31° capitolo - il padre

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"sei pronta per la partita?", mi chiese mio padre strizzandomi l'occhio, non appena mi svegliai.

Certo, ovvio che ero pronta... o quasi.

Le partite erano sempre state un momento fatto solo per me e mio padre, in cui tutto scompariva, tranne noi, seduti sul divano del salotto a soffrire di fronte alla Tv.

Avevo sempre amato quei momenti, fin da bambina. Avevo sempre atteso serate del genere più di ogni altra, ma ora era diverso.

Come tutto, d'altronde.

Ora vedere la partita avrebbe significato trovare faccia a faccia con Paulo, vedere il suo volto sul campo, luogo in cui l'avevo sempre trovato irresistibile.

Sarebbe stato come trovarmi a faccia a faccia con la vita dalla quale stavo scappando, che stavo cercando di allontanare da me il più possibile... magari anche il solo ricordo di essa.

"certo papà, come potrei non esserlo?", risposi, mentendo.

L'avrei guardata, per evitare di destare qualsiasi tipo di sospetto... anche se, obiettivamente, chi avrebbe mai immaginato che il padre del mio bambino fosse nientemeno che un calciatore di serie A?

Nessuno. Nemmeno la me di un anno prima ci avrebbe dato due soldi.


Avevo dimenticato quanto potesse essere difficile vivere con altre due persone che continuavano a girarmi intorno, che non mi lasciavano nemmeno un istante di respiro. Gli volevo molto bene, ma andarmene a diciotto anni era stata la decisione migliore della mia vita... è ciò che devono fare tutti, prima o dopo, e quello era stato il mio momento.

Ero lì da ormai due settimane, e il mio pancione cresceva a vista d'occhio.


Quella sera, patatine e coca cola alla mano, io e mio padre ci sedemmo comodamente sul divano e iniziammo a vedere la partita, con mia madre che andava avanti e indietro protestando perchè la stavamo guardando.

Lei odiava il calcio, e in generale qualsiasi forma di sport.

Io e lei non avremmo potuto essere più diverse: io amavo incollarmi alla tv o andare allo stadio.

Quando vidi Paulo percepii una morsa allo stomaco, che tentai di attribuire a qualche strano movimento del bambino.

Ma lui non c'entrava nulla: il problema ero io.

Il momento peggiore, però, quello che non avevo nemmeno minimamente calcolato, fu quando proprio Paulo fece goal.

Più che altro ciò che non avrei mai minimamente calcolato, fu la sua reazione.

Perchè la sua esultanza non fu la classica Dybala Mask, che tante volte avevo visto e che tanto amavo vedere: Paulo si diresse verso una telecamera, e mostrò il sole sul suo braccio sinistro, urlando al mondo intero: "per te, amore mio".

Il sangue mi si gelò nelle vene.

Mio padre non se ne rese conto, ma mia madre sì. Lei nelle sue passeggiatine fatte apposta per romperci le scatole, aveva visto il momento esatto per poter capire tutto, dalla prima all'ultima cosa.

"quello era un sole", disse.

"si", risposi.

"tatuato sul braccio sinistro", aggiunse.

"sì", ripetei un'altra volta.

"tu hai detto che nel momento in cui avremmo trovato un ragazzo con un sole tatuato nello stesso punto in cui tu hai quella luna, avremmo anche trovato il padre di tuo figlio", precisò.

Deglutii. "ma dai mamma... secondo te io veramente sarei incinta di un calciatore di serie A? E' un caso che ce l'abbia anche lui"

"secondo me no... tutto tornerebbe"

"che cosa tornerebbe?", le chiesi seccata.

"non ci vuole un genio... hai lavorato per la Roma qualche mese fa"

"e allora? ci lavora tanta gente"

"smettila di arrampicarti sugli specchi", mi disse, con una voce ferma che non avevo mai udito.

Sospirai, cercando di raccogliere le idee.

Non aveva senso continuare a mentire.

Cedetti. "sì, è vero", ammisi.

Mio padre si girò verso di me, con gli occhi sbarrati: "P-Paulo D-Dybala?", disse, praticamente balbettando.

Trassi un profondo respiro, e iniziai a raccontare. Non li guardai mai negli occhi: restai sempre a fissare Paulo, che sullo schermo della Tv correva da una parte all'altra del campo nella sua perfezione.

"Quando mesi fa sono andata alla sede della Roma per quel progetto, stavo cercando l'ufficio che mi avevano indicato, ma non lo trovavo. Proprio mentre aspettavo che una qualche receptionist comparisse per dirmi dove dovessi andare, ho sentito qualcuno dietro di me che parlava in spagnolo, rivolgendosi a me. Quando mi sono girata, mi sono trovata di fronte a Dybala. Abbiamo iniziato a parlare, abbiamo fatto amicizia... da lì in poi abbiamo iniziato a vederci anche fuori dalla sede della squadra, fino a che, un bel giorno, non ci siamo baciati. La cosa è evoluta quasi senza che me ne accorgessi.... quella volta che sono andata in Argentina, ci sono andata con lui. Quando Tommaso l'ha scoperto, mi ha lasciata. Ma in fondo non mi interessava, perchè amavo Paulo, e lo amo anche ora. La gravidanza, ovviamente, non era prevista... è stato un errore, ma una volta scoperta ho deciso che avrei tenuto il bambino"

"perchè non vi potete mettere insieme, perchè non gli puoi dire che sei incinta?", mi chiese mia madre.

"Paulo anni fa tradì la ragazza con cui stava, e sua madre non glielo perdonò mai fino in fondo, al punto da minacciarlo, dicendogli che se l'avesse fatto un'altra volta, non l'avrebbe più riconosciuto come suo figlio... lui la ama troppo per perderla. E' l'ultimo vero legame che gli rimane con il passato da quando suo padre è morto"

"quindi lui ora sta con un'altra ragazza?", chiese mia madre.

"Sì... si chiama Oriana Sabatini, è un'attrice, cantante e modella argentina."

Restammo tutti e tre in silenzio... i miei genitori a fissare il vuoto, io a guardare Paulo. In qualche modo sapevo che mi stava pensando... lo vedevo mentre, ogni tanto, scrutava gli spalti. Sapevo che stava cercando me, convinto in qualche modo che io non me ne fossi andata veramente, che gli avessi voluto fare una sorpresa, e fossi sul serio andata alla partita per la quale mi aveva dato un biglietto.

Invece non era così, era tutto reale.

"lo ami?", mi chiese mia mamma, guardandomi negli occhi per la prima volta da quando aveva saputo della mia gravidanza.

"più della mia stessa vita"

Il sole e la luna II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora