Quando tornai a Roma, mi sembrò fosse trascorsa un'eternità: in qualche modo l'aria aveva un profumo diverso... il mondo intero era diverso.
Affrontare la mia vecchia vita fu ancora più difficile del previsto: dover andare a vomitare una volta all'ora cercando di non dare nell'occhio, parlare a tutti normalmente come se non stessi nascondendo loro il più grande dei segreti.
Ma la cosa peggiore era sempre incontrare Paulo, sapere che la nostra relazione aveva i minuti contati. Prima che la mia pancia fosse cresciuta troppo, avrei dovuto inventare una scusa per andarmene, ed abbandonarlo per sempre.
Con un po' di fortuna mi avrebbe dimenticata prima che fossi tornata a Roma, qualche mese dopo il parto.
Il parto.
Sentivo un nodo alla gola ogni volta che osavo anche solo pensare a questa parola: io avrei dovuto partorire, far sì che una creatura uscisse da me.
Nel corso di attente riflessioni avevo deciso che l'identità del padre di mio figlio non avrebbe dovuto restare celata a tutti: la mia migliore amica avrebbe dovuto saperlo.
In fondo lei era la sola, a parte Tommaso e Oriana, a sapere della relazione tra me e Paulo, così come lei sarebbe stata la sola a sapere del mio bambino.
Suonai al suo campanello.
Quando venne ad aprirmi, sorrisi veramente per la prima volta, di fronte a quel viso italo-peruviano con il quale tante volte avevo riso nel corso della mia vita.
Al momento non c'era persona più indicata a cui dire la verità.
Quando mi vide, comprese all'istante che qualcosa non andava, così mi fece accomodare sul divano, offrendomi del caffè.
Quando iniziai a parlare, sentii un vortice di lacrime uscire ancora una volta da me, come se non ne avessi già versate abbastanza.
Ma sul serio avevo così tanta acqua in corpo?
Le parole uscirono dalla mia bocca di getto: "Una settimana fa o poco più, io e Paulo siamo andati all' Art Cafè e abbiamo bevuto molto. Non ricordo bene cosa sia accaduto, se non che abbiamo ballato moltissimo e, alla fine, abbiamo fatto sesso. Solo che...."
"avete dimenticato il preservativo", completò lei.
"come fai a saperlo?", le chiesi stupita.
"tesoro, è intuibile"
"in realtà non è che ce lo siamo dimenticato... eravamo solo troppo ubriachi perchè il pensiero di metterlo ci sfiorasse il cervello", dissi, per poi continuare. "due giorni fa circa, sono quasi svenuta. Già da un po' avevo il dubbio di essere incinta, così sono andata all'ospedale per accertarmene e..."
"SEI INCINTA?", mi chiese, praticamente gridando.
"sì"
"e cosa farete?", mi chiese.
"lo terrò, ma Paulo non ne sa nulla e nulla saprà mai. So che può sembrare senza senso, ma un bambino gli rovinerebbe la vita, metterebbe allo scoperto la nostra relazione, cosa da evitare assolutamente, sia per la sua reputazione, sia per il suo rapporto con sua madre"
"cosa c'entra sua madre?"
"E' piuttosto complicato, e Paulo mi ha pregato di non dirlo a nessuno"
La mia amica annuì, comprendendo più di chiunque altro i difficili rapporti con i genitori.
"quindi lo crescerai... da sola?", mi chiese.
"completamente", dissi, consapevole dell'importanza di quella parola.
La vidi esitare, per poi abbracciarmi.
Amavo i suoi abbracci, sempre così puri, così veri. Tante volte nel corso della mia vita mi ero lasciata cadere tra quelle braccia, che altrettante volte mi avevano sostenuta, senza mollarmi mai.
Erano proprio quelle braccia il mio salvagente, coloro senza le quali non avrei mai potuto vivere.
"io ti sosterrò sempre, e se avrai bisogno di qualunque cosa, io ci sarò", mi disse, stringendo ancora le sue braccia attorno a me.
Ci scoprimmo a piangere insieme, un po' pensando a quanto il tempo fosse trascorso in fretta, ricordando come fosse il giorno precedente il momento in cui ci eravamo incontrate per la prima volta, un po' pensando alla vita che avrei dovuto affrontare, per colpa di una stupida sbronza.
"sofi... posso chiederti come mai hai deciso di tenerlo?", mi chiese poi.
"perchè io voglio questo bambino, voglio sostenere tra le braccia un figlio mio... e di Paulo. L'idea di porre fine ad una vita non ancora iniziata provocherebbe in me un rimorso incredibile, destinato a non andarsene mai. Io amo Paulo, e voglio sul serio un figlio suo... preferirei ci fosse anche lui al mio fianco, solo che è impossibile. Dovevo scegliere, e ho scelto. E' la decisione migliore per tutti"
Mi abbracciò di nuovo, lasciando che le mie lacrime le bagnassero i vestiti, lasciandomi andare.
Lei in fondo era l'unica persona che c'era sempre stata per me: quando anche i miei genitori non approvavano le mie scelte, lei era lì, a combattere insieme a me, a vivere ogni singola avventura come sorelle.
Solo che questa non era più un'avventura, non era più come quando eravamo adolescenti e ci divertivamo a scrivere a ragazzi nella speranza che ci rispondessero: erano trascorsi anni, e i problemi erano cresciuti in proporzione. Ora io stavo per diventare mamma, costretta soprattutto a crescere mio figlio da sola.
Con la mia migliore amica accanto però, tutto aveva ancora un sentore di avventura adolescenziale, ogni tanto sentivo ancora quel brivido che avevo percepito quando avevamo visitato Roma per la prima volta insieme ed avevamo capito che quello lì era il luogo in cui entrambe volevamo vivere.
Da quel giorno era trascorsa un'infinità di tempo, avevamo fatto un'infinità di errori, preso un'infinità di decisioni.
Ed ora eravamo lì, abbracciate come una volta, ma con un fardello molto più pesante da portare.
Insieme, come sempre.
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Il sole e la luna II Paulo Dybala
RomanceA te che mi hai stravolto la vita, a noi che siamo come il sole e la luna, uniti per sempre ma destinati a non incontrarci mai. 23/06/2022 1 in #paulodybala 17/03/2023 1 in #calcio 29/06/2023 1 in #seriea