Fu così che tornai a casa, per dire ai miei genitori che ero incinta.
Ormai ero più che maggiorenne, avevo terminato l'università, e mi ero costruita una vita interamente da sola, eppure dentro di me sentivo che loro dovevano saperlo subito, seppur rimanendo allo scuro riguardo all'identità del padre.
Quando arrivai a casa, mi sentii sollevata per la prima volta dopo giorni: ora stare accanto a Paulo non mi tranquillizzava più, anzi, aumentava ulteriormente le mie ansie, riflessioni.
La tranquillità però, fu presto sostituita dalla consapevolezza che i miei genitori non avrebbero mai approvato il fatto che fossi rimasta incinta di un uomo di cui nemmeno sapevano l'identità.
Dovevo comunque dirglielo.
Prima di cena, trassi un profondo respiro, e lasciai che dalla mia bocca fluisse il discorso che tante volte avevo provato.
Solo che non ricordavo nulla.
"Mamma, papà.... sono incinta", dissi, saltando tutti i preliminari a cui avevo pensato. Ero stata diretta... forse era meglio così.
Vidi i loro occhi sbarrarsi per la sorpresa.
Et voilà...chi avrebbe mai immaginato che la loro figlioletta perfetta avrebbe fatto un figlio così, dal nulla?
"E' di Tommaso?", chiese mia madre, dopo essersi ripresa, più che altro a mo' di affermazione.
La osservai un istante il silenzio, lasciandola nella sua mera illusione che tutto sarebbe andato a posto con un matrimonio improvvisato dopo il parto.. o addirittura prima.
"no", risposi secca.
Quelle due lettere tagliarono l'aria come un fulmine nella notte, come una lama nella carne. Era quasi divertente osservare i loro sguardi sbigottiti, come se fosse crollata ogni loro certezza.
Non reagirono subito... oddio, mio padre per poco non mandò di traverso il pezzo di pane che stava tranquillamente assaporando.
"come?", chiese ad un certo punto lui, come rinvenendo da un sonno profondo.
"il padre non è Tommaso", dissi ancora una volta, volendo essere il più chiara possibile, per evitare fraintendimenti.
Non che ce ne fosse un gran pericolo, comunque.
"e chi è allora?", chiese mia madre.
Eccola là, la domanda che più di tutte temevo, che speravo mai mi avrebbero fatto... speranza ovviamente vana.
Trassi un profondo respiro, poi risposi: "Nessuno lo deve sapere"
"come?", chiesero, ancora più sbigottiti.
"lo so solo io... nemmeno lui sa che sono incinta"
"ti hanno....", iniziò a chiedere mia madre, temendo di terminare la domanda.
"no, nessuno mi ha violentata per fortuna"
"ma allora perchè non puoi dirci chi è?"
"perchè sarebbe... è, tutto troppo complicato"
"non c'è nulla di complicato: sei incinta, e i tuoi genitori hanno diritto di sapere di chi"
"no, nessuno lo deve sapere. Ve l'ho già detto", risposi secca.
Notai una punta di rabbia nascere nei loro sguardi. Avrebbero anche potuto supplicarmi in ginocchio, o minacciarmi di non farmi mai più entrare in quella casa. Io non avrei mai rivelato l'identità del padre di mio figlio.
"Per favore", dissi poi, "sono adulta, e so cosa sto facendo. Mi è stato proposto di abortire, ci ho riflettuto bene, e ho detto di no: voglio crescere mio figlio da sola, maschio o femmina che sarà, voglio essere la sua mamma. Non mi interessa se il padre non sarà là con me a vederlo crescere. Lui non sa nulla, e non lo saprà mai."
"perchè?", mi chiesero, praticamente in coro, con are frustrato.
"Perchè la nostra situazione è piuttosto complicata... so che così nasceranno in voi infinite ipotesi. Potete farmi tutte le domande di questa terra, ma io non vi risponderò mai. Vi basti sapere che il padre di mio figlio è la persona che amo di più al mondo"
"e allora perchè non state insieme?"
Che palle: quante altre volte avrei dovuto ripeterglielo?
"Ve l'ho già detto"
"Ci dirai mai chi è?"
Riflettei un istante.
"forse, quando sarà cresciuto", dissi, indicando la mia pancia.
"cos'è quella?", mi chiesero poi, indicando la luna che avevo tatuata sull'avambraccio sinistro.
Vederla mi provocò un'incredibile stretta allo stomaco. Per un istante nella mia testa comparve l'immagine di ciò che avevo lasciato a Roma... o meglio, di chi, avevo lasciato a Roma.
"una luna"
"cosa significa?"
"significa che io sono come la luna, unita per sempre al sole ma destinata a non incontrarlo mai"
"e il sole....", iniziò mia madre.
"Sì, è il padre del bambino", dissi, per completare la sua frase.
"quindi se incontrassimo un ragazzo con un sole tatuato nel punto in cui tu hai tatuata quella luna, vorrebbe dire che abbiamo incontrato il padre di...". Non riuscì a finire la frase, ma sorvolai.
"Sì", risposi secca.
Ero certa che nelle loro menti vorticassero centinaia di domande, destinate a restare per sempre senza risposta.
In un certo senso provavo anche una certa compassione per loro: trovarsi tra capo e collo una figlia incinta, e non sapere nemmeno chi incolpare per questo fatto, doveva essere una cosa frustrante.
Dopo un po', ricominciarono a pormi quesiti a raffica, come se nel giro di due minuti la situazione fosse in qualche modo cambiata.
Sbottai. "per favore, non rendete le cose ancora più complicate. Io amo il padre di questo bambino, e la cosa che più vorrei in questo momento sarebbe quella di poter correre da lui e dirgli che sono incinta, solo che non posso. Ho preso la decisione più dura ed importante della mia vita, ho versato tutte le mie lacrime, solo che adesso sono qui, a chiedere il vostro supporto. Tra due giorni tornerò a Roma, dove resterò finchè le dimensioni della mia pancia me lo permetteranno, poi tornerò qui"
Ormai le lacrime rigavano le mie guance, solo che non mi fermai. "voi non potete capire quanto vorrei poter costruire la mia vita insieme a... lui" Ero stata sul punto di dire il suo nome, solo che mi ero fermata in tempo. "vorrei che non ci fosse nulla ad impedirmi di avere una relazione normale con lui, vorrei che la mia vita fosse normale... vorrei potermi sposare con lui, averlo accanto quando partorirò... avrei voluto avere qualcuno che aspettava ansioso gli esiti del test da dietro la porta di quella maledetta stanza d'ospedale, come avrei voluto poter esultare alla notizia che ero incinta e non mettermi a piangere di fronte alla dottoressa che mi guardava come fossi un mostro". trassi un profondo respiro. "vorrei essere libera di amare".
Ormai le lacrime avevano bagnato persino la mia maglia.
Mia madre allungò una mano, e la incastrò alla mia.
Aveva capito.
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Il sole e la luna II Paulo Dybala
Roman d'amourA te che mi hai stravolto la vita, a noi che siamo come il sole e la luna, uniti per sempre ma destinati a non incontrarci mai. 23/06/2022 1 in #paulodybala 17/03/2023 1 in #calcio 29/06/2023 1 in #seriea