2.Croissant e la città dell'amore

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CAPITOLO REVISIONATO.

«Anne» richiamai la sua attenzione, mi strinse in un ennesimo abbraccio mentre mi guardava con un sorriso fiero a dipingere il suo viso che, nonostante l'accenno di rughe, appariva sempre giovane.

«Grazie per avermi ospitato questa sera.»
Continuai sotto gli occhi di alcuni fotografi che vennero allontanati prontamente dal figlio che era impegnato a discutere con alcuni soci.

«È sempre un onore averti qui.» sorrisi alle sue parole, le augurai di passare una buona notte e mi allontanai nell'oscurità che padroneggiava l'abitacolo.

Londra di notte era popolata per di più da giovani rendendo le strade meno affollate da auto e bus; impiegai mezz'ora per arrivare nell'albergo che quest'ultima si era offerta di pagare al mio posto. Era sempre così gentile nei miei confronti.

Inserii le chiavi nella toppa della serratura mentre mi facevo strada per trovare gli interruttori provando a non inciampare sugli ostacoli che mi si ponevano davanti.
La camera era  di una grandezza modesta per una sola persona, la solitudine era la stessa che mi avvolgeva anche quando ero nel mio paese, nella mia casa che era di qualche metro più grande, ero sola indipendentemente da dove mi trovavo.

Mi allontanai dal salotto lasciando lì anche i miei pensieri, entrai nel bagno e riempii la vasca; accesi alcune candele e versai vari oli naturali per favorire il rilassamento.
Immersi lentamente tutto il corpo in essa, lasciandomi cullare dal calore emanato dall'acqua.

Non lavoravo per l'azienda di Anne Ward anche se mi sarebbe piaciuto molto, avevo tutte le caratteristiche per entrare a far arte del loro staff ma il mondo della moda non era mai andato a genio ai mie genitori.

Per vivere mi dividevo in svariati settori dove venivo pagata abbastanza bene per permettermi qualche peccato, la mattina lavoravo a giorni alterni come baby-sitter a casa della mia vicina dove mi prendevo cura di un adorabile bambino, che mi prosciugava tutte le mie energie ma venivo ripagata dai suoi adorabili sorrisi sdentati.
Spesso  Anne mi invitava ai suoi eventi permettendomi di indossare i capi d'abbigliamento per un'imminente nuova collezione, dando un'idea attraverso i media delle nuove mode che nelle stagioni a seguire avrebbero preso parte dei loro guardaroba.



Insaponai i miei capelli facendo un massaggio rilassante alla cute, sciacquai con acqua corrente i residui della schiuma che era rimasta incastrata dalle ciocche e uscii dalla vasca quando mi accorsi della pelle che aveva assorbito l'acqua causando le rughette  sui polpastrelli.
Avvolsi il mio corpo con un telo bianco che l'hotel aveva lasciato piegato sul materasso e  usai l'altro a mo' di turbante attorno ai capelli.

Indossai l'intimo e una maglia bianca, legai i capelli in una treccia e recuperai il cellulare che avevo lasciato nella pochette.
Mi tuffai   tra le  coperte, trovando immediatamente sollievo soprattutto alle gambe e ai piedi, i quali erano stati intrappolati nelle meravigliose quanto dolorose décolleté. Sbloccai il cellulare che segnava le 03.10, e tutto il sonno che in precedenza mi aveva impedito di restare con Anne, era ormai svanito e mi preparai per un'ennesima notte insonne.

Mi limitai ad annotare i miei pensieri su un blocchetto nero che portavo sempre con me, segnavo qualsiasi cosa accadesse in determinati luoghi. La pelle che lo costruiva era ormai consumata, sfogliai le pagine stropicciate dalle posizioni che assumeva quando lo lasciavo in qualche angolo abbandonato dello zaino.

"11.07.2014
Saluto la mia città, le case diventano sempre più piccole, la pioggia batte sul mio finestrino mentre tutto scorre veloce sotto i miei occhi. So che domani tutto sarà uguale la mia stessa vita di sempre, solo in un nuovo paese."

Portai una mano alla bocca smorzando uno sbadiglio, sin  da bambina venivo abbindolata dal suono delle parole, imaparai a leggere a soli cinque anni ed iniziai ad immergermi nel mondo delle fiabe precocemente rispetto ai miei coetanei.
Venivo catapultata nelle favole mentre le parole scorrevano veloci sotto i miei occhi, mi  improvvisavo come quella principessa in attesa del principe in sella al suo cavallo bianco, crescendo però ho imparato a preservarmi da sola da tutti i pericoli e giunsi alla conclusione che non avevo bisogno di nessun uomo al mio fianco, ero libera ed indipendente senza nessun proposito di innamorarmi.
Potevo benissimo essere il fantino di me stessa, correre felice nei prati inglesi ma soprattutto essere libera.

Ero cresciuta nella città dell'amore, ma ormai l'ostilità nei confronti di questo sentimento aveva preso il sopravvento, e non a caso. Mentre i ricordi delle mura che mi avevano​ visto crescere, della persona che aveva spezzato il mio cuore e dei miei genitori chiusi gli occhi e con un sorriso un po' nostalgico un po' amareggiato caddi nelle braccia di Morfeo, preparandomi ad affrontare un viaggio in auto verso il Cheshire il giorno dopo.

Dress code [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora