17° capitolo - chiarimenti

398 11 0
                                    

"Non cercarmi"

Quelle parole risuonavano nella mia testa, era impossibile dimenticarle.

Non capivo più nulla, di me, della mia vita, dei miei sentimenti.

Ero convinta di non amare più Tommaso, di aver superato l'amore che provavo per lui, di averlo sostituito con Paulo... ma se non fosse stato così?

Se quella per Paulo fosse stata solamente una cotta passeggera?

Deglutii.

No, sapevo benissimo che non lo era. Io lo amavo.

Eppure perchè stavo così male all'idea di non avere più Tommaso al mio fianco, di non poter più vedere il suo volto ogni giorno, di non poter percepire il suo profumo su di me?

Riguardai ancora una volta la lettera che stringevo in mano, ormai accartocciata, bagnata dalle lacrime che scendevano copiose scorrendo lungo il mio volto.

Mi alzai in piedi, presi la mia giacca dall'appendiabiti accanto alla porta d'ingresso e mi precipitai fuori dal mio appartamento.

Scesi le scale praticamente correndo, incurante del fatto che avrei potuto cadere e rompermi l'osso del collo, incurante dell'incontro con un paio di vicine che senza dubbio si arrabbiarono perchè non le avevo salutate.

Ma in quel momento non me ne fregava niente: l'unica cosa che dovevo fare era capire cosa volevo dalla mia vita.

Salii in macchina e premetti il piede sull'acceleratore, incurante del traffico, delle decine di auto che suonavano il clacson al mio passaggio, incurante di tutto tranne che di me stessa, e di ciò che potevo aver perso per sempre.

Guidai senza un vero obiettivo preciso per quelle che avrebbero anche potuto essere delle ore, finché, a forza di percorrere strade su strade, dalle più note a quelle che mai avevo visto prima d'allora, mi ritrovai nel lussuoso quartiere in cui viveva Paulo.

Quel luogo nella mia adolescenza simboleggiava il futuro dei miei sogni: avevo sempre sognato di possedere un attico lì, sopra al mondo intero.

Mi affascinava l'idea di essere sopra a tutto e a tutti, di poter vedere la mia Roma dall'alto, e soprattutto di poter essere tra tutti coloro che una vita del genere se la potevano permettere.

Ora invece quel viale era diventato sinonimo di Paulo Dybala, sinonimo di ansia, paura che Tommaso scoprisse la mia relazione con lui, ma allo stesso tempo amore, passione.

Mi fermai, spensi l'auto.

Restai immobile per qualche istante, pensando al bivio che mi si parava di fronte: da un lato avrei potuto correre tra le braccia di Paulo, sentire ancora una volta il suo calore, mentre dall'altro avrei potuto tornare indietro, cercare Tommaso, vederlo ancora una volta per capire se era lui l'uomo che volevo.

Mi accasciai sul volante in lacrime, troppo indecisa per poter scendere dall'auto, troppo certa della vera risposta alle mie domande per poter fingere ancora.

Misi in moto l'auto. Sapevo perfettamente dove cercare Tommaso.

Dieci minuti dopo mi trovai di fronte ad un appartamento, appartenente al cugino di Tommaso, Marco.

Scesi dall'auto, sorpresa dal fatto che ancora ero in grado di reggermi in piedi.

Quando suonai al campanello, sentii la voce di Marco provenire dal citofono.

"chi è?", chiese.

"Sono Sofia... ti prego aprimi, devo parlare con Tommy"

"mi ha chiesto di non farti entrare", disse.

"Per favore, è urgente", insistetti.

Seguì un istante di silenzio, in cui probabilmente Marco decideva tra ciò che Tommaso voleva, e ciò che era meglio per lui.

Dopo qualche secondo, sentii uno scatto, sinonimo del fatto che mi aveva aperto la porta.

Salii velocemente le scale, con il cuore che martellava in petto.

Quando entrai nell'appartamento Marco si avvicinò a me e disse: "è in camera"

Trassi un profondo respiro e mi diressi verso la stanza in questione.

Bussai, ma non rispose nessuno.

La aprii.

Tommaso era sul letto, che leggeva un libro.

"Che vuoi?", mi chiese, senza mai distogliere lo sguardo dalle pagine.

"Parlare con te", gli dissi, avvicinandomi.

Mi sedetti accanto a lui.

"Per favore lasciami parlare", gli dissi, notando la sua volontà di replicare.

"Tu mi conosci: ho sempre programmato tutto della mia vita, ogni singolo istante, eppure, a volte, accadono cose che non puoi prevedere. Io ti amavo Tommy, più di ogni altra persona al mondo: tu eri l'aria che mi permetteva di respirare, di continuare a vivere ogni giorno"

Sentii una lacrime farsi strada sul mio volto.

"Ti giuro che non era mai stata mia intenzione ferirti, tengo moltissimo a te, anche ora che..."

Non riuscii a completare la frase. Mi faceva troppo male ammettere di averlo tradito.

"Tommy sul serio", gli dissi, "non voglio che pensi che tu per me non abbia contato nulla... io ti amavo"

"lo so Sofi, ma quello che conta ora è che dici amavo, non amo", replicò con tono acido.

Quelle parole furono per me come una lama sottile, venuta per trafiggermi il cuore con un colpo secco. Esitai qualche istante prima di rispondere: osservai il suo sguardo severo, la finta indifferenza che mostravano i suoi gesti.

"Ti mentirei se ti dicessi che ti amo ancora. Oggi, per qualche istante, l'ho creduto. Quando ho visto che tu non c'eri più, che mi avevi lasciata, la prima cosa che ho pensato è stata che avevo sbagliato, che avevo creduto di amare Paulo, quando in realtà il mio cuore era ancora tuo"

"ma non è così suppongo", disse.

"No Tommy, non è così: non è colpa tua, ma neanche mia. Semplicemente è andata come doveva andare, ognuno prenderà la strada che doveva prendere.

"Ero convinto che la mia strada fossi tu"

"anche io lo ero, ma mi sbagliavo"


Uscii dall'appartamento di Tommaso con un animo più leggero: sentivo di aver colmato almeno qualche parziale lacuna della mia vita.

Almeno ora mi ero chiarita con la persona con la quale avevo trascorso quasi sette anni della mia vita. Glielo dovevo.

Salii in macchina e misi in moto.

Ora sapevo perfettamente dove andare.

Inchiodai di fronte alla casa di Paulo e scesi dall'auto.

Trassi un profondo respiro, poi suonai al campanello.

"Chi è?", chiese Oriana.

Era ancora lì.

Il sole e la luna II Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora