L'aria è fredda e fa salire la pelle d'oca lungo tutto il corpo; posso ancora sentire l'odore unico e particolare della pioggia, finita appena qualche minuto fa, della terra bagnata, degli aghi di pino e del leggero sentore di benzina che mi segue da quando sono arrivata in questa casetta, in mezzo ai palazzi e la vita poco distante dal centro di Roma.
Tutto questo, però, è sovrastato dalla presenza al mio fianco, divisa dalla mia pelle solamente da una piccola coperta blu. Mi volto verso Christian che fissa il vuoto davanti a sé, le pupille scure perse nella buia notte di fine marzo mentre respira lentamente, creando nuvole biancastre con fiato meccanico. Probabilmente nota il mio sguardo fisso su di lui perché si gira di scatto verso il mio viso, inondando i miei occhi di quel colore verde e marrone che colora le sue iridi. Io, come fossi una ragazzina alla sua prima cotta, torno velocemente a guardare l'erba scura sotto i nostri piedi, sentendo le guance iniziare ad infiammarsi senza un preciso motivo. Giocherello con le mani, sfregandole di nascosto sotto la coperta, all'altezza della pancia e, involontariamente, comincio a mordermi le labbra.
Una volta, probabilmente, avrei sentito di lì a poco il suo braccio avvolgermi le spalle e il suo corpo avvicinarsi al mio per poi lasciarmi coccolare dal suo tocco gentile e delicato e tornare a rilassarmi. Ora invece, forse per timore, esitavamo addirittura a toccarci. Dopo la puntata e il ritorno in casetta eravamo subito usciti sul retro, soli, ma non avevamo spiaccicato parola e non ci eravamo azzardati a liberarci neanche in un abbraccio. Sembravamo due sconosciuti legati solamente dalla casetta alle nostre spalle.
Nonostante questo, ora, continuo a sentire i suoi occhi fissi sulla mia piccola figura imbarazzata mentre dal tettuccio sopra le nostre teste le ultime gocce di pioggia cadono a terra, smuovendo i fili d'erba.
«Ragazzi...»
Fortunatamente la voce di Maria ci libera dalla difficile situazione che si stava creando.
«Tutti sulle scalinate»
Lentamente, sentendo il cuore riprendere a battere all'impazzata, mi alzo piegando in malo modo la coperta e poggiandola sul divanetto, infilandomi le ciabatte.
Sto per aprire la porta, abbassando la maniglia, quando vengo fermata. Mi volto verso Christian che sembra aver perso le parole di bocca, poi abbasso lo sguardo verso la sua mano che sta ancora stringendo il mio polso e torno a guardarlo dritto negli occhi. I suoi capelli sono umidi, ancora sudati dalle sfide del ballottaggio e dalla leggera pioggia che scendeva mentre uscivamo dagli studi, le sue labbra sono socchiuse e mi fanno venire una gran voglia di baciarlo, anche se non mi sembra il momento più adatto per farlo, il suo corpo trema, forse per il freddo, forse per la paura, mentre i suoi occhi sembrano quelli di un piccolo cucciolo abbandonato.
Istintivamente mi butto su di lui, lasciandomi andare alle lacrime dopo minuti che mi erano sembrati ore dove mi ero trattenuta, pensando che vedendomi fragile lo avrei fatto solo stare peggio di come già si sentiva. La mia pelle si fonde alla sua e devo afferrargli il viso tra le mani per non cadere in preda alla disperazione. Ci guardiamo per qualche secondo ma dalle nostre labbra non riesce ad uscire ancora niente.
È Alex a rompere la fragile bolla che avevamo creato.
«Ehi Chri... Bea... dovete venire...»
Senza voltarmi verso il cantante lascio che le mie mani scivolino verso il basso, lasciando libero il viso il moro davanti a me. Lui abbassa lo sguardo e mi sorpassa, avvicinandosi all'amico e compagno di stanza.
Con tutta la forza che mi è rimasta serro le labbra per poi girarmi definitivamente e andare in contro al suo destino.
Al nostro destino.Quando arrivo davanti alle scalinate sono già tutti seduti; Gio e Chri, però, si sono messi sul panchetto davanti alla TV in modo da poterci guardare tutti assieme.
Mi avvicino lentamente e salgo sugli scalini dove vedo Carola farmi segno di sedermi al suo fianco. Accenno un sorriso cercando di non farla preoccupare e mi lascio avvolgere dal suo braccio esile, mentre la voce di Maria torna a farsi sentire dagli autoparlanti.
«Volete dire qualcosa?» chiede riferendosi ai due ragazzi in bilico.
«Si...» sussurra Gio. Dopo un piccolo discorso da parte del cantante e i ringraziamenti verso tutti noi compagni d'esperienza, la parola passa a Christian.
«Io... non so davvero che dire...» inizia gesticolando un pò «La mia situazione la conoscete e l'unica ragione per cui sono qui oggi è perché non sono più me stesso da molto tempo. Non voglio lasciarvi... o, almeno, non adesso...»
Vedendolo in difficoltà Maria decide di chiuderla lì.
«Volete sapere chi esce o vi lascio qualche altro minuto?»
«No no, vai» le fanno segno i due ragazzi con voce convinta anche se con un velo di paura.
«Ok...»
Il silenzio piomba in casetta.
Saranno secondi ma sembrano un'eternità.
Deglutisco a vuoto e sento una crepa aprirsi in mezzo al cuore.
Per un attimo incontro gli occhi di Christian, ma lui li abbassa sospirando e questo mi mette ancora più ansia.
Poi... arriva il fatidico nome.
«Mi dispiace ma... Gio, sei tu a dover uscire»
Riprendo finalmente a respirare piegandomi su me stessa e sentendo i bordi degli occhi diventare umidi.
Il biondino si alza e sorride goffamente, probabilmente cercando di non far uscire le lacrime. Gli altri ragazzi, uno ad uno, lo raggiungono e gli lasciano un tenero abbraccio intorno alle spalle sussurrandogli qualche parola di conforto all'orecchio.
Intanto Christian, ancora sconvolto, si tiene il viso con le mani e si sposta in disparte, lasciando campo libero all'eliminato.
Dopo essermi leggermente ripresa mi tiro su e, affiancata da Gigi che mi sorride dolcemente, vado verso Gio augurandogli una buona vita. I suoi occhi brillano di tristezza ma uno spiraglio di luce continua comunque a illuminargli le gote rosee.
Il suo sguardo poi si sposta verso qualcuno alle mie spalle, mentre il mio cade sul ballerino di hip-hop.
Lentamente mi avvicino e allargo le braccia finché il suo petto non tocca il mio. I nostri cuori iniziano a battere all'unisono e le lacrime si uniscono in un'unica cosa. Non volendo togliere spazio a Gio, però, mi limito a un piccolo bacio a stampo riempiendomi, per adesso, solo del colore dei suoi occhi. Lo prendo per mano e inalando il suo profumo ci riavviciniamo ai ragazzi.I successivi minuti furono spenti.
Gio, Alex, e Crytical che finivano le valigie del cantante.
Albe, Sere, Gigi e Carola che li guardavano amaramente poco più in là.
Gli altri che li aspettavano alla porta con musi lunghi e tristi.
Pensare che di quei momenti ne avremo vissuti altri mi faceva scoppiare la testa. Mi strinsi a Chri che mi avvolgeva con un braccio e mi augurai di non doverlo più vedere in quelle condizioni. Alzai lo sguardo incontrando le sue lentiggini rossastre e il colore sfumato delle sue iridi. Sorrisi, ammirandolo in tutta la sua bellezza per poi chiudermi a riccio nel suo petto e sentire la sua mano, finalmente calma e rilassata, accarezzarmi la guancia.
Pochi minuti dopo salutammo per l'ultima volta Gio, mentre le nostre si intrecciavano l'una dall'altra.Spazio autrice
Serviva una giornata di pioggia per farmi venire l'ispirazione ahahah.
Grazie per chi sta continuando a leggere questa storia nonostante la mia inattività e a chi continua a supportarmi.
La scuola finalmente è finita e io ancora non realizzo che staremo in vacanza tre mesi. Voi cosa farete? Così, per chiedere...
Vi auguro delle buone vacanze, una buona lettura e spero che vi divertiate<33
(non ho ricontrollato, spero non ci siano troppi errori)
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TᴜʀʙᴏJR /𝐶ℎ𝑟𝑖𝑠𝑡𝑖𝑎𝑛 𝑆𝑡𝑒𝑓𝑎𝑛𝑒𝑙𝑙𝑖/ ᵃᵐⁱᶜⁱ21/22
Fiksi PenggemarI suoi occhi erano belli come il cielo. I capelli, riccioli scombinati, come nuvole setose, e le mani delicate come l'aria. La sua bocca era la pioggia, umida e intensa, che picchiettava sulla pelle facendo salire i brividi. La sua pelle era come la...