Mi guardai allo specchio un'ultima volta prima di uscire.
Indossavo un elegante vestito nero, il cui orlo giungeva alle mie ginocchia. Mi ero piastrata i capelli, risaltandone così al massimo il leggero shatush biondo che li caratterizzava da quando avevo sedici anni: dopo essermeli colorati così la prima volta, non ero mai più riuscita a vedermi castana.
Che farci? Non avevo mai smesso di decolorarli una volta all'anno.
Tra le ciocche bionde risaltavano i miei orecchini preferiti: circolari, d'argento.
Applicai un ultimo strato di mascara sulle mie ciglia, per poi uscire di casa, lasciando Tommaso senza fiato nel vedermi vestita così.
Quando fui in strada, vidi l'auto di Paulo, il quale mi attendeva sorridente.
Mi venne un colpo al cuore, per paura che Tommaso potesse vederci, quindi mi tuffai nell'auto, sperando che nessuno si fosse accorto di nulla.
"Parti, parti, ti prego", lo supplicai, mentre lui mi guardava con fare interrogativo.
Solo dopo che ebbe messo in moto e si fu allontanato dalla via in cui si trovava il mio appartamento, mi scusai per lo strano comportamento: "Scusa, è che il mio fidanzato non sa..."
"Che vieni alla festa con me?", chiese.
Notai che sorrideva leggermente.
"Sì... esatto"
Non disse nulla.
Dopo qualche minuto di silenzio aggiunse: "eres muy hermosa".
Restai immobile, senza capire cosa mi avesse detto. "Ti ricordo che non so lo spagnolo", gli dissi sorridendo.
"Dicevo che sei bellissima".
Il mio cuore perse un battito. Sbaglio o Paulo Dybala, famosissimo calciatore di serie A, protagonista dei sogni d'amore di migliaia di ragazze, mi aveva appena detto che ero... bellissima? A me? Colei che durante il primo anno di università era stata costretta a rifarsi il naso?
Deglutii. "G-grazie"
La Lamborghini di Paulo inchiodò di fronte ad un lussuoso hotel.
Quando scesi dall'auto mi sentii come una regina: mai prima d'ora avevo provato una sensazione simile.
Per un fugace istante mi dimenticai della mia vita, di Tommaso, di tutto, e mi ritrovai, come una diva, a camminare su un red carpet che conduceva all'ingresso dell'hotel, con Paulo Dybala al mio fianco, mentre due camerieri ci seguivano per indicarci il nostro tavolo.
Sentivo il rumore dei miei tacchi risuonare sul pavimento freddo dell'hotel, il mio vestito nero risaltare sulla mia carnagione chiara quando mi vedevo riflessa su un qualche vetro, o specchio.
Scossi la testa. No, non ero la fidanzata di Paulo. Ognuno di noi due aveva la propria vita: ero lì solamente per sostituire la ragazza che avrebbe dovuto essere al posto mio e che era stata trattenuta in Argentina a causa di impegni improrogabili.
Cenammo, circondati da altre decine di coppie.
"Quelle sono coppie vere", rammentai a me stessa, per non cadere di nuovo nel paradiso dell'immaginazione.
Eppure mi sembrò di essere sul serio in un altro mondo. Persino il cibo mi sembrò migliore di qualsiasi altro avessi mai gustato.
I miei occhi si posarono su Paulo, che mangiava, sorridendomi.
"A cosa pensi?", mi chiese, sempre con quel suo marcato accento spagnolo.
La vera me sarebbe stata lì lì per dirgli: "che sei bellissimo", solo che il mio lato razionale, si fermò e disse: "E' bellissimo questo hotel".
Proseguì tutto perfettamente.
Dopo cena alcuni camerieri allontanarono i tavoli, liberando così l'enorme salone e trasformandolo in una sala da ballo.
Non ero mai stata una persona molto intraprendente: mentre a casa da sola potevo mettermi a ballare come fossi in discoteca, quando mi ritrovavo sul serio in una situazione simile, il lato timido di me stessa tendeva sempre a prevaricare.
Paulo mi prese le mani e le cinse attorno al suo collo, accompagnandomi al centro della sala.
Avevo sempre ammirato l'intraprendenza sudamericana, che tante volte avevo visto nei comportamenti della mia migliore amica.
Decisi di lasciarmi andare: bevetti un paio di cocktail, ballando e seguendo sempre il movimento del corpo di Paulo.
In quel momento non me ne fregava niente del fatto che ognuno di noi due avesse la propria vita, che a casa mia ci fosse Tommaso, mentre in Argentina ci fosse Oriana.
Loro non erano lì, non ci vedevano.
Fu alle note di "Pepas", una canzone che infinite volte avevo ballato alle feste della mia migliore amica, che mi sentii veramente a casa, e mi lasciai andare.
Cinsi le mie braccia attorno al collo di Paulo. Sentii le sue mani posarsi sulla mia vita.
Percepii un brivido scorrere lungo la mia schiena.
Non mi ero mai sentita tanto bene in vita mia. Nessun tocco aveva mai provocato quel brivido.
Al termine della canzone, Paulo mi prese per un braccio e mi trascinò lontano dalla calca, su un terrazzo.
Il contatto con la fredda aria notturna mi provocò un incredibile senso di benessere. Avevo sempre amato la libertà, l'aria, il vento.
Respirai profondamente.
Paulo si appoggiò al parapetto.
"Sei ubriaca?", mi chiese, ridendo.
"Un po', ma non abbastanza per non capire cosa stia succedendo", gli risposi, osservando l'orizzonte della città, che vista da lì non sembrava altro che una miriade di luci.
"Ti ho sentita cantare... hai una bellissima voce", mi disse poi.
Mi voltai per guardarlo negli occhi. Avevo sempre amato cantare. Tanti mi avevano detto che avevo una bella voce, ma mai mi sarei aspettata che potesse dirmelo Paulo Dybala.
"Grazie", gli risposi, sorridendo.
"Anche io amo molto la musica... a casa registro qualcosa ogni tanto"
Lo fissai, sbalordita. Mai avrei immaginato che La Joya potesse avere uno studio di registrazione nascosto nella sua casa.
Continuai a fissarlo, finchè non interruppe nuovamente il silenzio. "Ti va un giorno di questi di venire da me? Magari ti potrei insegnare lo spagnolo"
Mi stava proponendo di farmi da insegnante? Continuai fissarlo sbalordita, e nemmeno mi accorsi che dalle mie labbra stava uscendo, chiara e netta, la parola "Sì".
Ci accordammo per il giorno seguente. Sarei andata a casa sua verso le 17, per un aperitivo, e da lì avremmo iniziato le nostre lezioni.
Paulo si avvicinò a me, sempre di più.
Mi si gelò in sangue nelle vene.
"Ti ricordo che sono ubriaca", gli dissi.
"Non abbastanza per non capire cosa stia succedendo... l'hai detto tu", mi rispose lui, avvicinandosi ancora a me.
Ormai il nostri corpi si sfioravano, così in sintonia, nonostante non fosse mai accaduto prima.
Sentii il calore del suo respiro sul mio viso, vidi i suoi occhi verde smeraldo brillare alla lieve luce presente sul quel terrazzo.
Sentii poi le sue calde labbra sulle mie. Percepii la sua lingua cercare la mia, accarezzarla.
Risposi al bacio, mentre le mie braccia gli cingevano il collo.
Nessuno mi aveva mai baciata in quel modo.
Nessuno.
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Il sole e la luna II Paulo Dybala
RomanceA te che mi hai stravolto la vita, a noi che siamo come il sole e la luna, uniti per sempre ma destinati a non incontrarci mai. 23/06/2022 1 in #paulodybala 17/03/2023 1 in #calcio 29/06/2023 1 in #seriea