11° capitolo - credevo in te

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Entrai nel costoso locale come se lo frequentassi da una vita, come se fossi abituata a trovarmi circondata dal lusso, da tutto ciò che avevo sempre sognato ma che non avevo mai avuto.

Scorsi in un angolo Paulo e Oriana.

Mi avvicinai lentamente a loro, ignorando Tommaso che mi chiedeva di fermarmi un secondo prima di tuffarmi nella calca perchè mi doveva parlare. Osservai il mio obiettivo, così chiaro e nitido con quegli occhi verde smeraldo.

Vidi quegli occhi luccicare alla mia vista.

Non notai lo sguardo confuso di Oriana, che trovava impossibile anche solo l'idea che quella normalissima ragazza che aveva visto un paio di giorni prima potesse trasformarsi in una sua degnissima rivale.

Io e Paulo ci fissammo qualche istante. 

Avvicinandomi a lui ancheggiai leggermente approfittando del fatto che i suoi occhi erano incollati a me, come se fossi l'unico essere vivente presente sulla faccia della terra.

"wow", disse.

In realtà non lo udii a causa della musica alta, come non lo udirono Tommaso e Oriana, troppo intenti a guardarsi intorno per cercare di togliersi da quella situazione imbarazzante.

Vidi però le sue labbra, che ormai conoscevo così bene, mentre tracciavano lentamente quella parola, stampando sul mio volto un sorriso di soddisfazione, che nessuno sarebbe riuscito a cancellare.

Con le labbra mimai la parola "Hola".

Bevemmo qualcosa al bar, parlando tra noi, nonostante Tommaso e Oriana ci osservassero senza dire una parola.

Non mi interessava: mi bastava guardare negli occhi di Paulo perché tutto mi sembrasse in secondo piano rispetto a noi.

Sorridevo, così felice, così realizzata.

Osservavo il mondo che mi circondava con occhi diversi.

Ballai un po con Tommaso, senza però distogliere gli occhi da quello che era il mio vero interesse in quella sala, con quei suoi capelli castano scuro che avrei riconosciuto tra un milione.

Quando ci avvicinammo nuovamente alla coppia, Paulo si alzò e mi porse un braccio per invitarmi a ballare con lui.

Oriana lo vide, e alzò la voce chiedendo: "no bailes conmigo?"

"primero los invitados, luego por supuesto también bailaré contigo", rispose secco.

Mi voltai verso Tommaso e lessi l'invidia nei suoi occhi. Non so perchè ma in quel momento non riuscii a dispiacermene, non riuscii a preoccuparmi del fatto che potesse scoprire la mia relazione con Paulo.

Giungemmo al centro della sala, mentre le note di "High on Life", risuonavano in ogni angolo.

"non hai paura che Oriana scopra tutto?", chiesi.

"Figurati, quella è talmente egocentrica che non potrebbe nemmeno immaginare che qualche ragazza possa costituire una minaccia per lei"

"non ne sarei così sicura se fossi in te"

"è bene che ci veda, così si ingelosisce e capisce che non la aspetterò in eterno"

Lasciai di colpo le sue mani. "quindi mi stai usando?", gli chiesi tagliente. "è questo che sono per te? Una ragazza usa e getta per far ingelosire la tua fidanzata?".

Con quella sua affermazione mi aveva colta nel profondo. Ero stata io la stupida a illudermi di poter contare effettivamente qualcosa per Paulo Dybala.

Ero solo una povera illusa.

"No Sofi, hai frainteso, ti giuro..."

Tentò di spiegarsi, solo che io non ascoltai: non riuscivo a sentire più nulla. Tutto intorno a me non sentivo altro che il suono dell'umiliazione, in bocca il sapore amaro della delusione.

Ci avevo creduto.

Mi diressi velocemente verso Tommaso e gli afferrai un braccio.

Lo trascinai fuori dal locale, praticamente correndo, ignorando il suo sguardo interrogativo o la voce di Paulo che mi pregava di tornare indietro.

Quando mi trovai all'aria aperta trassi un profondo respiro, deglutendo lentamente e cercando di cancellare le lacrime che iniziavano ad affiorare.

Percepivo un blocco in gola che mi impediva di pensare lucidamente.

"Che succede?", mi chiese Tommaso, "perchè siamo scappati così?".

"perchè sì"

"Dybala ti ha..."

Ma certo, quale scusa migliore per giustificare la mia rabbia, la mia frustrazione, e anche le lacrime che ormai non riuscivo più a controllare.

In fondo non si meritava nulla, mi aveva solo usata, tanto valeva usarlo anche io.

Io e Tommaso ci sedemmo su una panchina, mentre respiravo l'aria estiva di Roma, osservai le auto passare, così tranquille, ignare della ferita che si era appena aperta nel mio cuore.

Mi appoggiai alla spalla del mio fidanzato, cercando di riacquisire quella confidenza con lui, che ormai mi sembrava non essere mai esistita.

Mi sembrava di non conoscere quel corpo, che in realtà faceva parte della mia vita da quasi sette anni. Insieme eravamo freddi: non esisteva più il fuoco che regnava tra noi quando ci eravamo appena conosciuti.

Non riconoscevo nemmeno più il profumo della sua pelle, che invece avrei dovuto conoscere così bene.

Mi morsi un labbro per non piangere: stavo buttando via la mia relazione solo  per un uomo, la cui unica intenzione era quella di usarmi.

Osservai Tommaso.

No, non lo amavo più. Era inutile prenderci in giro, prendere in giro me stessa: non riuscivo più a pensare a lui come all'uomo con cui trascorrere il resto dei miei giorni.

Per un istante lessi nella mia mente l'effettiva immagine della me del futuro, soffermandomi sulla persona che mi stava accanto. 

Era Paulo.

Scossi la testa per allontanare quell'immagine.

Era stata solo una relazione breve. La Joya mi aveva fatta sentire come mai prima, ma era stato bello finchè era durato.

Lasciai le lacrime scorrere, e nemmeno mi accorsi del fatto che aveva iniziato a piovere.

I miei capelli erano fradici, come d'altronde i miei capelli, mentre il trucco che così sapientemente avevo applicato ai miei occhi solo poche ore prima era colato, creando dei disegni scuri sul mio volto.

Avevo commesso l'errore più grande di tutti.

Mi ero innamorata di lui, dei suoi occhi, della sua voce e di quel suo maledetto accento spagnolo.

Mi ero innamorata di Paulo, e ora stavo pagando per il mio errore.

Il sole e la luna II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora