41° capitolo - ring

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TOMMASO'S POV

Svegliarmi al mattino con Sofia accanto, era un'incredibile boccata d'aria.

L'amavo più di me stesso. Qualsiasi cosa facesse, per me era perfetta. Ogni tanto la osservavo, durante tutto il giorno. Mi piaceva tutto di lei, dal modo in cui parlava, si muoveva, spostava i suoi capelli dietro l'orecchio, al modo in cui cullava la sua bambina, o in cui camminava sicura sui suoi tacchi alti.

Quei tacchi alti, però, mentre da un lato facevano sembrare Sofia una dea, dall'altro mi ricordavano un'atroce verità, ovvero che la mia ragazza, colei che consideravo l'amore della mia vita, aveva una figlia con Paulo Dybala, colui che avrebbe potuto darle la vita che aveva sempre sognato.

Era proprio quella vita che, ne ero certo, l'aveva portata ad allontanarsi sempre di più da me.

Era innegabile, infatti, che la Sofia con cui stavo prima che conoscesse "la Joya", non era quella che ora girava tutti i giorni per Roma, vestita alla moda, persino mentre portava sua figlia al parco.

Quest'ultima Sofia, quella più raffinata, sofisticata, la donna che chiunque avrebbe voluto avere al suo fianco, mi sembrava così scivolosa, inafferrabile, che cercavo in tutti i modi un metodo per tenerla stretta a me.

Ci avevo pensato e ripensato, tornando sempre ad un unico e doloroso punto: io non ero Paulo Dybala, non ero un calciatore di serie A, non avevo dei disarmanti occhi verdi, come non avevo un ammaliante accento argentino.

Io non ero lui, e questo avrebbe sempre costituito una sorta di pecca, per quanto io avessi sempre cercato di convincermi del contrario.

Fu proprio dopo tutto questo infinito pensare, che giunsi ad una svolta: le avrei chiesto di sposarmi.

Ero convinto di questa decisione, sicuro che in questo modo avrebbe potuto dimenticare quel maledetto argentino, riportandola definitivamente da me, dall'amore della sua vita.

Fu così che quella mattina mi svegliai, più felice che mai, con l'obiettivo di andare subito in una gioielleria, comprare un anello, e organizzare il momento perfetto per dichiararle amore eterno.

Quando giunsi in cucina per fare colazione, notai che lei era già lì, pensierosa come sempre.

"ciao amore", le dissi.

"ciao", mi disse, senza mai distogliere lo sguardo dal vuoto di fronte a se.

"tutto bene?", le chiesi, notando che era più distratta del solito.

Si ridestò, scuotendo leggermente la testa. "sì, tutto bene", disse, alzandosi subito dal tavolo e riponendo la tazza dalla quale aveva appena bevuto il suo caffè, per poi scomparire dietro la porta del bagno, senza dirmi nulla.

La guardai allontanarsi da me, ed osservai quanto fosse bella, anche in quella maglia di circa due taglie in più della sua, anche con lo sguardo di una persona che aveva trascorso la notte pressoché in bianco.

Dormiva poco, e non ne capivo il motivo. Il lavoro non le dava molte ansie, e la bambina stava molto bene... qual era il problema?

Abbandonai questi pensieri e, dopo essermi cambiato, uscii subito nel traffico romano e mi diressi verso la gioielleria più vicina, per cercare il fatidico anello.

Girai per tutto il centro, guardando decine di vetrine nella speranza di trovare quello perfetto, che avesse il potere si conquistarla al primo sguardo.

Mentre osservavo attentamente i gioielli esposti dietro ad uno spesso vetro, sentii dietro di me una voce, che apparteneva al passato più remoto della mia vita.

Era quella della migliore amica di Sofia.

"ciao Tommaso", mi disse, avvicinandosi a me.

"ciao!", riposi, visibilmente sorpreso di trovarla lì.

"che fai?", mi chiese, prima di spostare lo sguardo verso l'incredibile quantità di anelli che stavo scrutando.

Restò qualche istante in silenzio. "non vorrai...", iniziò, incapace di terminare la domanda.

Sapevo perfettamente cosa mi stava per chiedere, così le risposi. "sì, le chiederò di sposarmi"

La vidi deglutire. "sei sicuro?", chiese.

"certo, la amo, e lei ama me"

"forse è meglio se facciamo due passi", mi disse, conducendomi con un braccio.

Dopo aver camminato per un po', si decise finalmente a parlare: "sei sicuro che lei ti ami?"

"sì", risposi di getto, senza riflettere effettivamente su ciò che mi aveva appena chiesto.

"ha una bambina da Paulo Dybala... credi sul serio che l'abbia dimenticato in soli sei mesi?"

Restai in silenzio, evitando così di dare la risposta più dolorosa di tutte. No, era ovvio che Sofia non l'aveva dimenticato.

"non voglio rovinare nulla tra di voi, anche perchè, te lo dico sinceramente, Sofia non mi parla molto della vostra relazione"

"e di cosa parlate allora?", chiesi ridendo, e pentendomi subito dopo per aver fatto quella domanda stupida.

Non disse nulla, ma la risposta era scontata. Le parlava di Paulo.

"ti parla spesso di lui?", le chiesi.

"abbastanza"

"lo ama ancora?", chiesi, sforzandomi di non piangere.

"non lo so, e credo non lo sappia nemmeno lei. E' per questo che ti sto chiedendo di rifletterci molto bene. Per me Sofia è come una sorella, la conosco quasi come me stessa. So per certo quando è confusa, ed ora lo è più che mai. Non capisce più quali siano i suoi sentimenti"

"mi direbbe di no?", chiesi.

"non lo so. Potrebbe anche dirti di sì, solo che, se lo facesse senza esserne sicura, potrebbe pentirsene, e vivere infelice per il resto dei suoi giorni"

Non dissi nulla, cercando di assorbire quei colpi incredibilmente dolorosi che avevo ricevuto nel giro di una decina di minuti.

"non volevo rovinare tutto", mi disse la ragazza.

"tranquilla, hai ragione. Non farei altro che peggiorare la situazione"

"cosa farai?", mi chiese.

"le starò vicino, e la aiuterò a capire cosa prova per... Dybala"

"proprio non ce la fai a chiamarlo Paulo?", mi chiese ridendo.

Sorrisi. No, non ce la facevo. Mi veniva da vomitare anche solo quando lo sentivo nominare.

"come farai a farle capire i suoi sentimenti?"

Sorrisi, compiacendomi per l'idea che mi era appena venuta.

"la porterò alla fonte del problema", dissi, e mi allontanai prima che potesse chiedermi spiegazioni, lasciandola lì, ancora più confusa di prima.


Il sole e la luna II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora