35° capitolo - la mia famiglia

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I crampi erano insopportabili mentre una squadra di infermieri mi scortava fino alla sala parto.

Mi sembrava impossibile che Paulo fosse lì, accanto a me, a tenermi la mano. Credo che non ce l'avrei mai fatta senza di lui, senza il suo sorriso che mi rasserenava nel momento allo stesso tempo più bello e più duro della mia intera esistenza.

E poi eccola là, la sala parto, quel luogo che avrebbe udito le mie urla, visto la nascita della mia creatura. Era esattamente dov'ero nata io, anni e anni prima.

Paulo mi strinse la mano, come per dirmi: "non avere paura, ci sono io qua con te".

Il parto fu dolorosissimo.

Me ne avevano spesso parlato, l'avevo visto in film, serie tv, l'avevo letto nei libri, avevo fatto corsi di ginnastica pre-parto, ma mai avrei creduto che potesse essere così difficile.

I crampi erano fortissimi, e le spinte che ero costretta a dare, ancora di più. Non credevo di poter avere tutta questa energia in corpo.

Non credevo nemmeno di poter avere tutta quella voce... non ho mai urlato tanto in vita mia... credo anche di non aver mai imprecato tanto.

Dopo il parto mi scusai con i medici per ciò che erano stati costretti a sentire, ma loro mi dissero di non preoccuparmi: era normale.

Secondo loro era normale anche tutto quel dolore che ero costretta a subire, anche se io non riuscivo a capacitarmene.

Solo quando sentii che la testolina di Iris era uscita da me, capii di potercela fare, di essere solo ad un passo dallo stringere tra le mani la mia bambina.

La mia bambina.

Era stranissimo dire, o anche solo pensare una cosa del genere. Io sarei diventata mamma.... anzi, lo ero già.

Le infermiere continuavano a incitarmi nelle spinte, mentre io continuavo a stritolare la mano di Paulo che, da quando avevamo fatto il nostro ingresso nella sala parto, non mi aveva mai mollata.

Mai.

Prima di entrare in quella fatidica stanza, avevo letto nei suoi occhi la gioia più profonda, mescolata al terrore, alla consapevolezza di stare per diventare papà, alla paura di non potercela fare.

Migliaia di immagini scorrevano nella mia mente mentre partorivo: tutto intorno a me era come sparito, avvolto nella profonda nebbia della mia mente.

E alla fine eccola là, la mia creatura, colei che mi aveva procurato tante gioie quante dolori, colei che avrei amato incondizionatamente per il resto dei miei giorni, che mi sarebbe sempre rimasta accanto, con quel suo visino dolce, rotondo.

Aveva gli occhi chiusi, ma ero certa che fossero verdi, come lo smeraldo, come quelli dell'uomo che aveva contribuito alla sua creazione, che amavo più di me stessa, e che avrei amato sempre.

Mi porsero la bambina, mi permisero di abbracciarla, di baciarla. Paulo si chinò su di me e su nostra figlia, si inginocchiò accanto al letto e disse: "ti amo Sofi".

Lo guardai e lo baciai, stringendo a me la creatura che tenevo tra le braccia

Piansi.

Non avevo mai pianto di gioia prima d'allora. Era una sensazione meravigliosa. Mi sentivo realizzata, per la prima volta nella mia vita. Sentivo di aver fatto tutto, di aver vissuto ogni istante al massimo, di aver raggiunto la vetta.

Sapevo che i mesi seguenti sarebbero stati infernali, con quell'angelica creatura continuamente affamata, assonnata, solo che non mi interessava. In quel momento mi sentivo la persona più felice del mondo... nulla avrebbe mai potuto rovinare questo momento.

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PAULO'S POV

Erano bellissime, entrambe.

Da un lato la donna della mia vita, che anche così, affaticata, ricoperta di sudore, con viso rosso per lo sforzo, era ai miei occhi la più bella dell'universo.

Tra le sue braccia, invece, la creatura più piccola e dolce che avessi mai visto. Era meravigliosa, con quel nasino che spuntava dal suo viso, con quelle guancette rosee, con quelle manine, rivolte verso la bocca.

Le strinsi a me.

Erano tutto ciò che avevo. Non mi interessava più di nulla, di nessuno: avrei voluto correre fuori da quell'ospedale e urlare al mondo che non me ne fregava nulla di Oriana Sabatini, che la mia famiglia erano Sofia e la mia bambina, entrambe così belle, perfette.

Sentii lacrime di gioia fuoriuscire dai miei occhi, così leggere, dolci.

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SOFIA'S POV

Qualche ora  dopo, per fortuna, il parto era definitamente completato. Mi avevano assegnato una nuova stanza, i miei genitori erano venuti a trovare me, Paulo  e la bambina, ed ora, finalmente, era giunto il momento di colmare tutte le lacune del rapporto tra me e il padre di mia figlia.

La bambina era stata portata via, per lasciarla dormire.

"Ci siamo", mi disse Paulo, sorridendo.

"Già".

"avresti dovuto dirmelo"

"no. Sapevo quanto tu tenessi al rapporto con tua madre, e la notizia di un figlia certo non avrebbe giovato. In più tu sei famoso, hai una reputazione da difendere"

"non me ne frega niente della reputazione, e per quanto riguarda mia madre... beh, se ne farà una ragione. Scommetto che quando le metterò tra le braccia la sua nipotina, si addolcirà"

"e Oriana?".

Era doloroso toccare questo tasto, però era anche necessario.

"la lascerò. Non ho fatto ancora in tempo... vedendo che non mi rispondevi mai sono andato dalla tua migliore amica, che mi ha detto che avresti partorito a momenti, così sono venuto subito qui. Appena torneremo a Roma, la lascerò definitivamente... non vedo l'ora"

Risi.

"mi sei mancato tantissimo in questi mesi. Lasciarti è stata la cosa più dolora che io abbia mai fatto", ammisi.

"compreso il parto?", chiese Paulo, ridendo.

Risi a mia volta, e risposi, "compreso il parto"

Restammo in silenzio per qualche istante, poi lui mi prese la mano. "io non ti lascerò mai Sofy, come non lascerò mai Iris, qualunque cosa succeda. Voi siete la mia famiglia, ciò a cui tengo di più al mondo, e nulla potrà mai allontanarmi da voi"

Lo baciai.

Era un bacio liberatorio, un po' per scusarmi di averlo lasciato così bruscamente senza dirgli nulla, un po' per ringraziarlo di essere tornato da me.

Era incredibile quanto lo amassi.

Il sole e la luna II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora