29. McDonald e Marta May.

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Harry si era presentato fuori alla mia porta e lo scenario che si abbatteva dietro alla sua sagoma era a dir poco surreale, i tuoni e i lampi si abbattevano sulla città e incitai il riccio a entrare in casa.

Varcando la porta mi accorsi che stringeva due sacchetti tra le mani che dopo essersi svestito dalla giacca che lo riparava dal freddo mi porse, aprii il primo che si rivelarono i vestiti della volta scorsa e nell'altro si nascondeva il cibo spazzatura che aveva acquistato.

«Oh, grazie», constatai poggiando il tutto su una sedia e accendendo la luce mi accorsi che i suoi capelli era impregnati di acqua proprio come i suoi vestiti, «vuoi farti una doccia?», scosse la testa ma nonostante il suo rifiuto mi immersi nel corridoio dirigendomi nel bagno.

Presi un telo pulito da cedergli e gli posizionai i saponi che gli sarebbero serviti sul bordo della vasca, richiamai il suo nome prima di accorgermi che era già lì appoggiato con metà corpo allo stipite della borda mentre assunse un'espressione divertita.

Ammirai il suo corpo tonico e intravedevo i tatuaggi che ricoprivano il suo petto grazie al tessuto bagnato che si attaccò alla pelle, i capelli erano più scuri e i ricci erano meno voluminosi

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Ammirai il suo corpo tonico e intravedevo i tatuaggi che ricoprivano il suo petto grazie al tessuto bagnato che si attaccò alla pelle, i capelli erano più scuri e i ricci erano meno voluminosi. Distolsi lo sguardo e indicai il cesto di vestiti dove poteva lasciare gli abiti che indossava in quel momento.

«Tieni.» scaricai tra le sue mani la maglia del medesimo colore e un pantaloncino di Louis, mi fissò stranito quando si accorse che tenevo gli abiti maschili nel mio armadio ma non gli diedi alcuna risposta chiudendo la porta alle mie spalle.

L'appartamento era avvolto dal silenzio e l'unico rumore proveniva dal getto di acqua nel bagno, ero rannicchiata sul divano mentre guardavo un film horror, una pessima scelta.
Mangiucchiavo le unghie dei e intanto l'ansia si impossessava di me, la luce del televisore si fermò improvvisamente segno che la corrente era saltata, rabbrividii mentre tastavo con le mani il divano alla ricerca del cellulare che ovviamente, non trovai.

«Cindy?»

«Sono qui, è saltata la luce.»

Sentivo i passi del giovane avvicinarsi sempre di più e mi raggiunse subito piazzandosi di fronte alla mia figura che da sempre temeva il buio, presi la sua mano trascinandolo con me in cucina dove mi orientai tastando la superficie dei mobili dove scavai in uno di essi cercando una candela per illuminare la stanza.
Accesi la fiammella, aveva indosso solo una asciugamano legata  sui fianchi e i suoi capelli erano ancora bagnati che gocciolavano lungo il suo collo.

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Dress code [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora