11. Paparazzi e vino bianco

7K 248 23
                                    

Harry's pov.

Trevor si era occupato di parcheggiare l'Audi nel box dell'albergo, aprii la portiera di Cindy e una volta che si accomodò sui sedili salii anch'io nella vettura mettendomi comodo.

Il vestito che avevo disegnato le stava alla perfezione, avevo più volte immaginato di vederlo indossato dalla ragazza che vidi qualche settimana prima e mia madre fu favorevole a far diventare realtà quel mio desiderio nascosto.

Partii dirigendomi nel ristorante dove si sarebbe tenuta la cena gala, potevo percepire la sua tensione mentre mordicchiava il suo labbro inferiore.

Dopo una ventina di minuti giungemmo a destinazione, il viaggio fu silenzioso e oserei dire anche abbastanza piacevole, tutto sommato era una bella ragazza e per quanto mi ostinassi a negare mi era rimasta in mente sin dalla prima volta che la vidi, tanto da ritornare a Northwich e cercare qualche informazione in più sulla sua vita.

Ripetei i passaggi al contrario aprendole la portiera e afferrando la sua mano solo per galanteria.

«Ci saranno i fotografi, tu sorridi e cerca di essere spontanea.» mormorai avvicinandomi al suo orecchio dove venni inebriato dal suo profumo di vaniglia.

Lei annuì aumentando la presa sulla mia mano, rivolsi il mio sguardo proprio sulle nostre dita intrecciate e pur volendo staccarmi per evitare un eventuale fraintendimento non mi mossi.
Era una novità per lei entrare a far parte di queste serate di gala e il suo nervosismo era ben visibile.

«Sei agitata?» diedi voce ai miei pensieri posando il mio sguardo sul profilo del suo viso, mi rivolse la sua attenzione e si schiarii la voce.

«Un po'.»

«È la prima volta che vieni?»

Non ebbe modo di rispondere alla mia domanda poiché venimmo assaliti da una folla di paparazzi accecando la ragazza che attaccata dai fotografi si avvicinò al mio corpo, mi posizionai davanti alla sua figura coprendola per quanto possibile.

Per fortuna intervenì Trevor che creò un sentiero tra i fotografi facilitandoci il percorso, spinsi gentilmente Cindy in modo che andasse lei avanti ma esitò sul da farsi.

«Vai, sono dietro di te.» la mia mano si posò sul suo fianco infondendole sicurezza, si vedeva chiaramente che era la sua prima esperienza con i paparazzi.

Una volta che fummo dentro notai le sue gote arrossate, probabilmente l'aria era venuta a mancare.

«Stai bene?»

«Si..» la sua voce risultava ancora tremante mentre percorrevamo il lungo giardino ben curato.
I suoi occhi guizzavano da una parte all'altra mentre notava l'immensità di fiori che la circondavano, sorrisi e strattonai di poco il suo braccio quando si fermò dinanzi ad un roseto.

La porta a vetro riuscii a dare un'idea di ciò che si celava all'interno, tirai la maniglia ed entrai ancora con la mano di Cindy nella mia, lei abbozzò un sorriso a tutti i presenti ritrovando la sicurezza che aveva il lei e che qualche attimo prima si era smarrita.

Un risolino si espanse anche sul mio viso, camminava accanto a me diretta verso mia madre che quando la vide nei suoi occhi prese vita uno strano luccichio.

«Oh Cindy, sei bellissima-» schiamazzò con fin troppo entusiasmo, le prese la mano facendola volteggiare su sé stessa. «- per una volta hai fatto proprio un bel lavoro Harold.» si rivolse a me con un tono autoritario che mi fece accapponare la pelle, sorrisi per ringraziare la donna che mi aveva messo al mondo provando un po' di gelosia per come trattava Cindy e non me.

«Harold mostra alla tua amica dove potrà accomodarsi.» ordinò mentre con la sua mano ben curata indicava un tavolo per due infondo alla sala, al pensiero di dover passare l'intera serata seduto allo stesso tavolo della ragazza che era intenta a scrutare il mio viso provando a capire qualcosa in più.

«Fa' il gentiluomo.» fu l'ultima cosa che le sentii sussurrare, avrei voluto rispondere che sapevo come comportarmi e che non avevo bisogno che mi illustrasse cosa fare, ma restai in silenzio e finsi di non aver sentito nulla.

«Vieni.» assestai guidandole il cammino, lei vedendo la postazione che ci era stata assegnata inghiottì la sua stessa saliva.

Tirai indietro la sedia facendo un rumore stridulo, Cindy si sedette ed io feci lo stesso dal lato opposto al suo.

«Harry-» il suono della sua voce spezzo il silenzio imbarazzante che si era creato, puntai i miei occhi nei suoi che erano di qualche tonalità di verde più scuro dei miei.

«Cindy per favore, non fare domande.» precedetti la sua insaziabile voglia di sapere, notai che la sua espressione era mutata, la più piccola era assorta nei suoi pensieri e per un attimo mi balenò l'idea di poter leggere la sua mente.

«-era solo per fare conversazione.» disse in uno sbuffo, e mi sentii leggermente in colpa ma per fortuna mi ricomposi subito scrollando semplicemente le spalle.

Sentii picchiettare la mia spalla e mi girai di scatto, alle mie spalle trovai Alec, un socio di mia madre: mi alzai per salutarlo e mi allontanai dal tavolo.

«È la tua nuova donna?» sollecitò il biondo ammiccando verso Cindy che giocarellava con le sue dita, la sua affermazione mi lasciò perplesso.

Scossi la testa «No.» e mi allontanai dalla sua figura, guardandomi intorno mi accorsi che tutti gli occhi dei presenti erano concentrati sulla ragazza che adesso sedeva sola.

Un cameriere in particolare fissava intensamente tutto il suo corpo, sembrava non accorgersene che era al centro dell'attenzione così mi avvicinai al tavolo prendendo di nuovo posto.

[...]

Il resto della serata procedette in modo abbastanza tranquillo, ad ogni portata Cindy sorseggiava qualche goccio di vino bianco lasciando impresso il segno del rossetto sul calice.

Le sue guance avevano assunto un colore più rossastro, rideva ad ogni singola parola che abbandonava le mie labbra e giunsi alla conclusione che era abbastanza ubriaca.

A fine serata presi la giacca che in precedenza avevo tolto per via del caldo emanato dai caloriferi sparsi nella sala, mi avvicinai a mia madre mettendo in scena l'ennesima pagliacciata.
Sorrisi mettendo in mostra le fossette, i flash dei fotografi arrivarono subito tartassandomi di domande alle quali non potevo sottrarmi, risposi restando vago, alle varie domande senza dare troppe informazioni sulla mia vita.

Avevo chiesto a Cindy di rimanere seduta ad attendere il mio arrivo ma, ovviamente, aveva fatto di testa sua lasciando anche la sua fottuta pochette sulla sedia dove all'interno c'era il suo telefono.

"Dove diavolo si è cacciata?"



A/N:

Harry e Anne

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Harry e Anne.

Dress code [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora