Giorno 432
Harry,
La tua assenza è ancora un fuoco che arde dentro me, non riesco a dimenticare quella notte. Ricordo a malapena la tua voce che mi implorava di rimanere sveglia, per te, a malapena ricordo il verde dei tuoi occhi.
Ti sei sacrificato per salvarmi la vita e non te ne sarò mai abbastanza grata.
Guardare gli occhi di Edward è un colpo al cuore, sono così simili ai tuoi, amore mio.. penso che gli saresti piaciuto, è okay.
Eccolo qui che saltella allegramente, quanto vorrei essere spensierata come lui.
A domani, tua per sempre, Cindy.«Eddy, attenzione.» richiamai il bambino dalla folta chioma riccioluta che zampettava allegramente nel verde della tenuta, mi alzai a fatica dall'erba mentre ripulii il pantalone con il palmo della mano.
Edward, che fino a qualche secondo prima ridacchiava serenamente aveva sostituito il riso con un pianto fragoroso, le sue ginocchia avevano incontrato il terreno secco e ripido.
Mi avvicinai tempestivamente a quest'ultimo issandolo, «Shh, adesso la bua passa.» gli disse dolcemente tranquillizzandolo, lo strinsi tra le mie braccia dondolandomi appena.
«Mamma questa è per te.» mi sussurrò strofinandosi gli occhi con i pugni, guardai il contenuto che aveva tra le mani e per poco non mi strozzavo con la mia stessa saliva. Lo strappai velocemente mentre il mio sguardo era alla ricerca di domande «Chi te l'ha dato?» chiesi con fare interrogativo, i suoi occhietti vispi e verdi come quelli di suo padre mi guardavano incuriositi.
«L'uomo nella stalla.» balbettò lui mentre si rialzò tempestivamente, seguo a ruota i suoi movimenti e afferrai la sua manina mentre mi guidava verso le stalle. Guardai l'aereoplanino di carta che era ancora legato alla catenina che qualche anno fa gli regalai.
Un sospiro tremante fuoriuscì dalla mia bocca, non volevo appigliarmi a nessuna falsa speranza, mi stavo arrampicando sugli specchi per poi rimanere nuovamente delusa.
Quando Harry morì diventai un vegetale: non mangiavo, non dormivo, non avevo una vita sociale. Mi limitavo a restare chiusa in casa desiderando con tutta me stessa di morire e di raggiungerlo.
L'unico barlume di speranza mi fu dato quando mi accorsi di essere incinta, lo ero già quando ero prigioniera ma, ovviamente, non lo sapevo. Dovevo fare di tutto pur di salvare quella creatura. Era l'unica cosa che mi teneva ancora appigliata al ricordo di quella che era la mia persona. E che lo sarà per sempre.
«Apetta qui.» mi riportò alla realtà la voce stridula mentre scomparve dietro alla matassa di paglia, feci un passo avanti volendo andargli incontro ma mi rimprovera subito. Ero su di giri, mi appariva tutto così confuso. Chi potrebbe essere l'artefice di questo gioco di poco gusto? Mi chiesi.
«Ed tutto bene?» tentennai, ero tentata dall'avvicinarmi, in fin dei conti c'era in gioco L'incolumità di mio figlio che era la cosa più importante.
«Mami» comparve sorridente il mio bambino mentre stringeva tra le mani un foglio di carta, alzai un sopracciglio mentre impaurita indietreggiai.
«Chi c'è?» chiesi mentre un singhiozzo fuoriesce dalle mie labbra, ero stanca di tutti questi misteri.
«Basta, per favore, lasciateci in pace. Non abbiamo più nulla, vi siete presi tutto ciò che avevo di più caro, per favore, per favore. » urlai scivolando sul pavimento sporco della stalla, avevo il viso nascosto tra le ginocchia mentre sentivo lo sguardo del piccolo Edward bruciare sulla mia pelle. Improvvisamente, scomparve nuovamente dietro alla paglia, ero decisa di andarlo a recuperare ma quello che si presentò davanti ai miei occhi mi fece rimanere pietrificata sul posto.
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Dress code [IN REVISIONE]
FanfictionCindy Moore ventenne di Northwich che viaggia spesso dal paese in cui vive diretta a Londra per lavoro, non crede più nelle sue emozioni ed è sfiduciata verso il sesso opposto. Harry Styles, ventitreenne di Northwich figlio della proprietaria più g...