CHRISTIAN'S POV
Gli ultimi giorni che ho passato sono stati un inferno. È già da qualche giorno che ci penso e credo che la cosa che tanto mi piaceva, che mi riempiva le giornate, l'unica cosa che era davvero importante per me, ora, qui dentro, è diventata la più brutta e inutile che io passo a fare.
Ballare.
Ripenso alla puntata di domenica, alla gara di ballo e alle parole di Emanuel Lo - "Alza lo sguardo. Hai guardato tutto il tempo a terra. Alzalo perché sei bello!"-.
Mi dicono di prendere il buono dai giudizi, ma quel "Sei bello!", che ha fatto arrossire Beatrice dal suo banco, a me non basta.
Penso all'esibizione che ho fatto poi e che non è piaciuta né a Veronica né alla maestra. Penso alla maglia del serale e alla possibilità di prenderla, che ogni giorno diminuisce.
Penso al mio percorso qui dentro e, riguardando le ultime settimane, vedo solo un ragazzo in grigio e nero che non riesce più a esprimere se stesso e a far vedere i colori della propria personalità. Quella personalità che mi è stata strappata via, facendomi lavorare e lavorare su cose che non riuscivano, e non riescono tutt'ora, a fare uscire il 'vero' Christian.
Penso a Jonh, arrivato da poche settimane, già vestito d'oro.
Poi guardo me stesso allo specchio e vedo solo un ragazzino con troppi sogni e il cuore a pezzi.Entro in camera, sicuro di quello che sto facendo.
Alzo il materasso del mio letto e apro una delle tante valigie che mi ero portato dietro.
Comincio a recuperare i vestiti ammassati sul fondo quando sento la porta scorrevole aprirsi, mostrando la figura di Alex.
«Cosa stai facendo?» mi chiede perplesso, avvicinandosi.
«Basta» sospiro, poggiando un'altra maglietta dentro la valigia.
Lui rimane per un secondo in silenzio, poi, come se io stessi scherzando, viene verso di me, ridendo.
«No, io non te la lascio fare» mette una mano sopra il bordo del bagaglio, impedendomi di chiudere la zip, mentre il brusio della casetta di sottofondo mi riempie le orecchie già traboccanti di parole, forse, inutili.
«Fra ti prego, se mi vuoi bene...» comincio, ma lui mi blocca.
«Allora non ti vorrò bene» la sua testardaggine comincia a pesarmi, come un masso su una spalla.
«No Ale, non ha più senso» gli vado contro poi, continuando a impilare vestiti sul materasso.
Lui sospira e si siede sul letto di fronte al mio.
«Non fare le cose così fa freddo...»
Non voglio litigare, è già una situazione difficile, ma la mia bocca continua a sputare parole piene di rabbia.
«No no, ti giuro ci ho pensato due ore; anche prima, in puntata»
«No Chri, io non te la lascio fare» mi ritorna sopra Alex, facendomi sbuffare nel vuoto.
«Tu non capisci. Io con la testa sono già a casa, non ha più senso rimanere qui»
Comincio a mettere felpe e pantaloni nella valigia, pigiando in modo che si riesca a chiudere.
«Se tu dici che questo è il tuo sogno...»
«Lo era. Non lo è più»
La mia convinzione è tutta in quelle parole. Non riesco più ad esprimermi, nenache ballando, che senso ha rimanere qui?
«L'unica cosa in questo è che se vai a casa non puoi più tornare indietro» i suoi modi gentili, cominciano a stufarmi.
«Ma io non torno indietro. Ho fatto tante scelte nella mia vita e non le ho mai cambiate. Non ho mai pensato: 'devo fare il contrario'» la testardaggine e la rabbia sopprimono i miei sogni, trasformandoli in puntini neri.
«Ma se stai male e poi ti passa...»
«Mi passa stando a casa con i miei» ribatto secco.
«Magari ti passa anche stando qui»
Proprio in quel momento interviene Maria.
«Ehi» mi saluta, cercando di tirarmi su, mentre riprendo a mettere vestiti su vestiti in valigia.
«Ehi» la saluto, con la testa altrove.
«Penso che abbia ragione in tutto quello che ti ha detto Alex» non so neanche se la sto ascoltando «Perché non ne parli con me e con lui?»
Vedendomi non rispondere comincia ad usare un tono più duro.
«Chri adesso lasci perdere quella valigia, che la puoi fare anche dopo, e ti metti seduto a parlare, ok? Non diventare il 'cocciuto di Bergamo'»
Non voglio andarle contro, così mi siedo sul letto di Gio; di fronte a me, oltre alla montagna di vestiti, Alex che mi guarda con occhi tristi.
«Cosa c'è che non va?»
«Maria è che...» cerco di trovare le parole migliori «Non mi sento più bene, non ha più senso!»
«Christian quella è solo rabbia che ti sta governando...»
«No, no Maria, è un'accumulo di cose»
«Quali cose?» la sua voce e i suoi modi hanno 'qualcosa' che mi dice di parlare.
«Non riesco più a ballare bene...i giudizi, le parole hanno un peso...»
«Ma cosa ti hanno detto di nuovo? Emanuel Lo ti ha fatto un complimento e tu vedi solo il negativo»
Rimango zitto, sapendo che andarle contro non servirebbe a niente. Il mio cervello ha già deciso, anche se penso che una piccola parte di cuore, che non voglio far vedere, voglia rimanere qui dentro.
«Non le senti le persone che ti applaudono in studio?»
«Si certo, ma...»
«Niente 'ma' Chri. Pensaci un po', solo un altro po'. Poi sei libero di andare a casa se vuoi, nessuno ti obbliga a stare qui. Ma pensaci almeno fino a domani»
Comincio a mordermi le unghie, un tic nervoso che mi segue da anni.
«Parlane con mamma, papà, con chi vuoi. Poi domani vediamo come va»
«Non lo so» sospiro, ma anche in quelle poche parole Maria capisce che aspetterò.Qualche ora dopo
Alla fine mi sono deciso di chiamare casa. Ho chiesto alla produzione di aprire un collegamento con i miei genitori e a momenti dovrebbero rispondere.
«Christian?» la voce di mamma.
«Si!»
«Ciao amore»
«Ciao ma'»
«Ehi teso', come stai?» ecco. La domanda peggiore che potesse farmi.
«Eh...»
«Stai giù»
In quel momento Alex passa al mio fianco, dandomi una pacchetta sul braccio, per poi uscire dalla camera.
«Io avevo detto una cosa...che se io non stavo bene...tornavo a casa. Non riesco più... neanche a ballare e...mi fa solo che male questo, mi sta distruggendo questa cosa»
«Ok, se vuoi venire a casa adesso salgo in macchina e ti vengo a prendere ma...»
«Lo sapevate che io dicevo così» la interrompo «Lo sapevate che avevo detto che se stavo male venivo a casa»
«Noi ti veniamo a prendere subito» interviene mio padre da dietro lo schermo «Ma tu devi essere convinto al 100% di ciò che stai facendo perchè in futuro tu non possa avere rimorsi»
Scuoto la testa che non si vuole fare convincere.
«Hai 18 anni» riprende mai madre «Ed hai avuto l'opportunità di ballare le coreografie realizzate per te da ballerini importanti»
Quelle parole fanno tornare i miei occhi lucidi, facendomeli strofinare con i polpastrelli.
«Devi essere fiero di ciò che hai fatto e apprezzare la grande opportunità che hai. Quando abbiamo avuto problemi con la palestra...»
Mi mordo le labbra solo al pensiero.
«Mi sono disperata 2 giorni poi mi sono rialzata e mi sono rimboccata le maniche e tu mi hai aiutata»
Continuo a sfregarmi le mani in viso, stressato e lacrimante.
«Adesso, ti dico, pensaci un'altra notte e domani fammi sapere quale è la tua decisione»
Mando giù un groppo enorme e, appena riesco esco a riprendere aria le rispondo, con la voce che ancora trema leggermente.
«Ok»
«Ti voglio bene Christian»
Un sorriso, piccolo ma pur sempre un sorriso, appare sul mio volto.
«Anche io»
Prima che il collegamento si chiuda riesco a dire solo un'altra frase.
«Dì ad Alexia che non ho rimpianti»
Una lacrime mi riga il volto, mentre la voce di mia madre si fa sempre più affievolita fino a sparire completamente.Spazio autrice
Ecco uno dei capitoli più tristi che io abbia scritto.
Non vorrei che Christian se ne andasse perché è davvero bravissimo e mi fa stare bene ogni volta che balla.
Il suo sorriso mi contagia ogni volta e vederlo così fa stare male anche me.
Spero che parlando con Raimondo si tiri un po' su e, anche se volesse uscire, io continuerei a sostenerlo e ammirarlo.
È un ragazzo stupendo e merita tutto l'amore di questo mondo.
Voi cosa ne pensate?
Io penso che uscirà ma non voglio essere pessimista.
Pensiamo al lato bello.
Se davvero fuori starà meglio almeno sarà felice❤️.
Vi voglio bene<33
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TᴜʀʙᴏJR /𝐶ℎ𝑟𝑖𝑠𝑡𝑖𝑎𝑛 𝑆𝑡𝑒𝑓𝑎𝑛𝑒𝑙𝑙𝑖/ ᵃᵐⁱᶜⁱ21/22
FanficI suoi occhi erano belli come il cielo. I capelli, riccioli scombinati, come nuvole setose, e le mani delicate come l'aria. La sua bocca era la pioggia, umida e intensa, che picchiettava sulla pelle facendo salire i brividi. La sua pelle era come la...