01.Tacchi alti e tappeto rosso

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CAPITOLO REVISIONATO


Scesi dall'auto costosa che mi aveva scortato dall'hotel dove alloggiavo fino alla sala in cui si teneva l'evento, l'azienda di Anne Ward mi aveva dato in prestito un vestito bianco decorato con dei piccoli diamanti sul petto e delle Louboutin dello stesso colore.
La portiera venne spalancata dal maggiordomo che mi permise di scendere, poggiai i tacchi alti sul tappeto rosso che percorreva l'intero sentiero diretto all'entrata.
Gli occhi di tutti bruciavano sulla mia pelle, camminavo sicura di me ondeggiando con il corpo, sorrisi a tutti gli apprezzamenti che vennero fatti sulla mia silhouette.

Mi avvicinai all'organizzatrice dell'evento che vestiva di rosso, mi regalò un sorriso sincero e quando raggiunsi la sua figura mi attirò in un abbraccio.

«Anne.» sorrisi stringendo la sua mano. I suoi occhi scrutavano il mio corpo fasciato dal tessuto che i suoi dipendenti avevano cucito appositamente per me.
«Tesoro» mi incitò a fare uno giro su me stessa mente osservava ammaliata le sue creazioni, «vieni, voglio presentarti chi ha disegnato questo vestito.» mi strattonò gentilmente incitandomi a seguire la sua figura che volteggiava sicura dei suoi passi.

Il gruppetto di uomini vestiti elegantemente si zittirono quando si accorsero della donna.

«Lui è mio figlio, Harold.» dichiarò, lui rimase zitto e fermo: un'ombra alta e scura veniva riflessa contro la parete bianca del locale, mi porse la sua mano, notai i grossi anelli d'argento sulle sue dita e ne rimasi ammaliata.
Indossava un completo nero a vita alta con delle righe appena visibili, ai piedi delle scarpe che erano in parte nascosti dal pantalone largo che portava.

Il viso fanciullesco con un lieve accenno di barba sulle guance mi fece alludere alla sua età: supposi che avesse più o meno ventisette anni.

«Piacere, io sono Cindy.» afferrai la mano che egli mi porse in una morsa leggera, stavo ancora scrutando il suo volto trovando alcune somiglianze con la madre, sembrava disegnato da un artista.

+

Passai la serata seduta ad un tavolo con altre giovani modelle, parlando del più e del meno. Ognuna di loro era attratta dal riccio che non degnava loro di attenzioni, scrollai le spalle continuando a cenare, mandai giù l'ultimo boccone di salmone che era stato servito una decina di minuti prima e bevvi un bicchiere di vino bianco per accompagnare la portata.
Non essendo abituata all'alcol le mie goti si arrossarono, mentre il sapore di quest'ultimo bruciava lungo il mio esofago.

Mi girai quando sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla, voltandomi trovai la figura di un cameriere che mi indicava Anne.

«La signora Ward vi desidera.» annui e ringraziai il giovane cameriere, mi alzai facendo attenzione a non inciampare sui miei stessi passi arrivando sana e salva accanto alla giovane donna.

Il lungo vestito rosso che indossava scendeva aderente  al suo corpo lasciando qualche residuo di stoffa dietro di lei usato come strascico con dei dettagli dello stesso tono.

«Vorrei scattare qualche foto con te.» esordì, mi avvicinai alla sua figura stringendo la corporatura magra tra le mie braccia. Sorrisi all'obiettivo del fotografo. Anne mi consigliò di scattare delle foto anche con il figlio, aveva abbozzato lui il disegno ed era giusto che si prendesse i meriti, annuii e sorrisi senza avere nessun contatto corporeo a differenza di come avevo fatto con la madre.

«Grazie mille Cindy.» mi ringraziò ancora una volta e tornai ad occupare il posto che mi assegnò sotto lo sguardo infuocato delle persone intorno al tavolo che desideravano toccare il giovane.
Era senza dubbio un bel ragazzo, esse lo stavano osannando come se fosse un vero e proprio dio mentre mi lanciavano schegge infuocate dagli occhi.

Ci venne servita un'ennesima portata che rifiutai, stavo letteralmente scoppiando e il sonno stava prendendo il sopravvento. Controllai il cellulare che segnava l'una e quaranta di notte, il mio sbadiglio era più che giustificabile contando che il giorno dopo sarei dovuta partire davvero presto.

Attesi l'arrivo della torta, che non rifiutai, assaporando e brindando con un ennesimo bicchiere di champagne, ero leggermente su di giri ma non ci diedi tanto peso; non avrei dovuto guidare quindi potevo permettermi qualche bicchiere in più.

Decisi che era arrivato il momento di andare via quando la sala iniziò a svuotarsi, e colsi l'occasione per ritornare in hotel anch'io.

Mi alzai dal tavolo e mi avvicinai ad Anne.

***

È un capitolo piccolissimo ne sono consapevole, ho introdotto solamente un piccolo frammento della vita che la nostra protagonista condurrà nel corso della storia, spero vi piaccia. R.

STO CORREGGENDO I VARI ERRORI DI ORTOGRAFIA/GRAMMATICA E BATTITURA.
Sono contentissima che la storia continua ad essere in tendenza nonostante siano passati parecchi anni, pertanto ho deciso di correggere gli errori in modo da rendere più piacevole la lettura

Dress code [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora