8🎶

3.4K 111 34
                                    

BEATRICE'S POV
Spingo la porta con la mano e metto un piede fuori dall'uscio.
Esco nel giardinetto, tirando giù le maniche della felpa sulle mani, a causa del freddo, e mi vado a sedere su una poltroncina.
Mi stringo le gambe al petto, aspettando che il ballerino si sieda al mio fianco e cominci a parlare.
Si chiude dietro la porta e, sospirando, si accomoda sul divanetto, incrociando le gambe sui cuscini.
Rimaniamo in silenzio.
Nessuno sa come cominciare la conversazione.
Poi, lui, tira giù le gambe e poggia i gomiti sulle ginocchia, cominciando a guardarmi dritto negli occhi.
«Hai presente quando sono venuto in camera vostra?» mi chiede, per cominciare.
Annuisco, il cuore che aumenta il battito.
«Avevo trovato il tuo quaderno con...quella canzone» continua con voce ferma «L'ho letta»
Beh, quello era ovvio, penso.
I suoi occhi sono fermi sui miei.
Poi, si alza e viene a sedersi al mio fianco.
«Parlava di me. Vero?»
Rimango in silenzio.
Non perché non voglia rispondere, ma perché la sua vicinanza mi blocca la voce.
Riesco a vedere chiaramente tutte le sfumature dei suoi occhi, ogni singola ciocca, che va a formargli quel ciuffo perfetto...
«Ti prego rispondimi» mi supplica lui, riportandomi, parzialmente, alla realtà.
«Ho bisogno di una risposta»
Mi mette una mano sul ginocchio.
Respiro profondamente, staccando le braccia dalle gambe, incrociandole.
«Si. Parlava di te» le parole mi escono a fatica.
«Allora?» dico, provando a sembrare più forte di quanto sono realmente.
«Sai cosa ti voglio dire, non sei stupida» risponde «E non cercare di fare la dura, perché so che non lo sei» il suo tono sembra acido, quasi come se volesse ferirmi.
Abbasso lo sguardo.
Ha ragione. Io non sono così. Ma è il mio modo per farmi scivolare tutto questo addosso.
«Se so già tutto, allora, a cosa è servito venirmi a parlare?!» comincio ad alterarmi.
«Dovevamo chiarirci...»
«Si, certo» scuto la testa. Qualcosa dentro il mio stomaco comincia ad agitarsi.
«Fammi finire» mi ferma lui.
«Per dirmi cosa, poi?! Che hai già una ragazza e non te ne frega niente di me?!! Grazie, ma lo so già!» gli urlo contro.
Lui, rimane impietrito dalla mia reazione, non riuscendo a dire altro.
Mi alzo, senza degnarlo di uno sguardo, e rientro in casetta, con gli occhi lacrimanti.
Mi faccio spazio tra le ragazze, che vogliono sapere com'è andata, ingorandole, per poi correre verso il bagno.
Mi sbatto la porta alle spalle e mi siedo a terra, poggiata contro il muro, mentre le lacrime mi rigano il volto.

NICOL'S POV
È successo qualcosa la fuori. Devo capire cosa.
Esco, aprendo la porta con forza, e mi fiondo verso Christian, ancora seduto sul divanetto.
«Cosa le hai fatto?!» chiedo con tono freddo e irritato.
Alle mie parole, si mette le mani sul viso e qualcosa dentro di lui esplode.
Comincia a singhiozzare, cercando di trattenere le lacrime.
«Sono uno stupido» dice, con la voce che trema a causa del pianto, e gli occhi arrossati.
«Spiegati meglio» il mio tono è ancora distaccato.
Sono delusa da lui. Non pensavo potesse fare del male a Bea un'altra volta.
«Abbiamo parlato ma...ad un certo punto, ci siamo come messi a litigare»
Ora, anche gli altri ragazzi sono usciti, preoccupati.
«Ci siamo risposti male a vicenda e...penso di averla ferita»
Lo guardo, priva di emozioni.
«I-io non volevo, davvero. Dovevamo solo chiarirci»
Non ce la faccio più ad ascoltarlo.
Mi giro e rientro in casetta, andando verso il bagno, dove penso possa essersi chiusa Bea.

CHRISTIAN'S POV
Nicol è la prima a tornare dentro la casetta.
Poi, poco dopo, la seguono anche gli altri.
Rimango solo, al freddo, con i sensi di colpa che continuano a fracassarmi dentro.
Le parole di Bea che mi martellano in testa.
«Per dirmi cosa, poi?! Che hai già una ragazza e non te ne frega niente di me?!! Grazie, ma lo so già!»
Il suo volto, rosso per lo stress e la rabbia, e gli occhi colmi di lacrime non versate.
Mi rimetto le mani sul volto. E, inaspettatamente, la rabbia prende il sopravvento.
Mi alzo di scatto, con i pugni serrati e comincio a camminare nervosamente per il giardino.
Mi avvicino ad un albero e lo prendo a pugni e calci, finché i piedi non mi fanno male e le mani non sanguinano.
Poi, l'ira si ritrasforma in lacrime e mi lascio cadere lungo il tronco ruvido, rannicchiandomi sulla terra umida.

BEATRICE'S POV
Ho urlato. Ho pianto.
Finalmente mi sono sfogata.
Ora sento come un grande buco, un vuoto nello stomaco.
Mi alzo dal pavimento freddo e, con la testa bassa, apro la porta.
I ragazzi intorno a me fanno mille domande, ma non li sento.
Il suono è ovattato ed è come se sussurrassero appena.
Continuo a camminare verso la mia camera come uno zombie privo di vita.
I compagni, dietro, che mi fissano preoccupati.
Arrivo al mio letto e afferro le cuffie.
Mi rannicchio, appiccicata all'angolo, e mi stringo un cuscino al petto.
Poi, faccio partire la musica e affondo il viso nel morbido.

Spazio autrice
Non voglio dire niente.
Lascio scrivere voi quello che pensate.
<3

TᴜʀʙᴏJR /𝐶ℎ𝑟𝑖𝑠𝑡𝑖𝑎𝑛 𝑆𝑡𝑒𝑓𝑎𝑛𝑒𝑙𝑙𝑖/ ᵃᵐⁱᶜⁱ21/22Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora