Mi risveglio a causa del tocco gentile sul labbro, schiusi gli occhi voltandomi a pancia in giù. Un risolino abbandonò le labbra del colpevole e dovetti portare il cuscino sulla testa per smorzare i suoni.
Durante la notte mi era stato così vicino che per poco non mi toglieva il fiato, non mi dispiaceva affatto anzi, il suo respiro si confondeva con il mio.
Non volevo alzarmi, rotolai fino a raggiungere il suo petto dove mi stabilii ancora una volta, alzò la gamba portandola sulle mie e mugugnai qualcosa che non riuscii a comprendere.
«Sh.» mormorai sulla sua pelle nuda, come al solito la sua maglia era finita sul parquet per il caldo dovuto ai caloriferi. Scalciai via le coperte che mi impedivano i movimenti mentre le mie dita scendevano lungo la sua schiena, rabbrividì e aprii gli occhi.
Avevo una visione più completa dei tatuaggi, tracciai il contorno della farfalla disegnata al centro dell'addome sotto il suo sguardo appagato.
«Hanno un significato?» sussurrai, annuì distrattamente e intanto le sue dita arricciavano le ciocche dei miei capelli. Il telefono iniziò a vibrare incessantemente ma Harry lo ignorò sbuffando sonoramente.
«Non rispondi?» chiesi ingenuamente, si liberò dalle coperte sedendosi sul materasso.
«No», sbuffò mostrandomi il display che segnava il nome "Zayn", deglutii allarmata prendendo posto accanto a lui.
«Se fosse importante?» ribattei nonostante non volevo avere niente a che fare con loro e desideravo che stesse anche lui alla larga, scappare dalle situazioni non era la cosa migliore.
«Che c'è?» disse schivo portando una mano tra i ricci ribelli che erano arruffati, sbuffò.
«Si, sono ancora vivo. Stasera?» mi guardava in un modo diverso, «Non lo so, okay ciao. » lanciò il cellulare tra le lenzuola nascondendo il viso tra le mani.
«Che cosa è successo?» sollecitai allarmandomi, presa la mia mano portandosela sul suo petto giocarellando con le mie dita, «Stasera c'è una festa», pronunciò fissando i miei occhi, mi stava mentendo. L'avevo capito dal modo in cui torturava il suo povero labbro ed evitava il mio sguardo.
«Harry.» richiamai, egli sbuffò lasciandomi andare che era ancora trattenuta da lui.
«Okay, okay» alzò le mani in segno di resa, «Zayn ha detto di aver organizzato una festa sotto ordini di mio padre» spiegò, il suo umore era cambiato «ci vuole lì.» concluse.
«Ma-» mi interruppe.
«Cindy io penso che sia meglio non vederci più, non voglio metterti in pericolo.»
La mia mascella si spalancò, serrai gli occhi non volendo assorbire la durezza delle sue parole. Non poteva averlo detto davvero, non dopo tutto quello che era successo.
«Non..» deglutii, «non c'è un modo diverso?» mormorai trattenendo le lacrime che minacciavano di uscire dai miei occhi.
Non poteva chiedermi una cosa del genere, ormai era diventata una dipendenza per me.
«Ti sto procurando fin troppi problemi.» confessò, avevo gli occhi iniettati di lacrime e se ne accorse anche lui.
«No, per favore non piangere» mugugnò attirandomi verso di lui, come poteva chiedermi di non piangere.
«No, Harry io ti, io non ti lascio da solo. » dissi tirando su col naso, scossi la testa bagnando il suo petto con le lacrime.
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Dress code [IN REVISIONE]
FanfictionCindy Moore ventenne di Northwich che viaggia spesso dal paese in cui vive diretta a Londra per lavoro, non crede più nelle sue emozioni ed è sfiduciata verso il sesso opposto. Harry Styles, ventitreenne di Northwich figlio della proprietaria più g...