14° capitolo - la mia verità

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"Cosa ne pensi?", mi chiese Paulo dopo che un Taxi ci ebbe lasciati su una strada di Laguna Larga, un paesino in provincia di Còrdoba.

"E' bellissima", risposi. Nella mia mente quel posto era meraviglioso, non tanto per l'aspetto, comunque molto povero, quanto per il fatto che era proprio quel paesino ad aver visto Paulo crescere, diventare la stella che era.

"E' povero, ma è casa", mi disse sorridendo.

"Dopo aver visto Lima non mi impressiono più di nulla... e vogliamo parlare delle periferie romane?", gli risposi ridendo.

"in realtà tutti voi nati negli stati ricchi siete convinti che il fondo del degrado si possa raggiungere nelle periferie delle vostre città, ma non sapete nemmeno cosa voglia dire essere poveri veramente, non avete visto le periferie sudamericane", disse con una voce amara, che mai avevo udito prima.

"Scusa Paulo... mi dispiace", aggiunsi per chiedergli perdono per la mia superficialità.

"Lima ci sta come confronto però", aggiunse sorridendo e baciandomi, temendo probabilmente di avermi risposto troppo duramente.

Restammo in silenzio per qualche istante, camminando lungo quella strada deserta, circondata da una serie di caratteristiche case bianche.

"La vedi quella là?", mi chiese, indicando un'abitazione poco distante da noi.

"Sì", risposi.

"E' lì che sono cresciuto", disse, con gli occhi che brillavano di malinconia.

Per un istante fui quasi in grado di scorgere una piccola Joya correre lungo quelle strade, con un pallone tra i piedi, ancora ignaro del mito che sarebbe diventato.

"Ti manca?", gli chiesi, prendendogli una mano e accarezzandolo.

"Molto. Io amo l'Italia, mi ha dato a possibilità di diventare ciò che sono, ma nulla potrà mai essere come casa mia. Certo, è più povera, non ci sono i lussi che mi ha dato l'Europa, però è casa mia, e il mio cuore resterà per sempre qui"

Con un nodo alla gola gli chiesi: "hai intenzione di tornare qui con Oriana, una volta che ti sarai ritirato?"

Dire quel "con Oriana", mi costò molto più di quanto sembrasse, però decisi di lasciare da parte i dissapori, di fronte alla malinconia di Paulo verso il suo paese natio.

Osservò qualche istante l'orizzonte che si stagliava di fronte a noi. "No Sofi, una volta vista la ricchezza non torni più indietro", rispose.

Quell'affermazione mi colpì. Era vero: dopo aver vissuto per anni in un mondo ricco, consumista com'era l'Europa, nessuno sarebbe tornato indietro, nemmeno Paulo, con quel morso di malinconia che lo attanagliava ogni volta che pensava alla sua vita passata.

"I tuoi genitori non sanno che sei qui?", gli chiesi, vedendo la sua tristezza.

"C'è solo mia madre: mio padre è morto quando avevo quindici anni", rispose secco.

"Oddio Paulo, non lo sapevo, mi dispiace tantissimo..."

"Tranquilla, non potevi saperlo... comunque no, ho preferito non dirglielo... non le farebbe molto piacere vedermi con una ragazza diversa da Oriana"

"Potevi andare da tua mamma, lasciarmi in Italia... perchè mi hai portata?"

"perchè ti amo Sofi, non ho mai amato nessuna come amo te", mi rispose, voltandosi per guardarmi negli occhi.

Quella risposta mi lasciò spiazzata. 

Lui mi amava... ricambiava i miei sentimenti, ed ora noi eravamo lì, nel paese dov'era nato, a migliaia di chilometri dalle nostre vite, mano nella mano.

"io...", iniziai, cercando di trovare le parole giuste per rispondere, ma lui mi batté sul tempo.

"Ha a stento sopportato il fatto che avessi tradito Antonella, anni fa... mi ha avvisato che se l'avessi rifatto non mi avrebbe più riconosciuto come suo figlio... sono troppo legato a lei, mi distruggerebbe l'idea che non mi voglia più"

"Oddio Paulo, non lo sapevo", gli dissi, sinceramente affranta per la sua situazione.

"Io ti amo, e farei qualsiasi cosa per te... solo che...."

"Tua mamma è la cosa più importante che hai al mondo... è giusto, in fondo è suo il sangue che ti scorre nelle vene"

"Se fosse Oriana a lasciarmi, sarebbe tutto più facile"

"Tu sei la Joya, non ti lascerà mai", gli dissi, ridendo per non piangere.

"Me encanta cuando me llamas así"

Lo baciai, lasciando che il mondo, la realtà, i problemi, si allontanassero da noi e dal nostro amore.

"Vedrai che le cose si risolveranno", aggiunsi. 

Lo dissi solo per tranquillizzarlo, per vedere un sorriso sul suo volto, sfigurato dalla tristezza, ma in realtà non ci credevo.

Sapevo che Oriana non l'avrebbe mai lasciato, e che noi, come diceva Paulo, eravamo destinati ad essere per sempre il sole e la luna: uniti da un legame indissolubile, ma destinati a non incontrarci mai.

Restammo in silenzio per un po', osservando il sole mentre scendeva all'orizzonte, creando una suggestiva luce rossastra, meravigliosa.

"Quando torniamo in Italia mi devi portare dove sei nata tu", mi disse, cingendomi il collo con un braccio.

Sorrisi. "Volentieri, ma ti avverto che non ho storie strappalacrime da raccontarti"

"te amo de todas maneras", rispose, baciandomi sulla guancia mentre camminavamo.


Tornammo a Còrdoba quando ormai le ombre della sera erano scese su Laguna Larga.

"Questa città è veramente meravigliosa", gli dissi, mentre camminavamo mano nella mano, godendoci le luci della sera.

Quelli erano gli unici momenti in cui potevamo camminare in pubblico, senza preoccuparci troppo che qualcuno riconoscesse Paulo.

Essere amanti voleva dire che non potevamo cenare nei ristoranti, non potevamo andare in giro in pieno giorno, mano nella mano, mostrando a tutti quanto eravamo felici insieme.

La mia vita con Paulo era destinata ad essere un'ombra, pronta a nascondersi non appena si fosse rivelato necessario.

Eppure per lui avrei fatto questo ed altro, perchè lo amavo.

Più di chiunque al mondo.





Il sole e la luna II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora