4. Strani avvistamenti e Audi nera.

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Anastacia si rese conto che realmente non avevo idea di cosa stesse parlando  e finalmente smise di tartassarmi di domande.
Stavamo guardando il nuovo episodio di "the orange is the new black" quando si piazzò davanti allo schermo cominciando a saltellare a destra e a manca.

«Ma sei impazzita?» sbottai lanciando contro di lei alcune patatine che stavo sgranocchiando, incitandola a spostarsi.

«Dobbiamo assolutamente andare, vai subito a prepararti perché io non me lo perdo questo evento.» in preda all'euforia continuava a gesticolare sotto il mio sguardo confuso, ma di cosa parlava?

«Hanno aperto di nuovo il Wiko, il locale che si trova in centro.» mi sorrise per poi gettarsi tra le mie braccia,​ stava palesemente improvvisando un momento di dolcezza per convincermi ad andare lì.
In effetti, avevo bisogno di svagarmi un po', non aspettai nemmeno che me lo chiedesse e la precedetti. Dovevo vivere la vita con un po' di più leggerezza, e avrei cominciato dalle piccole cose.

«Mh, mi vado a preparare si?» Mi fissò incredula la sua espressione si era tramutata in una faccia più che buffa, e scoppiai a ridere.
In tutta risposta annuii catapultandosi fuori dall'appartamento mentre io iniziai a prepararmi.

***
Optai per una felpa a vestito lunga e per delle calze a rete abbinate a delle creeper abbastanza alte, decisi di non indossare nulla di particolare, volevo passare una serata assieme alla mia amica e svagarmi.
Attesi il suo arrivo per più di mezz'ora sul ciglio della strada, stavo provando a chiamarla senza ricevere risposta, per quale dannato motivo non usava il cellulare? Ancora oggi non ne ho idea, la maledissi mentalmente e iniziai ad incamminarmi in direzione della sua abitazione.

Mi appoggiai pigramente contro il portone dello stabile mentre picchiettavo insistentemente il piede sull'asfalto riuscii a scorgere una figura farsi spazio nell'oscurità, quello era tutt'altro che un bel quartiere, cercai di apparire il più rilassata possibile in modo tale da non destare sospetti.
Avevo capito che si trattasse di un uomo a causa della sua corporatura imponente e a tratti tenebrosa, persa nei pensieri non mi accorsi della vicinanza né tantomeno del fatto che non era solo.

Stavo per inviare un ennesimo messaggio ad Anastacia, ma quando la vidi comparire affiancata da uno di quei ragazzi bloccai i miei movimenti, il mio sguardo cadde sui polsi di quest'ultima che era stretto nella morsa del più robusto; Fui sconvolta.

"Chi diavolo sono queste persone?" mi domandai mentre cercai di scrutare i loro volti senza farmi scoprire, i miei pensieri vennero interrotti da una voce cupa e gracchiante.

«Ti infastidisce la nostra presenza?» ghignò beffardamente nella mia direzione intanto il mio sguardo cadde sulle mie scarpe intimidita dal tono di voce utilizzato.

«Uhm, no?» la mia risultò più come una domanda in un sussurro, fallendo nel tentativo di apparire sicura.

Sentii un mormorio, ma non osai dire altro il mio sguardo guizzava da Ana al tipo che la teneva stretta in una morsa, avrei voluto sapere di più, cercai di allontanarmi un po' ma venni subito richiamata da quello che capii si chiamava Tyler.

La musica era percepibile nell'aria nonostante fossimo ancora abbastanza lontani dal Wiko, il mio respiro era tremolante, quei due non mi ispiravano fiducia e mangiucchiavo nervosamente le unghie, sentii la mano di quel tipo sulla mia schiena, mi irrigidii a quel contatto e mi allontanatanai subito, non amavo essere toccata.

Quando finalmente arrivammo tirai un sospiro di sollievo, volevo delle spiegazioni all'istante. I ragazzi erano già raggruppati  fuori all'entrata del locale che sghignazzavano tra di loro già su di giri, mentre attendevano l'apertura dell'edificio.

I tre si distanziarono dandomi la possibilità di avvicinarmi ad Ana, la guardai accigliata.

«Cosa sta succedendo?» incrociai le braccia al petto in attese di risposte, che tardavano ad arrivare. Il suo capo era chino, non mi degnava di un minimo sguardo, volevo aiutarla ma se non mi esponeva il problema, come avrei potuto?

«Mi dispiace..io non sapevo che..» la sua voce risultò spezzata e tibutante, e la sua espressione persa nel vuoto mente fissava un vuoto indefinito dietro di me.

«Di cosa stai parlando? Cosa non sapevi?» mi alterai di poco, gli occhi dei passanti erano fissi su di noi, stavamo mettendo in atto un teatrino. Fissai i suoi occhi, solo in quel momento mi accorsi di quanto fossero rossi nonostante avesse provato a coprire i segni con del fondotinta, i residui di, -suppongo- pianto erano ancora ben visibili.

«Io ho bisogno di soldi, loro..loro sanno di te e di Styles e quindi vogliono soldi da te.»

Sgranai gli occhi, che cosa c'entrava il figlio di Anne in quel momento? E per quale motivo aveva bisogno di soldi, per di più da me. Avrebbe potuto semplicemente chiedermeli anziché scomparire nel nulla.

«Perché hai bisogno di soldi, non potevi chiedermeli? Cosa c'entra il signor Styles?»
Chiesi alla diretta interessata, anziché rispondermi però la sua espressione tramutò mentre continuava a osservare intensamente qualcosa, o qualcuno alle mie spalle.
Mi guardai intorno rendendomi conto del silenzio tombale che era calato nei pressi del locale, rimbombava solo la musica intensamente potevo percepire i decibel direttamente nella mia mente, come se pompasse direttamente nelle vene.

Tutti guardavano un punto indefinito decisi di mettere fine a tutto quel mistero, ma quando mi girai quello si celava davanti ai miei occhi mi congelò sul posto.
Un'Audi nero laccato costeggiava l'orlo del marciapiede era a pochi metri di distanza da me, siccome nessuno in quella piccola cittadina possedeva un'auto del genere eravamo tutti sconvolti, ma quando il misterioso proprietario scese dall'auto la mia bocca assunse una banale forma ad "O", stavo per avere un mancamento e, suppongo anche la mia compagna.

Eravamo in un bel casino.

***
Secondo voi chi è questa persona misteriosa?

Dress code [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora