15. Vecchi amici

5.9K 211 9
                                    

Delle Vans nere toccarono il suolo abbinate a degli skinny neri e un giubbino di jeans, solo una persona poteva vestirsi in quel modo con il freddo pungente della città: Louis Tomlinson.
Il sorriso sul mio viso si espanse in maniera abnorme, il più basso aveva abbandonato la vettura dal lato opposto della strada per venirmi incontro.
Egli mi strinse in un abbraccio confortevole e nonostante la differenza di altezza riuscii a farmi piccola piccola per godere delle braccia di un amico di infanzia.

«Cinderella mia!» mi apellò lo stesso soprannome che usava quando frequentavamo la scuola mentre strinse le mie guance tra due dita facendomi ridacchiare.

Louis conosceva tutto di me ed io conoscevo tutto di lui.

«Nanetto mio!» apostrofai di rimando, i ricordi si susseguivano veloci nella mia mente facendo comparire un sorriso nostalgico sul mio viso che non sfuggì al corvino che mi scrutava con i suoi occhioni blu.

«Devo dirti tante cose, andiamo a prenderci un the. Sei diventata mattiniera Cindy? Oh, da quanto tempo!» le parole abbandonavano le sue labbra a raffica, era rimasto il solito chiacchierone.

« Conosco un posto poco lontano da qui, ho tante cose da dirti anche io.» mi indicò la sua macchina che raggiunsi velocemente, dopo un avvertimento che quando attraversavo era meglio per me se non tenevo le cuffiette. Avevo subito rimosso quella parte dal mio cervello e mi schiaffeggiai mentalmente.

Mi trovai con una tazza fumante tra le mani, dal lato opposto del tavolo il più grande beveva il suo the inglese mentre io sorseggiavo la cioccolata calda per scaldarmi.
Avevo raccontato a Louis quello che era successo nell'ultimo anno e in particolare nell'ultimo mese.

«Ho visto la tua foto sul giornale.» spiegò,guardavo il tavolo scheggiato dal tempo sospirai riunendo i pensieri che fluttuavano nella mia mente, battei la mano sul tavolo facendo sussultare il corvino.

«Lui è qui.» il suo sguardo accigliato scrutava il mio viso. «Deven.» puntualizzai.

«Cindy ancora pensi a Deven? Non dirmi che...» scossi la testa. «No, non ho conosciuto nessuno.»

«Non ci credo!» urlò incredulo, poggiando la tazza sul ripiano adesso i suoi palmi erano premuti sul legno.

«È finita Cindy. Da due anni. Quando li perdonerai? Quando ti perdonerai?» mi sbatté la verità in faccia, il problema non era lui. Il problema ero io che continuavo ad assumermi le colpe di una storia che era già scritta.

«Hai ragione.» la mia voce si spezzò, chiusi gli occhi. La mano di Louis si poggiò sulla mia, avvicina l'indice al mio occhio spazzando via la lacrime che è sfuggita.
«Chiarisci con Deven e chiudi una volta per tutte con il passato.»

Louis mi lasciò fuori al vialetto della mia casa, mi sentivo nuda e avevo bisogno di un bagno rilassante. Sentivo i miei sentimenti esposti all'intemperia, sotto gli occhi di tutti. Mi immersi nella vasca restando per più di trenta minuti, una volta uscita mi osservai allo specchio insoddisfatta del mio aspetto e della mia espressione vuota. Sembravo essere tornata indietro di due anni.
Provai le combinazioni di vestiti colorati che erano sistemati nel cassetto, mi rifiutai di indossare i soliti abiti neri.
Felpa viola e jeans.

Ripresi il pc che il giorno prima avevo lasciato in balìa della solitudine, era ancora aperto sul sito web di Madley. Girovagai sul mio Facebook trovando una nuova notifica.
Harry Styles ti ha inviato una richiesta di amicizia. Accettai.

***

Il sottofondo delle voci che provenivano dalla televisione mi fece svegliare, le luci violacee che quest'ultima emanava vennero rese soffuse grazie al sole che era alto nel cielo.
Avevo passato la notte sul divano, il sonno aveva avuto la meglio sul di me e durante love actually avevo chiuso gli occhi lasciandomi trasportare in una vita che nei miei sogni appariva diversa.

Nascosi il capo sotto il cuscino affievolendo i raggi solari che trafiggevano diretti sul viso facendomi socchiudere gli occhi. Uno sbadiglio abbandonò le mie labbra quando mi sollevai. Presi un bicchiere di succo all'arancia e preparai due fette biscottate farcite con la marmellata che sgranocchiai con gli occhi puntati sul cellulare.

Quella mattina decisi di tenermi in forma con una piacevole corsa, la brezza mattutina era, oserei dire, quasi piacevole.
La strada si estendeva per alcuni chilometri, le auto sfrecciavano velocemente da una parte all'altra, poi c'era chi si rilassava rendendo la giornata più tranquilla.
Le mie gambe iniziarono a bruciare e l'aria nei miei polmoni a mancare, mi fermai per un istante regendomi con i palmi sulle ginocchia presi un respiro profondo e poi ricominciai. Ero quasi alla fine del percorso e notai una grotta che si celava dietro alcuni cespugli, spostai un rametto prestando attenzione a non ferirmi ma quello che trovai dinanzi ai miei occhi mi fece schiudere le labbra.

Mi ero ritrovata dal lato opposto della città sulla costa, il suono delle onde che si infrangevano sugli scogli mi fece sorridere mentre a passo lento mi avvicinavo ad una pietra. Mi accorsi di non essere sola quando vidi una sagoma seduta di spalle, mi allontanai sedendomi poco più in là.

Era Harry l'uomo incappucciato e rannicchiato su sé stesso, me ne accorsi dal tatuaggio sul polso a forma di ancora e di tutti i suoi anelli.
Mi sedetti avanti alla sua figura, in attesa che mi degnasse di uno sguardo. Indossava un cappellino verde che coprire i suoi ricci indomabili che sfuggivano anche dalla presa di quest'ultimo ed una felpa grigia con la quale aveva coperto il capo.

«Ehy Harry.» salutai, egli puntò il suo sguardo nel mio per un breve istante quando pronunciai il suo nome.
Con un cenno del capo mi liquidò, pensavo stesse andando via ma si issò avvicinandosi alla riva. Scossi la testa, non riuscivo a capire quale fosse il suo problema con me.
Tornò indietro quando un'onda più alta di quelle precedenti era in arrivo e si sedette al posto che occupavo io qualche secondo prima.

Sospirò mentre giocarellava con dei granelli di sabbia, poi voltò il viso nella mia direzione, il mio sguardo era puntato sull'orizzonte ma quando si voltò fu inevitabile per me notare cosa decorava la sua pelle.

«Harry che cosa...» intervenni con un accenno di preoccupazione nella mia voce quando notai un taglio sul suo sopracciglio che stava iniziando la sua fase di guarigione.

«Niente, Cindy.» mi interruppe prima che potessi parlare, sbuffai incrociando le braccia al petto.
Portai il pollice e l'indice sotto il suo mento costringendolo a voltarsi e ispezionai, per quanto mi permettesse, il suo volto.
Si liberò della mia presa.

«Hai medicato lì?» osai domandare con un filo di voce e indicai lo zigomo che sembrava essere messo peggio, lui scosse la testa facendomi portare gli occhi al cielo. Mordicchiai le labbra decidendo cosa fosse opportuno dire, vacillai a lungo e alla fine decisi di alzarmi.
Battei le mani liberandomi dalla sabbia che aveva preso possesso dei miei pantaloni e la porsi ad Harry che mi osservava tibutante.

«Prima che possa pentirmene.» afferrò la mia mano alzandosi anch'egli dal letto di sabbia sul quale giaceva pensieroso fino a qualche minuto prima.

Dress code [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora