16° capitolo - la realtà

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Il volo di ritorno fu per me come un tuffo nella mia vita vera, o meglio, in quella vita in cui avrei dovuto indossare per sempre una maschera, per nascondere i miei sentimenti verso la Joya.

Eravamo seduti uno accanto all'altra, mentre l'aereo si preparava all'atterraggio a Roma.

Quelle appena trascorse erano state due delle settimane più belle delle mia vita. Non mi ero mai sentita così libera, così felice di essere accanto a qualcuno come Paulo.

Mi bastava guardare nei suoi occhi per capire di avere di fronte l'uomo della mia vita, colui che avrei amato per il resto dei miei giorni.

Lui era l'altra età di me, che allo stesso tempo doveva fingere di essere la metà di un'altra donna.

Avevo sempre considerato la mia vita piuttosto monotona, priva di grandi emozioni. Eppure ora ero l'amante di Paulo Dybala, uno degli uomini più desiderati al mondo, che con la sua perfezione faceva cadere in ginocchio un'incredibile quantità di donne

Eppure tra tutte loro, aveva scelto me.

Aveva scelto Sofia, questa ragazza semplice, così maledettamente legata ai suoi sogni, e così terrorizzata di non realizzarli mai. Sofia con quella sua timidezza che la caratterizzava, una ragazza che aveva imparato a farsi strada da sola nella vita, a guadagnarsi le cose lottando per averle.

Ne avevo fatta di strada dalla mia prima cotta alle scuole medie, oppure da quella volta in cui avevo scritto ad un ragazzo del mio liceo, prendendomi un palo di quelli che non si scordano mai. Avevo fatto un'incredibile quantità di strada anche dal momento in cui avevo incontrato Tommaso: non ero più una ragazza sprovveduta, appena uscita dalla scuola superiore e desiderosa di conquistare il mondo.

Ora sapevo che il mondo non era tutto rose e fiori: avevo imparato che la vita è dura, e che bisogna affilare le proprie armi per poterla superare indenni.

Guardando Paulo mi sembrava quasi che tra di noi ci fosse un vetro, così sottile, impercettibile, eppure così resistente da rendere impossibile la sua rottura.

Quello era il sottile confine che c'era tra la relazione tra due amanti, e quella tra due fidanzati veri e propri.

Sapevo perfettamente che quel confine era invalicabile, e che se avessi tentato di toccarlo, avrei percepito ancora una volta il dolore delle ferite provocate dalla mia superficialità, dalla mancanza di maturità di fronte alle difficoltà della mia vita.

Eppure io non ero immatura: ero solo innamorata.

Guardai Paulo negli occhi un'ultima volta prima di scendere dall'aereo, pronta una volta per tutte per ritornare nella mia vita vera, in quella vita che ormai mi stava così stretta da non poterla più sopportare.

Mi aspettavo di trovare Tommaso, sorridente come sempre, ad attendermi in aeroporto, eppure lui non c'era.

Percepii una stretta allo stomaco. Che gli fosse successo qualcosa?

Mi guardai intorno per cercare nella calca un volto amico, ma non lo trovai.

Mi precipitai fuori dall'aeroporto, tentando di telefonare a Tommaso, cercando di capire perchè non fosse lì, pregando disperatamente che non gli fosse accaduto nulla, sentendomi incredibilmente in colpa per la mia relazione con Paulo.

Salii su un Taxi, dopo aver sgomitato nella calca e aver pestato i piedi a centinaia di persone.

"E' successo qualcosa signorina?", mi chiese il tassista, leggendo la preoccupazione nei miei occhi e sentendola nella mia voce.

"Spero di no", gli dissi con voce rotta, roca.

Restai in silenzio, osservando quel mondo che mi sembrava di non vedere da anni, nonostante fossero trascorse appena due settimane.

In fondo mi mancava trovarmi in mezzo a persone che parlavano la mia stessa lingua, sentire il calore della mia città intorno a me.

Eppure quel calore ora non lo sentivo: ero certa che fosse successo qualcosa, me lo sentivo dentro, nel mio cuore.

"Dov'è stata?", mi chiese il tassista, interrompendo le mie riflessioni, probabilmente per aiutarmi a sollevarmi il morale.

"Còrdoba", risposi con un filo di voce.

"In Spagna?", chiese.

"No, in Argentina", risposi secca, lasciando intendere che non avevo alcuna voglia di continuare quella conversazione con lui.

In quel momento l'idea di essere stata in Argentina, a 15000 chilometri da lì, per due settimane, per tradire Tommaso, mi faceva venire il voltastomaco.

Non poteva essergli successo qualcosa mentre ero via... non doveva.

Dopo una quarantina di minuti mi trovai sul marciapiede di fronte a casa mia.

Trassi un respiro profondo, entrai e salii le scale del condominio.

Quando finalmente raggiunsi la porta d'ingresso al mio appartamento, suonai al campanello per accertarmi che Tommaso non fosse all'interno.

Non c'era.

Girai la chiave nella serratura.

Quando spalancai la porta, di fronte a me si stagliava un appartamento deserto, o meglio, era esattamente come l'avevo lasciato, solo che ogni singola cosa appartenuta a Tommaso era sparita.

C'era però una lettera, posata sul tavolo della cucina.

La aprii.

Ciao Sofi,

ti sei divertita in Argentina?

Sì, so perfettamente cos'eri andata a fare. Non sono stupido, e nemmeno nato ieri.

I primi sospetti sono nati quando hai iniziato ad uscire presto dal lavoro, praticamente tutti i giorni, lasciandomi però a casa da solo fino ad ora di cena, ed oltre.

Fino a qualche mese fa tutto ciò non era mai accaduto.

Ho cercato per settimane di convincermi che mi stavo inventando tutto, che quella per Paulo Dybala era solo una cotta passeggera.

In fondo, come non comprenderti? Credo che trovarsi di fronte ad un famosissimo calciatore di serie A faccia effetto.

Solo che quando mi sono trovato di fronte a lui, faccia a faccia, quando ho visto come comunicavate solamente attraverso gli occhi, ho capito che tra di voi doveva per forza esserci qualcosa di più.

Ti osservavo poi, quella sera, alla festa. Dybala non ti ha torto un capello, eppure sei scappata via piangendo.

E' stato quello il momento in cui ho capito quanto tu tenessi a lui, quando ho capito che era giunto il momento di andarmene, e di lasciarti vivere la tua vita.

Voglio solo che tu sappia che ti ho amata più di ogni altra persona al mondo, e che probabilmente ti amo ancora.

Credevo che il nostro amore sarebbe durato per sempre, così perfetto, puro, indistruttibile, eppure non potevo sbagliarmi di più.

Per favore, non cercarmi. Peggioreresti solo la situazione.

Ti amo,

Tommy.

Lasciai che la lettera ricadesse sul tavolo, mentre le lacrime scorrevano lungo le mie guance, impregnando i miei vestiti.

Ero un mostro.


Il sole e la luna II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora