34° capitolo - we're in this together

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Mi svegliai presto, come al solito. Non ne potevo più di quel pancione, che ormai da mesi mi impediva sonni tranquilli.

In realtà ormai ci avevo fatto l'abitudine... quasi quasi ero certa che, un volta partorito, mi sarebbe quasi mancata.

Forse.

Mi trascinai serena verso la cucina per fare colazione, come tutte le mattine. Quel giorno ero stranamente felice... avevo una strana sensazione.

In fondo ero al nono mese, e il parto era previsto intorno a quei giorni. Sentivo che proprio questo risveglio sarebbe stato quello giusto.

Incredibile quanto fossero trascorsi in fretta nove mesi... mi sembrava ieri quando avevo scoperto di essere incinta.

Per un istante il mio pensiero cadde inevitabilmente su Paulo. Ultimamente ero riuscita a metterci una pietra sopra... finalmente mi ero convinta a lasciar andare quella storia che non avrebbe fatto altro che rovinarmi la vita.

Avevo deciso che il mio unico pensiero avrebbe dovuto essere mia figlia... Iris. Avevo deciso di chiamarla così.

In realtà questo nome girava nella mia mente sin da quando ero adolescente, e fantasticavo sulla mia vita futura.

Incredibile come il tutto fosse stato paradossale: sognavo di mettermi con un calciatore, di avere dei figli da lui, e di vivere insieme ogni singolo istante della nostra esistenza.

Avevo fatto tutto, meno l'ultima cosa. Proprio quella a cui tenevo di più, che era anche quella impossibile da realizzare.

Paulo in quei mesi mi aveva scritto tante volte, telefonato, solo che io non avevo mai risposto... e mai l'avrei fatto. Troncare ogni mio rapporto con lui era la cosa giusta da fare, per il bene di entrambi.

Proprio mentre riflettevo, percepii un crampo atroce provenire dal mio pancione... possibile che avessi previsto giusto?

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PAULO'S POV

Correvo in autostrada sulla mia Lamborghini, impaziente di raggiungere Sofia, di raggiungere nostra figlia.

Non vedevo l'ora di vederle, di poterle finalmente stringere a me come fossimo una famiglia.

Perchè in fondo lo eravamo. Padre, madre, figlia... cosa potevo desiderare di più?

Magari se fossi stato fortunato avrei persino potuto assistere al parto... sarebbe stato il momento più bello della mia vita.

Ero certo che Sofia avrebbe chiamato nostra figlia Iris... era letteralmente in fissa con quel nome. Un giorno me lo aveva detto chiaramente: "se avrò una figlia femmina la chiamerò Iris, se sarà maschio, allora Mattia".

Nel ripensare al passato, percepii la voce di Sofia risuonare nella mia testa, più bella che mai. Era meravigliosa, e lo avevo sempre detto.

Proprio in quell'istante sentii alla radio sentii le note di "This one's for you", di Zara Larrson... la nostra canzone.

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SOFIA'S POV

I crampi si facevano sempre più forti ed insistenti.

Avevo pensato e ripensato a quel maledetto e fatidico momento. Avevo ragionato sul da farsi, per giorni e giorni, se non addirittura mesi.

Ora però, mi sentivo totalmente inerme di fronte a quel dolore, di fronte alla consapevolezza che di lì a qualche ora avrei stretto tra le braccia mia figlia.

Di tutti i nomi che avrei potuto gridare in quel momento, invece di dire "mamma", o "papà", o anche entrambi, dalla mia bocca udii uscire, chiaro e forte, il nome di Paulo.

Lo gridai con una voce agonizzante dal dolore, visti i terribili crampi a cui ero sottoposta. 

Solo in quel momento compresi quanto Paulo mi mancasse, quanto fosse lui la persona che avrei voluto mi accompagnasse all'ospedale.

Arrivarono però i miei genitori, chiaramente le uniche persone in casa.

Nel dolore riuscii per un istante a riflettere su cosa Paulo stesse facendo in quel momento. Lo immaginai in mezzo ad un campo da calcio, ad allenarsi, come sempre.

Mia madre e mio padre mi accompagnarono all'ospedale in macchina. Nel tragitto da casa mia a lì, giurai persino di aver visto la meravigliosa Lamborghini gialla di Paulo. 

Era chiaramente uno scherzo del dolore, dell'emozione e della concitazione del momento.

Paulo era a Roma, non certo lì con me.

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PAULO'S POV

Eccomi qua. Dopo ore di viaggio, ero finalmente giunto a Conegliano.

Fermai la macchina di fronte alla casa di Sofia, sempre più impaziente all'idea di poterla stringere un'altra volta tra le mie braccia, questa volta nella consapevolezza che insieme avremmo costruito una famiglia, più forte di qualunque altra cosa al mondo.

Scesi dall'auto e suonai al campanello.

Nessuna risposta.

Provai e riprovai, ma ancora nulla.

Vidi una donna camminare nel giardino della casa accanto, così decisi di chiederle informazioni.

"scusi, per caso Sofia Ferrante vive qui?", domandai.

"si....", disse, prima di accorgersi chi ero. Lessi lo stupore nei suoi occhi.

Cacchio.

"sa per caso dove sono andati?", chiesi in fretta, prima che fosse lei a farmi domande.

"li ho visti andare via di corsa in macchina, giusto cinque minuti fa", rispose, chiaramente confusa.

Pensai per qualche istante, poi le chiesi: "potrebbe per favore indicarmi dove si trova l'ospedale?"

La donna, confusa per la strana domanda, mi diede delle brevi indicazioni, così io salii in macchina velocemente.

Quando arrivai all'ospedale parcheggiai e mi diressi all'interno. Corsi per decine di corridoi prima di trovare quello che mi portasse al reparto giusto.

Strano, ma l'idea di chiedere indicazioni a qualcuno non mi aveva nemmeno sfiorato l'anticamera del cervello.

Un'infermiera mi bloccò di colpo. "non può proseguire oltre, mi dispiace", disse.

"per favore, la mia ragazza sta per partorire", implorai, incurante del fatto che chiunque avrebbe potuto riconoscermi, e fare 2+2.

Non me ne fregava niente. Volevo solo stringere tra le braccia la mia famiglia.

"come si chiama?", chiese.

"Sofia Ferrante... dovrebbe essere arrivata poco fa"

"ah sì, l'abbiamo ricoverata giuste qualche istante fa", constatò, indicandomi poi il numero della stanza.

Corsi a perdifiato lungo tutto il corridoio.

Osservai quella porta, ormai unica divisione tra me e lei.

La spalancai, e mi trovai faccia a faccia con l'amore della mia vita, steso su un letto, con un vistoso pancione che faceva capolino tra le lenzuola.

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SOFIA'S POV

Paulo era lì, meraviglioso come sempre, di fronte ai miei occhi.

Ero immobile, quasi inebetita da quella vista.

"paulo", dissi, "come..."

"la tua migliore amica", disse, rispondendo prima che completassi la domanda.

Si precipitò verso di me, sedendosi sul mio letto.

"Perdonami Sofi. Non ti lascerò mai più", disse, baciandomi.

Dio quanto mi erano mancate quelle labbra, quanto mi era mancato il suo tocco sulla mia pelle, quanto mi era mancato il suo respiro sul mio volto.

"non ti ho detto nulla perchè volevo che tu fossi felice, nella tua vita, senza di me", ammisi.

"io non posso essere felice senza di te"

Il sole e la luna II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora