18. Controllo casa

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"A volte la persona di cui hai bisogno ha più bisogno di te."
-Fonte: Tumblr


Alexis

Lancio un'occhiata veloce a Emi e la vedo giocherellare con il tasto di accensione della radio e non posso fare a meno di trattenere una risata. Direi che è ancora piuttosto ubriaca e non smette di toccare qualsiasi cosa si trova davanti, ma comunque non la trovo fastidiosa o che, mi manda fuori di testa pensare di averla a pochi centimetri da me, finalmente. Anche se solo per il tragitto a casa, mi accontento di averla vicino e di sentire il suo dolce profumo riempire l'intero abitacolo.

"Alexis Saelemaekers, hai un cognome difficile, però ammetto che mi piace pronunciarlo." fa spallucce, iniziando a parlare in modo un po' strascicato "Sono andata a cercare il vero te su google, l'ho visto con la maglia del Milan addosso e anche con quella della sua nazionale. Non dirglielo, ma è piuttosto sexy." si porta il dito davanti al naso come per invitarmi a tacere su questa confessione che mi ha appena fatto. "Peccato che mi abbia presa in giro, perché mi faceva davvero impazzire. Insomma, anche tu mi fai uno strano effetto, siete davvero identici."

Vengo attraversato da diverse emozioni. Mi sento felice per vederla così legata e attratta da me, ma mi sento male a sentirle dire, ancora, che le ho fatto del male. Sì, so che è così, ne sono consapevole, ma ogni volta che glielo sento ripetere, mi sento un groppo in gola e un peso sul petto che quasi non mi lascia respirare. "Tranquilla, non gli dirò che lo trovi bellissimo." la rassicuro, commentando solo questo. Non mi va di affrontare un discorso del genere con lei ubriaca.

"Grazie, si monterebbe la testa. Direi che è già abbastanza sicuro di sé, non alimentiamo ancora il suo ego." mi regala un piccolo sorriso e sento una sensazione quasi dolorosa alla bocca dello stomaco. Lei è così bella e mi fa morire ogni volta che mi sorride in questo modo, peccato che in normali circostanze non lo farebbe più... e la colpa è solamente mia.

Sbuffo nervosamente e fermo l'auto nel primo posto libero davanti al suo palazzo, poi tiro il freno a mano e, contemporaneamente, le indico un punto indefinito dell'edificio, per farle capire che siamo giunti a destinazione. "Sei a casa, Emi. Sei sana e salva."

Si gira per qualche secondo verso il palazzo e lo osserva, poi riposa lo sguardo su di me. Si inumidisce le labbra e sospira, sbadigliando subito dopo. "Non voglio salire da sola, ho paura. E sei i tuoi amici alieni mi stessero aspettando lì per rapirmi? Nessuno si ricorderebbe più di me, il mio ricordo verrebbe cancellato dalle menti di tutti quelli che mi hanno conosciuta fino a ora." rabbrividisce in modo teatrale, immaginando la scena, mentre io ridacchio debolmente.

Penso che non potrei dimenticarmi di lei mai e poi mai, in nessun caso... nemmeno in una circostanza assurda e irreale come quella che ha appena descritto lei.

"Ti accompagno su e poi, dopo che ci siamo accertati che sia tutto ok, vado a casa, ci stai?" lei sorride a trentadue denti sentendo la mia proposta e poi annuisce entusiasta.

"Grazie! E ora andiamo, sto morendo di sonno." scende dalla macchina con un po' di difficoltà, a causa dell'alcool che le scorre nelle vene, mentre io spengo il motore e poi faccio il giro per raggiungerla e aiutarla a entrare nel palazzo senza che cada a terra o si faccia male. La sostengo fino a farla arrivare davanti al portone, poi la aiuto a cercare le chiavi nella borsa, dato che stava fissando l'interno senza fare assolutamente nulla per recuperarle.

Senza nessun motivo lei scoppia a ridere e io le lancio un'occhiata stranita, poi le chiedo di fare silenzio, visto che è tardissimo, ma sembra non abbia nessuna intenzione di ascoltarmi, visto che scoppia a ridere maggiormente. Scuoto appena il capo e, finalmente, entriamo nel palazzo.

"Alexis, voglio anche io una mia copia. Così, quando non ho voglia di andare a lavoro, ci mando il mio clone." me lo propone come se fosse un'idea geniale, continuando a ridere e usando un tono di voce tutt'altro che basso "Potrei fare degli affari immensi." Non le rispondo, per evitare che continui a parlare, ma lei lo fa comunque. Avvicina la bocca al mio orecchio, mentre attendiamo che arrivi l'ascensore, e cerca di sussurrare, ma è davvero troppo ubriaca per riuscire a controllare il suo tono di voce. "E poi non sai una cosa, ma a te posso dirla. Avrei voluto fare sesso qua dentro con il vero Alexis." indica l'interno dell'ascensore, poi ci sale lasciandomi sbalordito e con una gran voglia di lei. Ok, inizio a pensare che forse non sia stata una grandissima idea portarla a casa.

Entro anche io e cerco di concentrarmi su tutt'altro, smettendo di immaginare come sarebbe bloccare sto dannato affare e perdermi dentro di lei qua. Anche se è difficile tenere a bada questo pensiero, visto che lei mi sta fissando spudoratamente dalla testa ai piedi.

"Ma sarebbe un tradimento se lo facessi con te che sei praticamente lui?" lo chiede come se la domanda la stesse tormentando e volesse assolutamente una risposta "Insomma, io e lui non stiamo più insieme, quindi posso fare quello che voglio con chi voglio, però non riuscirei perché penso costantemente a lui. Però tu sei il suo clone, quindi è come se fossi lui." parla come se stesse spiegando chissà quale concetto importante, mentre io vorrei smettere di starla ad ascoltare. Per quanto assurdo sia tutto quello che sta dicendo, io non riesco a resisterle. Fin dal primo momento mi sono sentito attratto da lei, immaginiamoci come è più difficile ora che so bene quali siano le sensazioni che sento quando facciamo sesso insieme.

Respiro profondamente e, per fortuna, le porte dell'ascensore si aprono. Esco immediatamente e respiro l'aria pulita, visto che là dentro stava diventando soffocante, poi lei mi segue. Senza dirle nemmeno nulla, mi avvicino alla porta del suo appartamento e, mettendo le chiavi, lo apro, invitandola poi a entrare.

"Prima tu, devi controllare se c'è qualcuno." annuisco comprensivo ed entro per primo nell'appartamento. Accendo tutte le luci e mi guardo intorno per rassicurarla, poi le faccio gesto di avvicinarsi, così mi raggiunge, ma non sembra ancora contenta.

"Che c'è, Emi?"

Fa spallucce, mentre si toglie le scarpe e indica poi la sua stanza "Devi controllare anche di là." respiro profondamente e faccio ciò che mi ha detto, tanto non ho nessuna possibilità di farla ragionare nelle sue condizioni.

Mi avvio verso la sua stanza e lei mi segue. Do un'occhiata veloce, giusto per farle tirare un sospiro di sollievo, e poi mi giro verso di lei, ma prima che apra la bocca e le dica che è tutto ok, resto paralizzato nel vederla, davanti a me, solo in mutande e reggiseno. Si è levata il vestito che aveva addosso e, come se niente fosse, se ne sta mezzo nuda davanti a me, in cerca di qualcosa da indossare per la notte.

Mi schiarisco la gola, come per riprendermi, poi mi passo la mano tra i capelli, mentre lei si infila una dannata maglia, grazie al cielo. "Ok, puoi stare tranquilla, la tua casa è completamente al sicuro. Ora io vado, ok?"

Lei spalanca gli occhi, sentendo le mie parole, e poi scuote la testa quasi in preda al panico. "Non potresti dormire qua? Almeno finché sarà domani e nessuno si ricorderà che questo momento sia mai esistito." quasi mi prega e, per quanto vorrei e dovrei, non riesco a dirle di no. E come potrei? Desidero stare con lei, la parte più profonda di me lo desidera, anche solo dormirle accanto mi riempirebbe nuovamente, dato che mi sento così vuoto da quando abbiamo litigato... penso che potrei stare qua qualche ora.

"Va bene, Emi." acconsento, mentre lei si infila subito sotto le coperte e io, dopo averci pensato su qualche secondo, la raggiungo. Mi levo le scarpe e poi mi sdraio, sistemando le coperte sopra di noi. Resterò qua finché prenderà sonno, poi andrò via e, domattina, non mi troverà qua.

Si mette subito più vicina a me, facendo aderire la sua schiena al mio petto, e trattengo il fiato per qualche secondo quando entriamo in contatto, poi cerco di rilassarmi e poso il braccio intorno alla sua vita.

"Stringimi forte, mi sento al sicuro così." la sua voce è assonnata e quasi fa fatica a parlare, ma comunque la sua richiesta è chiara e io non riesco a dirle di no nemmeno stavolta. Poso la mano sul suo fianco e la stringo, posando poi la testa sulla sua spalla e sento una bellissima sensazione di pace espandersi in me, mentre il suo profumo mi riempie completamente.

Mi rilasso stringendola a me e, poco tempo dopo, sento tutta la stanchezza scendermi addosso e mi permetto di chiudere gli occhi, godendomi l'illusione che tra noi sia tutto a posto, senza pensare che, quando mi sveglierò, tutto tornerà a essere completamente a pezzi.

Semplicità||Alexis SaelemaekersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora