21° capitolo - parlami di te

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"ora che siamo qui, parlami un po' di te", mi disse Paulo, camminando lungo la strada accanto al castello, che si affacciava sui vigneti.

Era il tramonto. Stare lì mi ricordava le estati che trascorrevo in compagnia delle mie amiche, dei miei genitori.

"Non ho molto da dire sulla mia vita", obiettai ridendo.

"tutti hanno molto da dire sulla loro vita", disse guardandomi negli occhi.

"da quando sei così filosofico?", gli chiesi per prenderlo in giro.

"eres tu quien me contagia", rispose, accarezzandomi la mano che stringeva nella sua.

"sono nata qui, a Conegliano, dove ho sempre vissuto, prima di trasferirmi a Milano per l'università. Non conosco la povertà sudamericana, non conosco la sofferenza più pura."

"come mai hai scelto proprio Milano?"

"in realtà non lo so di preciso. Devo tutto all'estate che ho vissuto quando avevo quattordici anni... in quei tre mesi sono cambiata veramente tantissimo"

"in soli tre mesi?"

"Sì: prima di quel momento volevo andare all'estero a studiare, amavo solo leggere e odiavo profondamente ogni forma di sport. Tre mesi dopo avevo deciso che avrei studiato a Milano, e avevo scoperto una passione per lo sport. Ho continuato ad odiare l'attività sportiva in sè, ma mi sono rivelata un'esperta teorica in tutto"

Paulo rise. "sei fantastica. Questa tua passione è stata una delle prime cose che ho scoperto... sono abituato a ragazze che guardano saltuariamente le partite, tu invece sei come un mister", mi disse, sempre ridendo.

Risi a mia volta. Era vero. Sapevo tutto ciò che c'era da sapere sullo sport, eppure nel praticarlo ero sempre stata una completa frana.

"in effetti odio lo stereotipo della ragazza che si arrabbia col suo fidanzato se decide di vedere una partita... sono sempre io quella che non se ne perde una", dissi ridendo.

Paulo ricambiò la risata, guardandomi negli occhi come solo lui sapeva fare.

"dicevo che quell'estate ha cambiato completamente la mia vita: resta tutt'ora la migliore che io abbia mai vissuto... sotto certi punti di vista ho nostalgia di quei momenti, anche se nessuno capirà mai perchè".

"io lo capisco", disse, sorridendo, per poi chiedermi: "vai d'accordo con i tuoi genitori?"

Mi fermai un istante. Forse quello era per me l'argomento più delicato di tutti.

"esternamente ho sempre dimostrato di si", dissi, incupendomi improvvisamente.

"e internamente?"

"non l'ho mai detto a nessuno prima, però mi è capitato spesso di avere dei pensieri decisamente discordanti. A volte mi sono trovata a desiderare di essere tutto meno che come mia madre"

"come mai?", mi chiese, abbassando  la voce, forse per paura di aver toccato un tasto troppo debole per essere approfondito.

"è colpa sua se avevo quel naso, è colpa sua se ora ho dei difetti del mio corpo che odio profondamente. Non sopportavo il fatto che lei trascurasse sempre se stessa, il suo aspetto, e temevo in qualche modo che col passare degli anni potessi diventare così anch'io"

Paulo non disse nulla, mi lasciò proseguire.

"le ho sempre voluto un mondo di bene, e gliene voglio ancora, però caratterialmente sono come mio padre, e lo sarò sempre"

Ricordare i conflitti interiori della me adolescente mi provocò una punta di malinconia, che cercai di allontanare asciugando la lacrima che aveva iniziato a farsi strada sul mio volto.

"ho lavorato e lottato tanto per arrivare qui", gli dissi. "ero brutta, ma in quella meravigliosa estate di cui ti parlavo, ho deciso che avrei smesso di piangermi addosso, e che avrei lavorato per cambiare. Quasi per gioco ho indossato delle scarpe col tacco, e ho promesso a me stessa che da là non sarei mai più scesa. Dopo aver capito cosa volevo effettivamente dalla mia vita non ho mai smesso di studiare, di cercare di essere la parte migliore di me. Da adolescente ho affrontato mille difficoltà, mille paure. Ho imparato che non bisogna mai contare su una seconda persona per realizzare i propri sogni."

Trassi un respiro profondo e poi continuai, ormai travolta dal fiume di parole e di ricordi che mi invadeva.

"Io e la mia migliore amica avremmo dovuto andare a studiare insieme a Milano, vivere la nostra vita fianco a fianco, solo che lei non è mai riuscita ad avere voti come i miei a scuola, così alla fine l'università l'ha fatta a Venezia. Io ho dovuto affrontare le mie più grandi paure, ho acquistato un monolocale e Milano e ho affrontato di tutto, dalla periferia ai luoghi più malfamati, io ci sono stata, ho camminato a testa bassa sperando di non essere mai violentata, di non subire nulla. Se non si è donna non si può comprendere veramente l'ansia che si prova a camminare lì di notte."

Paulo mi abbracciò, lasciando che i suoi vestiti si impregnassero delle mie lacrime. Era evidente che quei ricordi costituivano per me una ferita profonda, che, nonostante il passare degli anni, non si era ancora rimarginata.

"ahora estoy aquí, quien te protegerá para siempre"

Lo baciai, ma poi continuai nella mia narrazione. Mi resi conto che era vero ciò che Paulo mi aveva detto poco prima: tutti hanno molto da raccontare sulla loro vita.

"Le mie insicurezze si erano rafforzate durante i tre anni di scuola media, in cui mi sono sentita dire di tutto. In primis i miei professori mi avevano convinta che non sarei riuscita a fare mai nulla, che avrei potuto impegnarmi all'infinito, ma che non sarei mai arrivata da nessuna parte."

Mi fermai un istante, ma poi proseguii. "poi c'erano tutti i miei compagni di classe, coloro che in qualche modo si definivano miei amici... ma ero io la prima stupida a non sapere cosa volesse dire avere degli amici veri. Mi hanno sempre usata: le femmine in primis, con la loro supponenza, con la loro convinzione di essere perfette, più belle e più brave di me"

"eppure ora sei tu l'amante della Joya, non loro", mi disse Paulo ridendo e baciandomi dolcemente.

Era vero: ero io lì, abbracciata ad un calciatore di serie A, quando loro erano convinte che sarei rimasta zitella a vita.

Mi abbandonai tra le braccia di Paulo, gustando il sapore delle sue labbra.

Era la prima volta che raccontavo a qualcuno tutto ciò che avevo vissuto.

Era la prima volta che sentivo di aver superato tutto, che mi sentivo veramente libera, felice.

Era la prima volta che amavo qualcuno come amavo Paulo.

Il sole e la luna II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora