1. Perdita

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"Salve a tutti, vi ringrazio e vi do il benvenuto mentre onoriamo e piangiamo la vita di una persona che ci è stata portata via troppo presto. Inko Midoriya era una donna buona e generosa..."

Le parole pronunciate dal pastore si allontanarono e svanirono quando le orecchie di Izuku iniziarono a fischiare. Stava succedendo davvero. Era davvero qui seduto tra persone che non vedeva da quando era bambino ad ascoltare il pastore della chiesa che erano soliti frequentare pronunciare parole gentili e incoraggianti su sua madre.

Sua madre...

Ricordi dell'incidente iniziarono a riempirgli la mente. Sangue... sirene... luci rosse e blu...

Ripensandoci ora, sembrava tutto confuso e sfocato, ma al momento era sembrata un'eternità. Izuku potrebbe aver passato ore o solamente pochi minuti a fissare il corpo immobile di sua madre finché non era stato costretto ad allontanarsi da alcuni paramedici che avevano insistito per fargli un controllo anche se lui stava bene. Fisicamente almeno.

Era passata una settimana e le immagini della scena erano rimaste impresse sul retro delle palpebre di Izuku. Ogni volta che cercava di dormire, tutto quello che otteneva erano incubi. Ogni tempo morto che aveva era pieno di ricordi indesiderati e sensi di colpa. E non sia mai che provasse a guardarsi allo specchio, Izuku dubitava che sarebbe stato in grado di vedere se stesso e di non crollare per quanto somigliasse a sua madre.

Uno sprazzo di tempo così breve, eppure sembravano secoli di agonia.

Voci attutite risuonavano intorno ad Izuku, e riusciva vagamente a vedere le persone in piedi intorno a lui, ma non stava prestando abbastanza attenzione da capirne il perché. Stordito si lasciò lentamente andare alla deriva, il dolore, le voci, i ricordi, tutto svanì fino a quando una mano pesante atterrò sulla sua schiena e lo riportò alla realtà.

"Tua madre era una brava donna. Mi dispiace davvero tanto Midoriya."

Per favore non toccarmi.

L'unica risposta che riuscì a dare fu un leggero cenno del capo. Sapeva che se avesse provato a parlare la sua voce si sarebbe incrinata e se avesse guardato l'uomo accanto a sé le lacrime che si stavano accumulando nei suoi occhi sarebbero scese.

Debole. Inutile. Piagnucolone. Vigliacco.

Izuku si rifiutava di piangere davanti a tutte queste persone che conosceva a malapena. La maggior parte della sua vita erano stati solo lui e sua madre. Praticamente nessun altro, nessun amico, nessuna famiglia, nessun padre... Ma ora che era morta all'improvviso, a tutte queste persone importava.

Non quando suo padre l'aveva lasciata, e lei si era ritrovata al limite. Non quando stava faticando con due o tre lavori alla volta per cercare di mantenere se stessa e Izuku. Non quando a Izuku era stata diagnosticata l'assenza di un quirk ed entrambe le loro vite erano cambiate drasticamente. Non quando gli altri ragazzini a scuola lo tormentavano e lo torturavano ogni giorno solo perché non era come loro.

È buffo quanto alla gente importi di te quando sei morto. È come quel vecchio detto, 'Non sai mai quello che hai finché non lo perdi'. Izuku lo sapeva.

Sapeva esattamente quanto fosse fortunato ad avere una madre che lo amava e che si prendeva cura di lui e che faceva tutto ciò che era in suo potere per dimostrarglielo ogni giorno. Era pienamente consapevole di quale persona straordinaria fosse sua madre e si assicurava che lei lo sapesse.

Izuku lo sapeva, aveva perso così tanto nella sua vita che sapeva quando resistere e apprezzare quello che aveva. Allora perché gli stava succedendo questo? Come poteva la vita essere così crudele da portargli via l'unica cosa buona che aveva in questo mondo dimenticato da Dio? Non era giusto.

Desperately Departing || My Hero AcademiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora