43° capitolo - colui che vorrei amare

350 14 7
                                    

Eravamo al mare, per l'ultima volta insieme, anche se questo ancora non lo sapevo.

Avevo già preso la mia decisione: sarei tornata da Paulo, solo che non avevo ancora trovato il momento più opportuno per dirlo a Tommaso.

Ogni volta che lo guardavo, mi sentivo male all'idea di potergli spezzare di nuovo il cuore, come la prima volta. Era brutto vedere quel miscuglio di rabbia e delusione nei suoi occhi.

Ero consapevole però, che io amavo Paulo più della mia stessa vita, e che non potevo vivere per sempre al fianco di un uomo che per me non rappresentava altro che un buon amico.

Sapevo perfettamente che anche Tommaso era a conoscenza dei miei veri sentimenti nei suoi confronti: ne aveva avuto prova alla partita, ed ora attendeva solo il momento fatidico, quello che avrebbe sancito, una volta per tutte, il termine della nostra storia.

Ricordavo bene il suo sguardo deluso quando avevo detto a Iris che suo padre era quel meraviglioso calciatore che correva sull'erba verde dell'Olimpico. Lei non poteva capire ciò che intendevo, ma Tommaso, ovviamente, sì.

Ero seduta sulla sabbia, a guardare le onde, mentre dietro di me Iris giocava con... il mio fidanzato.

Sì, era ancora il mio fidanzato, ma non per molto.

Quel mare non era un posto qualunque: era Caorle.

Era lontano centinaia di chilometri da Roma, ma le sue onde mi avevano vista crescere, imparare a nuotare, scoprire per la prima volta cosa volesse dire essere a contatto con l'acqua.

Quel luogo più di chiunque altro era in grado di riportarmi all'infanzia, a quei giorni felici in cui esistevamo solo io, la sabbia, e i miei genitori.

Vedevo di fronte a me le immagini di mio padre, mentre mi trascinava in mare, facendomi sguazzare tra le onde, sollevandomi verso il cielo, facendomi sentire come una sirena.

Mi mancavano quegli antichi giorni, così semplici, quando la mia vita non era altro che felicità.

"sofi, ti devo parlare", mi disse Tommaso, interrompendo il flusso di pensieri nella mia testa.

Lo guardai, rendendomi conto di avere gli occhi lucidi.

"anch'io", gli dissi, decisa finalmente a raccontargli tutta la verità. Ero stufa di mentire. Volevo tornare a quei giorni spensierati, e l'unico modo per farlo era liberarmi di quel maledetto peso.

"posso parlare prima io?", mi chiese, sorridendomi, in un modo incredibilmente dolce.

Annuii, tornando a fissare il mare.

"quando sono tornato da te, sette mesi fa, l'ho fatto perchè mi mancavi. Ogni tuo dettaglio, andandosene, aveva creato un vuoto incredibile nella mia vita. Ho pensato che tornando insieme tutto potesse tornare come un tempo, a quando eravamo felici, a quando ci amavamo alla follia. Io ti amo ancora Sofi, ma è evidente che il sentimento non è reciproco. Ho finto che non fosse cambiato nulla, che tu fossi esattamente la stessa ragazza di cui mi sono innamorato quasi otto anni fa, ma mi stavo solo prendendo in giro. Ho persino pensato di chiederti di sposarmi, ma per fortuna è intervenuta la tua migliore amica, grazie alla quale ho aperto gli occhi, e mi sono reso conto che con me al mio fianco, tu non avresti potuto essere felice. E' stato crudele da parte mia portati allo stadio, ma in fondo credo ti sia servito, per capire finalmente ciò che provi per... Paulo Dybala."

Fece una pausa, nella quale non ebbi il coraggio di dire nulla.

Fu lui, comunque, a continuare.

"E' stranissimo pensare che l'amore della tua vita sia uno dei miei idoli. Fa male, molto... ma in fondo, posso dire di essere crollato di fronte ad un degno rivale"

Sorrisi. Non avrei mai smesso di ridere a queste sue battute, frecciatine.

Decisi, finalmente, che era il caso di parlare.

"tu non sai quante volte  io abbia provato a convincermi di amare te. Per un momento, forse, ci ho creduto. Quando, sette mesi fa, sei venuto da me, ho creduto veramente che tutto sarebbe potuto tornare come prima, ma poi, finalmente, ho capito che per me non eri che un ripiego. E' brutto da dire, e mi sento un mostro solo all'idea di ciò che ti ho fatto, ma non ti voglio prendere in giro più di quanto non abbia già fatto. Tu sei la persona che più di tutte vorrei amare. Sei stupendo in tutto ciò che fai, e saresti un padre perfetto. Sono certa che lo sarai, un giorno... ma la madre di tuo figlio non sarò io."

Tommaso sorrise. 

Vederlo sorridere mi uccise. Lasciai le lacrime scendere lente sulle mie guance.

Mi ero liberata di un peso incredibile, e soprattutto ammiravo incredibilmente Tommaso: dopo tutto quello che gli avevo fatto, lui non riusciva a smettere di amarmi, di sorridermi.

"mi raccomando, appena torniamo a Roma vai da Paulo, sennò poi mi tornano strane idee", mi disse, ridendo.

Sapevo quanto quella risata fosse finta, e quanto gli fosse costato pronunciare quelle parole. Era incredibile.

"tommy, lo so che sarebbe molto imbarazzante, ma io ho bisogno di un amico come te. Non sparire dalla mia vita, ti prego", implorai, conoscendo perfettamente l'imponenza del favore che gli stavo chiedendo.

"quando avrai bisogno di me, io ci sarò sempre", mi disse, abbracciandomi.

Proprio mentre eravamo lì, uno accanto all'altro, accadde una cosa incredibile: Iris parlò per la prima volta.

In realtà, più che parlare, aveva emesso degli strani suoni che io avevo in qualche modo ricondotto alla parola "mamma", ma in quel momento mi sentivo come se fosse diventata presidente della Repubblica.

Presi il mio iPhone e le feci un video, per Paulo, per scusarmi di tutto ciò che gli avevo fatto perdere, a causa del mio orgoglio e della mia cocciutaggine.

Si era perso tutto, ogni suo respiro.

Ma ora non si sarebbe perso più niente, perchè io e Iris saremmo per sempre state al suo fianco.

Sorrisi alla bambina, un po' per sorridere a suo padre. 

Era meravigliosa, come lui.

Il sole e la luna II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora