15. It's Raining Men

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Sembrava che di recente fosse sempre la stessa storia.

Shouta incontrava Serpentine mentre era di pattuglia (non di proposito... la maggior parte delle volte) parlavano e battibeccavano insieme, lui cercava di scoprire qualcosa di più sul ragazzo, quello si richiudeva in se stesso e se ne andava. E di nuovo da capo.

Questa routine gli dava sui nervi, il che era dire tanto, visto che di solito lui era una persona paziente. O almeno, più paziente di così. Forse era lo stress di avere una nuova classe a cui insegnare? Certo, Shouta lo faceva da anni ed era diventato più semplice, ma non era ancora facile.

I ragazzi non lo erano mai. Erano tutti diversi, personalità, modi di apprendere, modi di affrontare le situazioni, origini e passati diversi. Non c'era un manuale di istruzioni che lui potesse leggere per diventare un insegnante migliore (non importava quanto il suo nuovo collega desiderava che ci fosse). Dovevi davvero andare a orecchio e adattarti il più possibile alle esigenze individuali di ogni studente, pur rimanendo corretto e costante con tutti gli altri.

Come aveva detto, difficile. Ma gratificante, nonostante quello che tanti credevano.

Era frustrante perché non poteva trattare Serpentine come i suoi studenti. Non lo conosceva nemmeno, eppure in qualche modo il ragazzo si era insinuato nella vita e nella mente di Shouta e non sembrava volerne uscire presto.

Ecco dov'era la mente di Eraser mentre girava di pattuglia con il ragazzo.

Quando lo vide dovette astenersi dal fare smorfie. La mascherina copriva la maggior parte del viso di Serpentine, ma non nascondeva le occhiaie o lo sguardo stanco che dominavano tutta la sua espressione.

Gli ricordava se stesso... e non era qualcosa di cui Shouta era felice.

Era successo qualcosa. Una persona non passa da 'stanco' a 'zombie ambulante' in pochi giorni. Nel senso, potrebbe succedere, ma c'era dell'altro. Eraser si era preoccupato quando, per due giorni, non aveva visto il ragazzo e il sospiro di sollievo che lasciò andare quando finalmente lo trovò quella sera, non fu una sorpresa.

Non poteva più negarlo, si preoccupava per il ragazzo. Sapeva che tecnicamente sarebbe andato tutto bene, che non poteva rimanere ferito troppo gravemente perché sarebbe tornato lo stesso, ma comunque.

Shouta era andato vicino alla morte più volte di quante ne potesse ricordare e nessuna di quelle esperienze era stata divertente. Gli avevano tutte preso qualcosa e si erano impresse nella sua mente per sempre. Quasi morire faceva paura... non riusciva ad immaginare come dovesse essere morire sul serio.

Il numero di ferite e cicatrici emotive che questo ragazzo doveva avere... era terrificante. Non solo questo, ma lui voleva morire. Che cosa aveva dovuto passare per arrendersi in quel modo? Shouta non sapeva se voleva conoscere la risposta a quella domanda.

Trovò il ragazzo seduto sopra due criminali privi di sensi a parlottare tra sé e sé. Sembrava essere una sua abitudine, che Eraser trovava adorabile.

L'eroe si avvicinò al ragazzo e sospirò, rendendo nota la sua presenza. "Hai un aspetto orribile."

"Ciao anche a te Eraser."

"È da alcuni giorni che non ci si vede. Cosa stavi facendo, recuperavi il tuo sonno di bellezza?"

"Sappiamo entrambi che ne hai più bisogno tu di me." La sua risposta fu rapida e sorprese leggermente Shouta. Il ragazzo stava migliorando in tutto questo suo essere sarcastico e menefreghista.

Guardò i due criminali privi di sensi, controllando quali fossero le loro ferite in modo da poter scrivere il rapporto. Ugh, odiava davvero le scartoffie. "Sai, dovrei iniziare a fare compilare a te le scartoffie per i criminali che catturi. Allora forse saresti un po' più comprensivo e mi concederesti una pausa ogni tanto."

Desperately Departing || My Hero AcademiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora