paralleli, che apparentemente non avrebbero mai potuto incontrarsi.

E invece ogni tanto accade. Ogni tanto anche il sole e la luna si incontrano, si toccano, si sfiorano, e decidono di non lasciarsi mai più.

the end

Il sole e la luna II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora