Ritornai a casa a notte fonda. Mi sentivo incredibilmente colpevole.
Osservai Tommaso dormire placidamente, con la testa dolcemente appoggiata il cuscino. Non era giusto che io avessi baciato Paulo Dybala mentre lui era lì, tranquillamente addormentato.
Osservai il mio riflesso sul vetro del bagno. Mi facevo schifo. Non c'erano altri termini in quel momento per definire i sentimenti che provavo nei miei confronti.
Quando mi risvegliai il mattino dopo, con di fronte Tommaso che mi aveva portato la colazione a letto, per poco non mi sentii male.
Ero un mostro. Osservai i suoi dolci lineamenti che anni prima mi avevano fatta innamorare, che avevano conquistato il mio cuore.
Lo baciai, come se questo potesse cancellare la memoria del bacio precedente: quello con Paulo.
Quando allontanai le labbra dalle sue, per quanto cercassi di convivermi che fosse stato anche migliore di quello, il mio subconscio continuava a provare un sentimento di malinconia per le sottili labbra che avevo incontrato la notte precedente.
Due ore dopo mi ritrovai in auto, diretta verso l'appartamento di Paulo. Mi ero decisa ad andarci lo stesso, nonostante ciò che era accaduto solo qualche ora prima, soprattutto per chiarirmi con lui.
Era la prima volta che andavo a casa sua... in fondo ci conoscevamo da appena quattro giorni.
Quattro giorni.
Mi sembrava trascorsa una vita dalla prima volta in cui avevo visto i suoi occhi verde smeraldo posarsi su di me.
Suonai al campanello con il batticuore.
Quando lo vidi restai qualche istante a fissarlo. Sentivo qualcosa che mi attirava verso di lui.
Chiusi gli occhi e trassi un profondo respiro.
"Ciao Paulo", gli dissi.
"Hola", mi rispose, sorridendo.
Quando entrai nella sua casa, notai che l'arredamento era meraviglioso. Dio quanto avrei voluto averla progettata io.
"E' meravigliosa questa casa", gli dissi, quasi senza rendermene conto.
"La prossima volta che ho voglia di ristrutturarla, la farò progettare a te", mi disse, mettendomi una mano sulla spalla.
Sentii il mio corpo avere un fremito, al suo dolce tocco.
Paulo se ne accorse, perchè mi sorrise, togliendo la mano dalla mia spalla, e guidandomi in una breve visita della sua abitazione.
Non avevo mai visto nulla di tanto lussuoso.
Per un istante osservai una foto che si trovava su una mensola, ritraente Paulo e Oriana.
Il calciatore notò la destinazione del mio sguardo e disse: "lei è la mia fidanzata"
"lo so", gli dissi, in modo molto più freddo di quanto avessi voluto.
"Mi sa che ti devo delle spiegazioni", mi disse, invitandomi a sedere su un divano, in pelle bianca.
Mi osservò per qualche istante, soppesando il turbinio di parole che aveva in testa.
"Ho sbagliato a baciarti ieri sera... ognuno di noi ha la propria vita. E' stato un errore... eravamo entrambi ubriachi"
Una parte di me fu lì lì per rammentargli quel "non abbastanza per non capire cosa stia succedendo", solo che mi fermai. Era ovvio che quel bacio non fosse stato nulla, e queste scuse valevano tanto per lui, quanto per me.
Il mio sguardo ricadde su quelle labbra che solo poche ore prima erano posate sulle mie.
Gli sorrisi. "Nessun problema", gli dissi, "in fondo è anche colpa mia... non ho fatto nulla per fermarti".
Dopo aver chiarito, mi portò in una stanza, contenente un pianoforte, ed una serie di librerie contenenti polverosi libri che mai mi sarei aspettata di trovare dentro la casa di Paulo Dybala.
"Qual è la tua canzone preferita?", mi chiese.
"Symphony, di Zara Larsson, ma anche We are the people, di Martin Garrix e Bono mi piace molto", gli dissi.
Nel giro di dieci minuti ci trovammo ad ascoltare musica, nonostante il fine del nostro incontro avrebbe dovuto essere l'insegnamento dello spagnolo.
Per un istante mi sembrò che tra di noi ci fosse ancora la sintonia della sera prima, quella che ci aveva portato a baciarci, andando a creare quella scomoda situazione.
Mi staccai da lui.
Paulo comprese il motivo per cui l'avevo fatto, quindi si sedette.
"La sai una cosa Sofi?", mi disse.
Scossi leggermente la testa, invitandolo ad andare avanti.
"Premetto che non ci sto provando con te", mi disse ridendo.
Ricambiai la risata.
"Non ho mai incontrato una ragazza che sappia ascoltare come fai tu. Quando ti parlo, sento di poter dire qualsiasi cosa, perchè in qualsiasi caso tu mi capiresti comunque, e staresti qui ad ascoltarmi... quando parlo che con te ho l'impressione che tu ci sarai sempre per me, nonostante ci conosciamo da soli pochi giorni... non so come spiegarlo"
Sorrisi. "E' così, io ci sono sempre per chi ha bisogno di parlare con qualcuno".
Notai i suoi meravigliosi occhi posarsi sui miei, esitare prima di distogliere lo sguardo.
"Anche io ci sono se hai bisogno di parlare", mi disse poi, sorridendomi.
Il mio cuore fece un tuffo. Era meraviglioso quel sorriso.
Fu così che iniziammo a parlare, prima del più e del meno, poi di cose serie.
"Ultimamente Sofi, mi sembra che Oriana non sia più la stessa ragazza di cui mi ero innamorato anni fa".
Mi bloccai per un istante. Non avrei mai pensato di ritrovarmi ad ascoltare le pene d'amore di Paulo Dybala.
"Cosa te lo fa pensare?", gli chiesi, cercando di mantenere una certa lucidità.
"Non lo so... è sempre in Argentina, continua a lamentarsi che l'Italia è noiosa, che vuole andarsene..."
"solo che tu non vuoi", aggiunsi io, completando la sua frase.
"Solo che io non voglio", ripetè. "L'Italia mi ha dato tutto ciò che mi mancava dove sono nato, è qui che ho trovato la mia strada, il mio fututo".
Osservai i suoi occhi, così lucidi, così fragili.
Fui tentata di andare verso di lui, di abbracciarlo, di dirgli di seguire i suoi sogni, fregandosene se Oriana non considerava l'Italia all'altezza delle sue aspettative.
Solo che non lo feci. Restai lì, a guardarlo, mentre si confidava con me.
"Ho l'impressione che si stia allontanando da me, cercando in qualcun altro ciò che io non le posso dare"
Lo fissai, sbalordita. "Tu sei La Joya, cosa potresti non essere in grado di darle?"
La domanda uscì così, senza nemmeno che me ne accorgessi. In fondo non riuscivo a capacitarmi come una donna potesse volere ancora di più di un uomo meraviglioso come lui al suo fianco.
"La felicità"
Questa risposta mi lasciò spiazzata. Osservavo quella stella del calcio, che in campo sembrava così forte, imbattibile, ma poi lì, seduto su una sedia di fronte a me, così fragile.
"Se vuole allontanarsi da te, allora non ti conosce", dissi.
"Mi conosci da quattro giorni", replicò.
Era vero, lo conoscevo da soli quattro giorni, ma raramente una persona era stata pronta a dirmi i suoi problemi più reconditi.
"A volte bastano", gli dissi.
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Il sole e la luna II Paulo Dybala
RomanceA te che mi hai stravolto la vita, a noi che siamo come il sole e la luna, uniti per sempre ma destinati a non incontrarci mai. 23/06/2022 1 in #paulodybala 17/03/2023 1 in #calcio 29/06/2023 1 in #seriea