48. Vendetta

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"Dicono che l'amore sia  fatto di presenze, di mani che si toccano e di occhi che si guardano. Cos'è diventato per me, che all'amore manco ci credevo, da quando la tua assenza riempie le mie giornate? Le assenze si portano dentro all'amore, lo mettono alla prova e lo disintegrano. L'amore è anche dentro ai bisogni, dentro la voglia di scappare, di correre dovunque alla tua ricerca. Ho bisogno di una sola persona, dei suoi modi, del suo tempo, della sua attenzione, di tutto. Mi chiedesti per me cos'era l'amore, non ti seppi rispondere ai tempi. Ora so darmi una risposta, ho trovato in te tutte le soluzioni ai miei quesiti,  ma sembra che per te non è stato lo stesso. È così che vedo l'amore, mia dolce bambina, ho capito che quando ami non  importa dove sei, ma dov'è il tuo cuore, perché ovunque tu sia il mio spettro sarà lì con te. Non ti ho mai detto ricordato quanto ti amassi, non ti ho mai detto "ti amo" ma te l'ho sempre dimostrato.
Tuo per sempre, Harry. "







Accartocciai per l'ennesima volta il foglio che andò sul pavimento facendo compagnia  alle altre pagine, si era creata una sorta di montagnetta dove erano incisi i miei sentimenti. Mi sentivo allo stesso modo di quei pezzi di carta, esporsi così tanto per poi venire accartocciati e scartati via, per un foglio nuovo. Sospirai passando nervosamente una mano fra i capelli, erano cresciuti un bel po', non stavo curando il mio aspetto e non avevo rapporti sociali con qualcuno che non fosse Zayn ed occasionalmente qualche donna. Il campanello mi fece sobbalzare e, scuotendo la testa, abbandonai la camera.

«Harry» sibilò Zayn con il fiatone, si intrufolò nell'appartamento mentre mordicchiava nervosamente le unghie, teneva stretto il pc tra le mani e mi meravigliai del suo arrivo tempestivo.

«Zayn cosa div-»

«È qui.» mi interruppe digitando velocemente qualche strano codice sul portatile, di cosa stava parlando?

«Chi è qui?» chiesi sedendomi al lato opposto del tavolo, lui alzò lo sguardo dal display mostrandomi un filmato.

Era la casa di Madley, l'avevo riconosciuta. Era un lungo corridoio che riprendeva principalmente le scale dell'appartamento, corrucciai la fronte continuando a non capire.

Le immagini erano sgranate così come l'audio, sembrava tutto normale fin quando una donna non comparve; teneva tra le mani un vassoio mente saltellava sui gradini.

Non seppi se era per via dell'audio, se era frutto della mia immaginazione o uno strano scherzo del destino ma, avevo sentito la sua voce. 

«Se è un fottuto scherzo sappi che non è per niente divertente.» sbottai, stavo provando a mantenere la calma ma la parte irrazionale di me stava ribollendo di rabbia.

«Ascolta.» mi riprese il moro, stavo fremendo. Il sangue si gelò nelle vene quando la donna pronunciò il suo cognome, Cindy era sempre stata lì, a poca distanza da me ed io, non me ne ero mai accorto. 

«Lo ammazzo!» ululai battendo i pugni sul ripiano in legno, mi issai pronto per spaccare la faccia a quel pezzo di merda che chiamavo "padre." 

«Frena, frena» afferrò il mio polso facendomi bloccare, «questa sera annuncerà il fidanzamento con Kenna, a casa sua. Ne approfitteremo per liberarla.» spiegò e, nonostante la mia irrefrenabile voglia di sbraitare, rimasi in silenzio.

***
Indossai sfacciatamente lo smoking nero, mio padre non se lo sarebbe aspettato. La mia presenza,nell'ultimo periodo non era preferita e, proprio per quel motivo mi sarei presentato. Avevo bisogno di vendetta e quel piatto era freddo a sufficienza. Era arrivato il momento di mettere le cose in chiaro, Harry non è mai andato via. Quell'Harry era rimasto celato nell'oscurità per molto tempo, ma era sempre lì pronto ad essere scagionato e non aspettava altro che esprimersi con tutta la cattiveria che da sempre attenuava.

Scesi i gradini velocemente, raccattai le chiavi e sbattei la porta con un tonfo.

Il mio sguardo era fisso sulla strada, le mani stringevano saldamente il volante come se di li a poco l'avessi staccato dal manubrio, non potevo resistere più.

Accostai ai lati della casa di Kenna, e quando feci ingresso, bramai delle occhiate fameliche che mi rivolsero. Avevano terrore, inquietudine e curiosità; come pensavo, nessuno aspettava di vedermi lì.

Indossai falsamente un sorriso mentre mi diressi a passo spedito verso mio padre che complottava con uomini di affari, supposi.

«Ciao papà.» pronuncia con fin troppa enfasi, egli sbiancò appena incontrò il mio sguardo freddo ed inespressivo.

«Oh, ehm.. Harry.» mi strinse la mano dandomi una leggera pacca sulla schiena, si affrettò a presentarmi ai suoi colleghi come il miglior designer dell'intero Regno Unito. Roteai gli occhi al cielo, il suo unico scopo era quella donna e il suo dannato lavoro.

Non differiva troppo dal mio, d'altronde anche io mi trovavo lì per una donna, la mia. Quella che pensavo fosse scappata via da me mentre era semplicemente tra le mani di un matto psicopatico, mio padre.

Intravidi Zayn entrare affiancato da Janine, la sua fidanzata. Erano una bella coppia, ero felice che aveva trovato finalmente qualcuno che lo facesse sentire amato, quell'amore che, per tanto tempo gli era stato privato.

Mi allontanai inventando qualche scusate sul momento per avvicinarmi al moro che, appena mi adocchiò, declinò un gruppo di donne che probabilmente fungevano da rappresentanti, per raggiungermi.

«Con l'aiuto di una persona ho criptato le immagini delle telecamere» ammise avvicinandosi al mio orecchio, mi passò un oggetto da sotto la giacca prima di continuare: «lei è qui.»


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È passato un secolo, lo so e mi dispiace. Da quando è cominciata la scuola non ho mai un po' di tempo libero ma spero di recuperare durante le vacanze natalizie. Siamo quasi agli sgoccioli, la storia comincia a farsi interessante. Inoltre, volevo ringraziarvi delle 10000 visualizzazioni, incominciai questa storia a giugno, quando non avevo un bel niente da fare e adesso mi trovo con tutte queste persone che ormai sono legate a Cindy ed Harry.

Vi adoro, grazie del sostegno.

Roberta

Dress code [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora