Mi girai su un fianco cercando Harry, con il braccio tastai il materasso che era freddo e vuoto, aprii gli occhi e la delusione mi avvolse quando costatai che non ci fosse nessuno.
Balzai a sedere cacciando timidamente i piedi fuori dalle coperte, quella mattina faceva particolarmente freddo e il temporale che si era abbattuto sulla città non aveva fatto altro che influire sulle temperature.
Ciononostante scesi scalza le scale e i miei sensi vennero inebriati dall'odore del caffè, il riccio stava parlando animatamente al telefono e mi nascosi per non farmi vedere.
Origliare non era una buona idea.
«Si, sono con lei.», percepii mentre mi tenevo al passamano. Riuscivo a vedere solo una parte della sua corporatura che era nascosta dietro alla colonna che separava il piano superiore da quello inferiore.
«No papà, lei non c'entra nulla e non sa niente,» stava parlando di me con suo padre? Cosa avrei dovuto sapere? «D'accordo arrivo.» mise giù e scesi il restante delle scale che mi separavano trovando il riccio che indossava un ennesimo jeans nero e mi ritrovai a pensare da dove l'avesse preso.
«Buongiorno.»
Salutai con un cenno del capo, era sempre così attivo di primo mattino e non riuscivo a comprendere da dove prendesse tutte quelle energie che si rinnovavano ogni ora. Anche durante la notte non restava per un attimo fermo, scalciava peggio di un puledro e annotai mentalmente questo particolare per poterglielo riferire in futuro.
«Stai andando via?» accertai, il suo sguardo cadde sul mio pigiama che beh, forse per la mia età non era del tutto adatto, annuì prima di riflettere su quale commento esprimere sul mio abbigliamento.
«Bel pigiama, Marta May. » espresse con un sorrisetto sulle labbra, accennai un sorriso anche io ma le parole che scambiò con quello che era suo padre rimasero impresse nella mia mente.
La tazza di caffè era davanti al mio naso mentre l'odore inebriava i miei sensi, mi specchiavo nel liquido e intanto sorseggiavo distrattamente, «Dove vai?» calò lo sguardo, «A lavoro.»
Okay, stava decisamente mentendo.
Annuii per l'ennesima, «Tu cosa fai?», chiese attendendo una mia risposta, scrollai le spalle. Avevo il giorno libero e decisi di dedicarmi alle faccende domestiche che non svolgevo da un po' di tempo.
«Vado al supermercato.» rivelai.
Vidi che stava indossando il suo cappotto nero, il mio sguardo seguiva i suoi movimenti mentre restavo in silenzio.
«Devo andare ora, ciao Marta May.» mi salutò stampando un bacio sulla mia guancia, qualcosa dentro di me si gonfiò e salutai anche io il riccio.
«Ciao Grinch.» gli angoli delle sue labbra si sollevarono quando abbandonò l'abitazione lasciandomi in balìa del silenzio.
Poggiai la testa sul bancone, poi mi venne un'idea geniale.
Forse la vecchia Cindy non sarebbe stata fiera dei comportamenti che stavo assumendo in quell'ultimo periodo.
Salii al piano superiore lanciando i vestiti in aria e gettandomi sotto la doccia per una veloce sciacquata, spazzolai i denti e mi vestii con un maglioncino grigio e i soliti jeans a vita alta, sciolsi i capelli lasciando che le onde naturali scendessero libere sulle mie spalle.
Abbandonai le mura della mia casa dirigendomi alla concessionaria per noleggiare un auto economica. Decisi di prendere una normale Citroen che avrei dovuto restituire nel week end, avevo la patente già da qualche anno ma non avevo mai sentito la necessità di acquistare una macchina, ma quel giorno si.
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Dress code [IN REVISIONE]
FanfictionCindy Moore ventenne di Northwich che viaggia spesso dal paese in cui vive diretta a Londra per lavoro, non crede più nelle sue emozioni ed è sfiduciata verso il sesso opposto. Harry Styles, ventitreenne di Northwich figlio della proprietaria più g...