17. Voce graffiata e un pezzo di vita.

5.4K 205 15
                                    

Flemmaticamente i flashback mi travolsero scorrendo disconnessi nel mio cervello, frammenti di una vita che credevo fosse impolverata a poltrire nei posti remoti della mia mente emersero travolgendomi a pieno, devastando la barriera che avevo creato.

La mano di Harry entrò in contatto con la mia sentivo i suoi polpastrelli rugosi creare dei piccoli cerchi immaginari sul dorso di quest'ultima, deglutii il groppo che mi si era creato in gola schiudendo le labbra ma non fuoriuscì alcun suono.
La voce di Rose arrivò ovattata alle mie orecchie, lasciai il riccio lì mentre inciampai sui miei stessi passi, la vista era offuscata dalle lacrime e rischiai di cadere più volte ma riuscii a raggiungere la mia camera dove rinchiusi la porta con un tonfo.
Mi rannicchiai tra le coperte, il mio corpo era ancora scosso dai singhiozzi che riecheggiavano nell'intera stanza.
Una sensazione nel ventre come un coltello che veniva rigirato tra le mie interiori
fu la prima emozione che provai da quanto andò via, una morsa stretta che quasi mi impediva di respirare.
Chiusi gli occhi e mi addormentai tra le lacrime che sfociavano dai miei occhi provacandomi un dolore interno che non era sconosciuto.

+
Sentii la maniglia calarsi e pensai fosse frutto della mia immaginazione.
Mi svegliai con i capelli erano attaccati alla fronte sudaticcia, il guanciale dove stavo consumando il mio sonnellino era imbevuto di sudore. Ancora una volta lo stesso sogno.

Poi mi voltai e lui era lì.

Non credevo che potesse succedere una cosa del genere.

Si era insinuato in punta di piedi: se ne stava appoggiato con il fianco contro la porta per reggere il suo peso e aveva il volto serrato con una tazza fumante tra le mani, mi mancò il respiro e nascosi il mio viso tra le lenzuola. Si avvicinò poggiando la tazza sul comodino, rimase zitto e fermo scrutando l'aria circostante.

Si sedette sulla poltrona e guardava il mio corpo coperto fino al naso e tremate nonostante la temperatura alta che emanavano i caloriferi.

E fu lì che i nostri occhi si incontrarono, tenne quel contatto non riuscii a distogliere lo sguardo. Stavamo comunicando in quel modo, senza fiatare, avvolti da un piacevole silenzio che per una volta non aveva il gusto amaro della solitudine.

Balzai a sedere prendendo tra le mani la tazza che conteneva il liquido fumante appena preparato, lo vidi schiudere le labbra per poi udire la sua voce: «Come stai?» le mie pupille puntarono il fondo della che riflettevano la mia figura sfocata e tremolante, venni illuminata dalla luce arancione che egli accese.

«Bene, credo..» gracchiai in un sussurro, non parlavo da molte ore e risultò difficile avere una conversazione normale senza che la gola bruciasse.

Ero così sudata che la maglia si aderiva alla pelle, tirai su col naso portando alle labbra il bicchiere con le mani tremolanti, cercai di poggiarlo sul ripiano ma scivolò via dalle mie mani. Le similitudini del passato si rispecchiavano nelle azioni che ogni persona svolge nella quotidianità, i cocci galleggiavano nelle fiume di tè che si era riversato sul pavimento. Il rumore del vetro infranto sul pavimento fece sobbalzare il riccio che sedeva sulla poltrona che distanziava di qualche centimetro dal letto, era possibile vedere il suo viso nonostante la luce fioca che avvolgeva la stanza.

«Vuoi parlarne?» ignorò il rumore assordante rivolgendo la sua attenzione esclusivamente a me, chinai la testa sulle lenzuola evitando il suo sguardo e scossi il capo ricadendo sui cuscini.

«Io non-» e allora la mia voce si spezzò, mi misi a piangere. Non avevo mai pianto davanti a qualcuno, mi umiliava e mi faceva sentire particolarmente esposta. Più respingevo le lacrime più esse si accumulavano, egli abbandonò la sedia e venne verso di me, mi accarezzò i capelli timidamente e chiusi istintivamente gli occhi al quel contatto lasciando che un sospiro uscisse dalle mie labbra.

Dress code [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora