9. Bipolare

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«No.» ribattei, i miei occhi si illuminarono alla vista di un'insegna fluorescente sulla quale c'era scritto "Motel", Harry strattonò il mio braccio verso quell'edificio, la porta di quest'ultimo venne spalancata rivelando una hall poco illuminata.

Il riccio si avvicinò al bancone di legno segnato dagli anni strimpellò il campanellino poggiato su di esso cercando l'attenzione di un dipendente, ad accoglierci fu un'anziana signora con i capelli grigiastri raccolti in una crocchia disordinata e indossava una divisa verde.

«Si?» disse con un tono di voce pacato fissando prima il ragazzo al mio fianco e poi me.

«Il solito.»

Il suo nome era Kenny da quanto avevo letto sulla sua divisa, era intenta a segnare il cognome di Harry su un'agenda rossa scrivendo accanto il numero della stanza, si girò indietro staccando la targhetta con la chiave porgendola ad Harry, pregai con tutta me stessa che desse un altro paio di chiavi anche a me ma non accadde.

«Kenny puoi portare del brodo ed un termometro, per favore.» il mio sguardo saettò sulla sua figura maledicendo mentalmente me stessa per aver accettato di andare a Londra con lui.

Ringraziai con un cenno, intenta a seguire il ragazzo per un corridoio privo di illuminazione, in alcune stanze le voci dei clienti erano udibili anche da fuori e questo mi fece accapponare la pelle.

Rigirando le chiavi tra le sue mani aprì la porta rivelando una stanza modesta, per fortuna i letti erano separati ma avrei preferito avere i miei spazi.

«Perché hai preso una sola stanza?» chiesi, andando a sedermi su uno dei due lettini che erano ricoperti da una coperta orrenda.

«Se preferivi capitare in una stanza con una persona a caso potevi dirmelo prima.» per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva, e scossi la testa in risposta.

Vidi che cercava qualcosa nella sua borsa dove estrasse un paio di boxer ed una maglia bianca per poi sparire dietro alla porta di quello che suppongo sia il bagno.

Sbuffai annoiata, non ero assonnata a causa del sonnellino che avevo fatto nella sua auto cercai il mio telefono ovunque non riuscendo a trovarlo; ero certa di averlo sul seggiolino quando scesi dalla vettura e mi maledii, ero troppo distratta nell'ultimo periodo.

Qualcuno batté alla porta violentemente facendomi sobbalzare, Kenny portò il brodo e un termometro come chiese Harry, ringraziai e poggiai la ciotola bollente sul comodino e attesi che finisse di farsi la doccia.
Gironzolai, per quanto possibile, nella camera in cerca di qualcosa per passare il tempo mi avvicinai alla finestra posizionata accanto al letto che avevo scelto per passare la notte guardando i fiocchi di neve che cadevano dal cielo rendendo l'intera città coperta da un lieve strato bianco, i miei pensieri vagarono nella mia infanzia dove ero solita passare i giorni freddi sul divano davanti al camino mangiando le mille delizie che mia nonna cucinava per me.

Sobbalzai al suono della voce di Harry e asciugai velocemente le lacrime che non avevo notato, schiarendomi la voce.
Indicai il ripiano sul quale avevo poggiato il vassoio con la zuppa che aveva fatto preparare, mi guardò accigliato porgendomi il termometro.
Gemetti frustrata strappando l'ageggio dalle sue mani, lo posizionai sotto l'ascella sentendo bruciare il suo sguardo sul la mia figura.
Strabuzzai gli occhi notando che non aveva torto e che la mia temperatura corporea era in aumento, lo guardai di sfuggita cercando di nascondere l'evidenza.

«Allora?»

«Si, ho la febbre.»

«Tieni.» mi porse la ciotola che non presi, incurante del mio comportamento uscii dalla camera lasciando sul comodino che separava i due letti, la bevanda, lasciandomi sola.

***

La camera fu illuminata da un lieve fascio di luce a causa della porta che venne dischiusa, Harry fece ingresso orientandosi nell'oscurità e si avvicinò al suo letto. Istintivamente socchiusi gli occhi fingendo di dormire, si sfilò la maglia e notai alcune macchie d'inchiostro incise sulla pelle, a seguire anche i suoi stivaletti e la i pantaloni caddero al suolo, un sospiro uscii dalle mie labbra e temetti di essere scoperta quando la sua imponente figura si stava avvicinando.

Per fortuna scansò il letto avvicinandosi alla piccola scrivania in legno dove piegò gli abiti che indossava lasciandoli sul ripiano.
Abbandonò la mia visuale stendendosi sul materasso per poi coprire il suo corpo con il lenzuolo, dopo poco il suo respiro fu più pesante segno che era caduto in un sonno profondo.

Le luci dei lampioni erano l'unica fonte di luce che illuminava il profilo del ragazzo che stava condividendo la stanza con me, la mia mente rievocò l'immagine del mio ex fidanzato, lui fu la causa di gran parte dei miei problemi.
Avevo creato una corazza, un muro che costruii da sola quando ero qualche anno più giovane, mattone dopo mattone riuscendo a rimanere inerme dinanzi a qualsiasi forma di affetto che mi veniva mostrata.
Quella notte tra le mura di un vecchio motel stava prendendo il sopravvento la parte più vulnerabile di me, poche persone erano a conoscenza di lui, sembrava che nessuno riuscisse a capirmi.

Scalciai via le coperte dal corpo alzandomi silenziosamente in direzione del piccolo bagno, sciacquai il viso con dell'acqua fresca soffermandomi ad osservare la piccola cittadina di notte, tutto taceva.

[...]

Il delicato buongiorno non tardò ad arrivare, dormii al massimo due ore e ad interrompere il mio sonnellino fu il picchiettare incessante delle dita gelide di Harry sulla mia spalla, mi voltai dal lato opposto e aprii lentamente gli occhi trovando la sua testa riccioluta appoggiata sul materasso, questa volta a picchiettare fui io, sobbalzò sorpreso di vedermi sveglia.. cosa si aspettava?

«È tardi.» fu tutto ciò che disse per poi uscire dalla stanza con i suoi bagagli, beato chi capisce a quel ragazzo.
Scrollai le spalle cercando nel mio zaino qualcosa di più pesante da indossare ma trovai solo una felpa grigia che indossai con degli skinny jeans neri, legai i capelli in una treccia disordinata e uscii dalla stanza guardandomi intorno per essere certa di non aver dimenticato nulla.

Raggiunsi Harry con il portamonete tra le mani alla vista di quest'ultimo mi incenerì con lo sguardo ordinandomi di posarlo, nella hall c'era ancora Kenny, ma non sentii quanto gli chiese dal momento che stavo osservando una ragazza al di fuori del motel intenta ad accarezzare il cagnolino che giaceva ai suoi piedi.

Allontanandomi continuavo a sentire lo sguardo della giovane ragazza ardere sulla mia carne mentre abbandonavo quello schifo di motel accompagnata dal riccio.




A/N:

Doppio aggiornamento per dress code! Spero vi piaccia il capitolo, a presto.
R.

Dress code [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora